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Trigoria, il programma settimanale degli allenamenti della Roma

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La Roma comunica, attraverso il sito ufficiale asroma.it, il programma settimanale degli allenamenti. La squadra si ritroverà martedì pomeriggio a Trigoria dopo il giorno di riposo concesso da Luis Enrique per preparare la partita contro il Palermo di sabato sera in Sicilia. Questo il programma:

5 marzo Riposo
6 marzo Allenamento ore 14
7 marzo Allenamento ore 14
8 marzo Allenamento ore 14
9 marzo Allenamento ore 14
10 marzo Serie A: Palermo-Roma h 20,45
11 marzo Riposo

Il Tempo – A Palermo in emergenza: Osvaldo fuori, Pjanic e Juan ko

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Superato un derby da dimenticare in fretta, la Roma si avvicina alla trasferta di Palermo con ulteriori dubbi e meno certezze.

Dopo il giorno di riposo concesso da Luis Enrique, la squadra tornerà ad allenarsi domani alle 14 a Trigoria per preparare la sfida di sabato sera. Con Osvaldo e Cassetti out (sono squalificati per un altro turno), il tecnico spagnolo spera di non dover fare a meno anche di Pjanic e Juan, usciti malconci dal match dell’Olimpico. (…) Oggi il centrocampista sarà tenuto a riposo totale, se il dolore non scomparirà, martedì verranno svolti ulteriori controlli.

Saranno valutate invece nelle prossime ore le condizioni di Juan (distorsione e leggero trauma al ginocchio destro). Il brasiliano verrà sottoposto in giornata a degli esami specifici per valutare l’entità dell’infortunio.

Il Tempo – Adriano Serafini

La Gazzetta dello Sport – Quel rosso nel mirino. Rigore ed espulsione: eccessivo?

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Neanche il tempo di discutere, o criticare, le decisioni dell’International Board, e subito tre casi scuola nel campionato italiano. Dopo il “gol fantasma” di Muntari non visto la settimana scorsa, tre episodi tutti ben giudicati dagli arbitri ieri. Anche se le polemiche — filosofiche più che altro, perché il regolamento parla chiaro — non sono mancate. 1) L’espulsione di Stekelenburg per fallo in area che impedisce chiara occasione da gol (derby Lazio-Roma). 2) I due “gol-non gol” di Borini e Sculli per fortuna convalidati nel derby romano e in Lecce-Genoa.

Tripla sanzione? Sì L’azione di Stekelenburg non lascia dubbi: Klose è in area e ha davanti soltanto il portiere. Insomma, chiara occasione da gol. Stekelenburg lo atterra nei sedici metri: da regolamento è rigore, espulsione e — terza sanzione —squalifica per un turno. Troppo? A sentire la Task Force Fifa (Beckenbauer, Albertini, Hierro…), la risposta è sì. A sentire i protagonisti in campo, idem. Non solo Luis Enrique: anche Reja e Marchetti giudicano eccessiva la triplice punizione, anche se un eventuale cambio della regola sarebbe entrato in vigore dal 1o giugno. Il bello è che la pensano tutti così: allenatori, giocatori, Task Force, Blatter. E allora perché la regola non è stata cambiata sabato?

Vecchio Board Intanto, perché il Board, prima di cambiare, ci mette 126 anni (la sua età, è nato nel 1886). E perché non sempre alle parole corrisponde la volontà politica. Da un anno la Task Force lavorava alla proposta: due sanzioni (rigore e ammonizione) bastano. A meno che non si tratti di fallo violento o di “parata” sulla linea di un giocatore.Ma quando la Fifa ha compilato il documento da presentare al Board, è spuntato un terzo caso da espulsione: “rosso” se il difensore che commette il fallo non può raggiungere il pallone. Il che avrebbe complicato tutto, lasciando troppo spazio all’interpretazione arbitrale (poteva arrivare sulla palla o no?) e alle polemiche.

Si cambierà Il “no” deciso è stato delle britanniche. Gli inglesi hanno addirittura rilanciato con una proposta più bizzarra: rigore più espulsione senza però squalifica. Un evidente non senso giuridico. Tutto resta comeprima anche se qualcosa, vedrete, succederà: se Blatter vuole evitare una crisi politica, o addirittura le dimissioni di Beckenbauer, dovrà riaprire il discorso presto. Altrimenti Albertini & c. si sentiranno inutili e manderanno al diavolo i prossimi inviti Fifa. Chissà, forzando un po’ la mano, il testo potrebbe rientrare nel Board straordinario di luglio.

Board straordinario Solo che il 2 luglio a Kiev, il giorno dopo la finale, l’agenda sarà già stracolma. Due punti: 1) gli arbitri di porta; 2) i test finali delle due tecnologie sul “gol fantasma“. Per gli arbitri sarà decisivo l’Europeo che farà da cassa di risonanza a errori e valutazioni giuste: la sperimentazione in Champions, purtroppo, conterà meno. E poi “occhio di falco” (sistema di proiezioni grafiche) e goalref (misto sensori/ pallone intelligente) da approvare o meno. I gol di Borini e Sculli, ieri, sarebbero stati oggetto di analisi tecnologica, ma è bastato un occhio umano attento. Più che i “gol fantasma“, una tantum, sono i fuorigioco i casi frequenti e difficili. Ma qui Blatter e Platini dicono “no!”.

La Gazzetta dello Sport – Fabio Licari

La Gazzetta dello Sport – Festa Lazio, rabbia Roma

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Derby sull’orlo di una crisi di nervi. Due espulsi, otto ammoniti e un rigore con annesso cartellino rosso che spacca la partita e la consegna dopo appena otto minuti alla Lazio. Che vince con merito perché la sua difesa combina meno guai di quella della Roma. Tutto quasi come all’andata: là, il rigore trasformato come ieri da Hernanes e l’espulsione (di Kjaer) arrivarono all’inizio del secondo tempo dopo lo 0-1 di Osvaldo e poi ci pensò Klose; qui il vantaggio dal dischetto e l’espulsione di Stekelenburg che esclude subito Lamela (dentro Lobont) sono immediati come la veemente risposta della Roma che pareggia con Borini.Ma 80 minuti di inferiorità numerica, e una difesa colabrodo a prescindere, prima o poi si pagano. Giustiziere E’ il redivivo Mauri, da palla inattiva, una di quelle punizioni da metà campo che fanno fare bella figura ai reparti arretrati. I colpevoli, nell’ordine, Juan, Taddei e Lobont. Otto minuti conclusivi in ritrovata parità numerica, causa espulsione di Scaloni, non bastano alla Roma, da tempo esausta, per rimettere un’altra volta a posto le cose. La Lazio consolida così il suo terzo posto Champions che diventa solitario ed elimina dalla corsa la Roma. Derby e dimissioni sembrano diventati per Reja le chiavi giuste di una stagione indimenticabile. A Luis Enrique la sconfitta numero dieci, dodici contando le coppe, per il modo in cui è venuta sposta poco nei rapporti con la società, ma vaglielo a spiegare ai tifosi.

Regola sbagliata Dio ci salvi dall’International Board. Proprio sabato aveva bocciato, sbagliando, la proposta di eliminare la tripla sanzione, rigore, espulsione e squalifica. Niente da fare, si va avanti così. Il rigore c’è, anche se Bergonzi, lontanissimo, si fa aiutare dal guardalinee Niccolai. Il resto lo fa il regolamento. Klose è solo, dopo il disimpegno sbagliato di Heinze e l’imbucata di Hernanes, Stekelenburg cerca la palla ma prende il piede destro. Il designatore Braschi era stato chiaro, a suo tempo. Qui sta il rosso e l’inizio di un altro derby.

Cuore Roma – Luis Enrique l’aveva preparato limitandosi alla sorpresa Josè Angel preferito a Rosi,ma il problema è che cambiando l’ordine dei fattori il rendimento disastroso della difesa giallorossa non cambia. I ritorni di De Rossi e Totti dovevano dare la giusta carica temperamentale e lo hanno fatto. Colpita al cuore la Roma proprio col cuore reagisce, mettendo sotto una Lazio intimorita quasi quanto l’arbitro Bergonzi, che comincia a pasticciare coi cartellini (grazierà Biava dopo avergli riservato un primo giallo gratuito) e non la finirà più. Il pareggio è un premio a tanto ardore e a quel piccolo e micidiale attaccante che è Borini, il cui tap in dopo la traversa di Juan è ributtato fuori dalla porta da Biava. Ma qui non c’è il Romagnoli di Milan- Juventus: Copelli è bravissimo a chiamare il gol. Per tutto il primo tempo la Roma regge col suo 4-3-2 giocando su ritmi altissimi. Esagerati. E infatti, ripresa col fiato grosso, Marquinho per Pjanic, e dopo il 2-1 di Mauri, Bojan per Juan. Un avventuroso 3-3-3 che produrrà solo una palla gol contro le cinque-sei della Lazio.

Equilibrio Lazio – E’ la parola giusta e Reja la userà anche negli spogliatoi. Più che un 4-2-3-1 quello della Lazio è un 4-4-1-1, con Gonzalez e Mauri che per proteggere Scaloni e Garrido, difensori laterali dell’emergenza, restano bassi sulla linea di Ledesma e Matuzalem, i veri uomini-partita, sempre in controllo del centrocampo. Rispetto dell’avversario ma anche stratagemma per affondarlo con le ripartenze. L’1-0 è emblematico.Ma equilibrio è anche non stravolgere la squadra in omaggio alla superiorità numerica. Kozak e Alfaro stanno in panchina e lì restano ben oltre il 2-1 firmato Mauri. Che noi avremmo sostituito già da un po’. Bravo Reja a non farlo.

Razzismo schifoso – Non è un derby stravinto. A straperderlo, in compenso, quei deficienti che in curva nord riservano ripetuti cori razzisti a Juan. Un modo per farsi sempre riconoscere.

La Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese

Corriere dello Sport – Taddei: “Basta tacere sugli arbitri!”

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Lo stile imposto da Baldini resiste anche dopo il derby ma le emozioni negative hanno rotto gli argini dell’indifferenza. La Roma stavolta è seccata per l’arbitraggio di Bergonzi. Non è soltanto l’espulsione di Stekelenburg ad aver provocato il disappunto dei dirigenti, ma anche la gestione dei cartellini gialli e un atteggiamento giudicato troppo permissivo nei confronti dei giocatori della Lazio, soprattutto Biava e Dias.

I COMMENTI –  In passato, tutti avevano volutamente dribblato i commenti sulle decisioni degli arbitri, preferendo non alimentare polemiche che possono minare la serenità di chi fischia. Ma questo Roma-Lazio aperto da un cartellino rosso  borderline ha spinto Baldini e Luis Enrique a concedersi una leggera deroga dialettica. Baldini:  “Il rigore su Klose ci poteva stare, perché lui se lo va a prendere scaltramente, ma l’espulsione di Stekelenburg è eccessiva“. Luis Enrique: “Mi piacerebbe una volta giocare un derby in undici contro undici…”, tornando sul rigore con espulsione di Kjaer, determinante per il risultato all’andata. E’ solo un momento di sconforto o la filosofia del fair play incondizionato sta per terminare? La sensazione è che la Roma non diventerà mai un grillo urlante (“Non siamo missionari, non critichiamo gli arbitri per non creare alibi a noi stessi” ha ripetuto Baldini) ma che presto la questione arbitrale verrà affrontata in Federazione e in Lega. Non c’è vittimismo da parte della società, in ossequio alla famosa rivoluzione culturale, solo l’esigenza di essere rispettati anche senza lamentarsi. Nessuna squadra di serie A ha tanti espulsi quanto la Roma (sono già otto) e questo è sorprendente, per una squadra che quasi sempre vince le partite del possesso palla.

LA SQUADRA – E se De Rossi preferisce evitare l’argomento, bollandolo come “non produttivo“, Rodrigo Taddei decide di attaccare sia Bergonzi che la politica educata della società:  “Siamo solo noi a essere troppo buoni. Le altre squadre quando finisce la partita massacrano l’arbitro. Questo deve cambiare, sta diventando una cosa monotona e triste. Non capivamo quale regolamento seguisse Bergonzi: Bojan in un’azione ha preso una serie di calci ed è stato ammonito“. Queste frasi non sono piaciute ai dirigenti, che lasciano trapelare solo informalmente la loro irritazione per l’arbitraggio. Taddei, anzi, rischia una multa, perché sulle dichiarazioni la società non fa sconti: i commenti sugli arbitri vanno eliminati. A Siena, una  twittata di Kjaer a proposito del rigore decisivo era stata stigmatizzata. E nel derby d’andata era toccato a Pizarro essere rimproverato per un’espressione molto dura rivolta a Tagliavento (“Non parlo dopo un furto“).

APPLAUSI –  Dal punto di vista della prestazione, invece, i giocatori non sono stati ripresi. Né dai dirigenti né da Luis Enrique. In questa domenica di sofferenze sono considerati innocenti. La convinzione diffusa in casa Roma è che non si potesse fare di meglio per contrastare la Lazio con un uomo in meno per tutta la partita. E questo, agli occhi dei tifosi, è ancora più preoccupante.

Corriere dello Sport – Roberto Maida

La Repubblica – Luis Enrique: “Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?”

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Mancano dodici partite, io continuo a lavorare, almeno fino al termine della stagione”. Luis Enrique non intende mollare e neanche il secondo derby stagionale perso (1-2) sembra farlo vacillare. “Mi piacerebbe finire una partita in undici, anche se non parlo degli arbitri”. Non ne parla, ma si mostra piuttosto scosso dalle decisioni di Bergonzi, dall’espulsione di Stekelenburg arrivata dopo soli sette minuti. “Sono molto deluso, pensavo di poter vincere la partita, facendo del nostro meglio, ma tutto va via dopo pochi minuti: non so cosa ho fatto per meritare questa merda”. Se non lo sa lui, figurarsi i tifosi, ancora una volta costretti a doversi sorbire lo spettacolo di una squadra fragile e brutta da vedere. “Il giudizio sul mio lavoro lo daremo a fine stagione — si difende lo spagnolo — e non in base a una sola partita. Mi son meritato di finire almeno l’anno, solo per quello che ho vissuto. Mi rialzo, adesso, mancano 12 partite, anche se per essere una grande squadra ci manca tanto. Riprendiamo a lavorare”.

Non vacilla Luis Enrique e non vacilla la società, schierata a difesa del tecnico. “Siamo orgogliosi dell’atteggiamento che squadra e allenatore hanno avuto — spiega Baldinigiocare l’intera gara in dieci è stato dispendioso, non ha concesso nulla alla Lazio, salvo negli ultimi minuti. Abbiamo intrapreso una strada convinti di poter fare bene. Se non sarà possibile portare avanti questo progetto ne renderemo conto. L’arbitro? Continuiamo a non parlarne. Diciamo che il rigore ci poteva stare, ma è stato eccessivo espellere Stekelenburg”. E ancora: “Nessuno si aspettava traguardi più alti di questo, aggiungeremo qualcosa ogni anno per avere una progressione costante sulla qualità”. Cosa che auspica De Rossi. “La soluzione per vincere i campionati è mettere qualche campione, per far crescere il livello d’esperienza. Adesso è tutto deludente: perdere due derby, essere a 10 punti dal terzo posto, tutto quanto”. La squadra tornerà a lavorare domani pomeriggio per preparare la trasferta di sabato sera a Palermo.

La Repubblica – Francesca Ferrazza

Corriere dello Sport – Per la Lazio ci sarà una multa, ma non la squalifica del campo

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Cosa rischia la Lazio per i buuu razzisti dei propri tifosi nei confronti di Juan? Una multa, magari forte, ma non di più. Non ci sono gli estremi per salire nella gamma delle sanzioni.

IL GIUDICE – L’art. 11 del Codice di Giustizia Sportiva sancisce la responsabilità delle società “per cori, grida e ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione”. L’ammenda che si applica alle società di serie A va da 20 a 50 mila euro. Perché il club biancoceleste non ha precedenti né è recidiva. Fra l’altro, il giudice solitamente tiene comunque conto di quanto le società fanno per prevenire atti come questi, applicando le attenuanti generiche previste dal codice. Perché, in caso di recidiva o particolare gravità, un club potrebbe trovarsi a dover disputare una o più gare a porte chiuse, con alcuni settori dello stadio chiusi, fino alla squalifica del campo.

IN CAMPO – Corretto il comportamento dell’arbitro ieri in campo, due anni fa uscirono delle linee guida per gli arbitri fornite dall’Uefa sul comportamento da adottare: annuncio con l’altoparlante; nuova sospensione della gara (cinque, dieci minuti), con richiesta alle squadre di rientrare negli spogliatoi; sospensione definitiva del match, in accordo con le autorità presenti sul campo. A Bergonzi, ieri, è bastato seguire solo il primo step.

Corriere dello Sport

Il Messaggero – Borini non si ferma più, sette gol in otto partite

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Ad una decina di minuti dalla fine, si è arreso. Alla fatica, prima ancora che alla sconfitta. Ha chinato il capo, ha fatto un respirone e, per la prima volta dal fischio d’avvio di Bergonzi, ha guardato gli altri correre. Fino ad un attimo prima, era stato lui a scattare mille volte da una parte all’altra del campo, anche rincorrendo pallone e avversari, al punto di far sembrare talvolta che la Roma stesse giocando in undici contro undici e non con un uomo in meno. E, non contento, Fabio Borini aveva segnato anche la rete del pareggio giallorosso, il suo ottavo gol in campionato, nono stagionale, il settimo nelle ultime otto partite.

Sognava di chiudere in maniera diversa una settimana che mai e poi mai potrà dimenticare, per via dell’esordio con la Nazionale di Cesare Prandelli: ha provato con tutto se stesso ad aiutare la Roma, ma (…) non c’è riuscito fino in fondo. Archivia il suo primo derby romano con una sconfitta e una prestazione da applausi, e non v’è dubbio che se fosse stato possibile avrebbe optato per il contrario. Se non altro, (anche) la partita contro la Lazio ha dimostrato, confermandolo, che la Roma ha messo a segno, i due tempi, un acquisto davvero azzeccato. Sebbene sia ancora giovane, Borini è uno di quelli su cui si può contare da subito.(…). Ha margini di miglioramento notevoli, ma vede la porta e, soprattutto, sfrutta le proprie qualità mettendole al servizio della squadra. Non gioca per se stesso, ma in funzione di un calcio collettivo.

Un attaccante moderno, un rompiscatole, un generoso: nelle ultime settimane si sono sprecate le etichette per inquadrarlo per bene, però la faccenda non è ancora arrivata alla parola fine. Ogni volta, del resto, Borini regala una novità e visto che ha un contratto con la Roma fino al 2016 avrà tempo per stupire ancora.

Il Messaggero – Mimmo Ferretti

Corriere dello Sport – Juan e Pjanic Ko: niente Palermo

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Come spesso capita, la sfortuna si accanisce su chi è in difficoltà: nella domenica in cui consegna il secondo derby alla Lazio, la Roma perde Juan e Pjanic per infortunio. Tutti e due, con ogni probabilità, salteranno la trasferta di sabato prossimo a Palermo.

IL BRASILIANOJuan si è fatto male in un contrasto aereo con Klose, nel primo tempo. E nella ripresa, in occasione del salvataggio sul contropiede di Hernanes, ha sentito un’altra fitta al ginocchio destro: si tratta di una distorsione. Esclusa l’ipotesi più grave (lesione al crociato), la risonanza magnetica che verrà effettuata nelle prossime ore accerterà i danni alla capsula, al menisco e ai legamenti. Al suo posto, contro il Palermo, tornerà titolare Kjaer, che tra l’altro è un ex.

IL BOSNIACO – Pjanic invece ha un problema muscolare alla coscia sinistra. Dopo i problemi dei giorni scorsi all’altra gamba, si è bloccato nel secondo tempo del derby ed è stato costretto a chiedere il cambio. “Temo uno stiramento” ha confessato prima di allontanarsi dallo stadio Olimpico. I medici di Trigoria lo esamineranno probabilmente domani, per valutare l’eventuale lesione.

I RIENTRI – La Roma riprenderà il lavoro domani alle 14. La buona notizia è il ritorno di Gago, che ha scontato la squalifica. Ancora fuori invece Osvaldo e Cassetti (…)

Corriere dello Sport – Roberto Maida

Corriere della Sera – Pensare al presente e (troppo) al futuro

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Alla Lazio è riuscito quello in cui la Roma ha completamente fallito: vivere una sola dimensione, quella del presente. Nessun fronzolo, nessun sogno, nessuna concessione alla parte “ideale” del calcio: solo sostanza. Non è poco, soprattutto se si considera che al tecnico Edy Reja mancavano otto giocatori e che la panchina era ridotta ai minimi termini. Potrebbe essere poco per un salto di qualità definitiva nel futuro, ma questa è una parola che al presidente Claudio Lotito non interessa. Ed è difficile dargli torto, con due derby vinti su due e con il terzo posto in solitario. La Roma, invece, è rimasta nella terra di nessuno, pagando caro e pagando tutto. L’errore più grande, adesso, sarebbe buttare tutto all’aria e rinunciare all’idea che ha comunque portato giovani dal sicuro futuro come Fabio Borini, l’argentino Erik Lamela e il bosniaco Miralem Pjanic a giocare da titolari praticamente per tutto il campionato. Però si deve comprendere il tifoso che oggi si sente umiliato da una stagione disastrosa (10 sconfitte in campionato, subito fuori dalla Europa League e presto dalla Coppa Italia). Qualcosa deve cambiare. Difficile dire se l’allenatore oppure i giocatori. Chi scrive pensa i secondi, ma il dibattito è aperto. Dal derby della gioia biancoceleste e della depressione giallorossa escono così due domande “temporali“. La Lazio si deve chiedere come dare un futuro a un presente bello ma che rischia di essere un po’ miope. La Roma deve imparare a vivere l’attualità e non solo il progetto. Inutile dire che si viva molto meglio con la prima domanda che con la seconda. Lo ha già spiegato, con dovizia di particolari, il risultato.

Corriere della Sera – Luca Valdiserri

Il Messaggero – De Rossi: “Ok il progetto con i campioni”

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Ancora una volta con poche parole Daniele De Rossi fotografa perfettamente la situazione che sta vivendo la Roma. A partire dagli obiettivi, quelli più nobili, che con la sconfitta di ieri sembrano oramai prossimi dall’esser disattesi: “È la fine delle ambizioni Champions? Sì, stavolta credo di sì o ci siamo molto vicino. Dobbiamo comunque arrivare assolutamente in Europa e dunque fare più punti possibili. Non vogliamo volgere verso la mediocrità: non se lo meritano la città e la tifoseria“. (…) “Sicuramente l’esperienza e la personalità non le trovi nei ragazzi primavera che sono bravissimi ed eccezionali. La soluzione per vincere i campionati non credo sia quella di buttare dentro questi ragazzi, cosa che il nostro mister fa comunque spesso. Nel futuro sarà importante inserire qualche campione, per fare crescere il livello di esperienza e di personalità della squadra. Mi riferisco all’esempio che ha dato il Milan sabato, con Ibrahimovic troppo superiore. Dobbiamo preparare una grande Roma per il prossimo anno“. Tradotto: va bene con la linea verde ma per fare il salto di qualità servono calciatori d’esperienza e qualità. In una parola (…) campioni.

De Rossi, come suo costume, non cerca alibi e non accetta di ridurre la seconda sconfitta consecutiva nel derby (la decima in campionato, la dodicesima in stagione) con la direzione, seppur pessima, dell’arbitro Bergonzi: “Non penso che il direttore di gara abbia fatto cose clamorose, ha sbagliato qualcosa ma ci può stare. Il problema è giocare in 10 tutta la partita e rinunciare a Lamela che per noi è un giocatore importante. È frustrante: prepari la partita per una settimana e dopo cinque minuti devi completamente stravolgere tutto. Quando nel 2008 ne vidi di cotte e di crude, cose vergognose, sono stato il primo a dirlo, prendendomi delle grosse responsabilità. Bergonzi ha sbagliato ma non a quel livello: se ci fossero state cose come quattro anni fa gli saremmo saltati addosso. In confronto, questo è stato un arbitraggio perfetto (…) Intervenire? Ci penserà la società quando e se vorrà. Abbiamo perso contro una squadra forte, che è più squadra di noi quest’anno e a cui non puoi concedere un uomo“. Non si tira indietro nemmeno quando gli vengono fatti notare gli errori sulle reti subite: “Prendere gol di testa contro di loro ci può stare perché sono tutti grossi fisicamente. Ma il secondo che abbiamo subito è stato un errore grave. La stanchezza per aver giocato in dieci si è fatta sentire anche in questi piccoli episodi. È stato frustrante prendere un gol su calcio piazzato, dopo aver corso così tanto. La Lazio quest’anno è più squadra di noi“.

Nel momento della difficoltà, il centrocampista non abbandona Luis Enrique: “Il progetto, proprio perché tale, ha bisogno di tempo per essere produttivo. Io ci credo molto, non è una partita che cambia il giudizio e la stima che abbiamo verso l’allenatore”.(…) “Quest’anno non ci gira bene con gli episodi. Siamo tutti profondamente dispiaciuti“. E un gruppo di tifosi ieri sera ha contestato la squadra a Trigoria al rientro dopo la partita persa contro la Lazio. “Proveremo a ripartire, come accadde dopo il derby perso all’andata. Purtroppo non è una stagione entusiasmante, né per i tifosi tantomeno per noi. Qualcosa che non va c’è, lo sappiamo, ma il bilancio si fa a maggio perché dopo una sconfitta si potrebbe travisare lo stato oggettivo delle cose. La squadra ha avuto una crescita ma le prestazioni sono state comunque troppo altalenanti. Lo ripeto: c’è bisogno di inserire esperienza perché è una squadra molto giovane e questo si sente in campo“.

Il Messaggero – Stefano Carina

Il Messaggero – La società rinuncia alla Mazzoleni

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La nuova proprietà rinuncia alle prestazioni della dottoressa Cristina Mazzoleni, la Signora dei conti giallorossi durante l’éra Sensi. Sono stati Fenucci e Pannes, sabato pomeriggio, a comunicarle la decisione di sollevarla dall’incarico, con sei mesi di preavviso. (…) Improvvisa l’interruzione del rapporto: ha colto di sorpresa soprattutto gli uomini di UniCredit che hanno sempre avuto la Mazzoleni come riferimento, prima dell’insediamento degli americani a Trigoria e anche adesso. Solidarietà alla Mazzoleni, invece, da diversi dirigenti di altri club e da alcuni del nuovo management della Roma. Del resto, fino all’ultimo, si è sempre occupata di tutti i contratti. Non solo quelli dei calciatori.

Il Messaggero – Ugo Trani

Il Romanista – Bergonzi vergognoso: non ha fatto niente contro i razzisti

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Dieci leoni non sono bastati ad abbattere una pecora che ha lanciato sibili letali dal suo subdolo fischietto. E’ questa l’estrema sintesi del misfatto condotto a termine dal sig. Bergonzi, il quale forse eviterà di guardarsi allo specchio per non vergognarsi. Dopo il tuffatore Brocchi, premiato dall’amico Tagliavento, ci mancava pure il tedesco Klose ad esibire l’arte del tonfo. Era evidente a tutti, come ha confermato l’esercito delle moviole, che egli era già in caduta libera quando è stato toccato da Stekelenburg. Ma la “pecora” ha preso al volo l’occasione per uscire dall’anonimato che le assegna per tradizione la natura. Ha rovinato il derby. Ha falsato la partita. Spesso si cerca nella conduzioe arbitrale il comodo alibi per giustificare una sconfitta.

Ma quando l’errore assume le vesti gigantesche della malafede, ogni discussione diventa inutile. Parole grosse? No, perchè nel proseguio della gara, con sottile impudenza, questo signore ha continuato ad imperversare. Se avesse posseduto un minimo di dignità professionale, non avrebbe consentito ad una folla becera di marca nazista, di insultare a piacere Juan che ha il torto di essere venuto al mondo con la pelle nera. L’etica, prima del regolamento, imponeva la sospensione della gara e tutti a casa. Nei casali di Formello, dove i “prodi” guerrieri, per rinfrancare la voce razzista, spesa per insultare prima di incitare la loro squadra, si saranno abbandonati ai festeggiamenti conditi di caciotte, cotiche e pecorino. Tutta roba che appartiene al grezzo mondo degli idioti confermando il detto: “La mamma dei cretini è sempre incinta“. Si meritano questo di linguaggio che facciamo forza ad usare. Ma quando è necessario, non si deve esitare ad uscire dagli schemi, che spesso sono ipocriti, nascosti dietro la falsa maschera della civiltà.

Il Romanista – M. Bianchini

 

La Gazzetta dello Sport – Buu razzisti, Juan zittisce la curva laziale

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E pensare che solamente venerdì scorso c’era stata l’iniziativa in Campidoglio, con Roma e Lazio unite per dire “No al razzismo e all’antisemitismo”. Tutto inutile, o quasi, almeno vedendo quanto successo ieri all’Olimpico, quando dopo pochi minuti della ripresa un intervento difensivo di Juan sotto la curva Nord è stato subissato dai buu razzisti dei tifosi della Lazio. Juan ha reagito d’istinto, con il dito indice sul naso a volerli zittire. “Mi dispiace, credo dimeritare rispetto—dice alla fine il difensore della Romacome io ne ho sempre avuto per i tifosi della Lazio, anche ogni volta che abbiamo vinto un derby”.

Tutto inutile – Ed invece i buu sono andati avanti, ogni volta che Juan toccava il pallone. “Una cosa che non mi era mai successa, neanche in Brasile o Germania—continua JuanMi dispiace perché eravamo entrati con lamaglia contro il razzismo, volevamo trasmettere qualcosa di buono, in un derby sentito,ma bellissimo da giocare e vedere. Il gesto? Io ho rispetto della Lazio e dei suoi tifosi, credo di meritare lo stesso”. In campo, la solidarietà è stata immediata. Da De Rossi, ma non solo. “Non solo dalla mia squadra, ma anche da giocatori come Klose, Dias eMatuzalem. Mi dicevano tutti di stare tranquillo, ma io lo ero: ho la personalità giusta per esserlo, anche in questi casi”. Allora meglio pensare al ginocchio destro, che lo ha costretto ad uscire e che oggi sarà sottoposto a risonanza magnetica. “Mi fa male, ho avuto una distorsione, spero di tornare presto e di dare una mano alla Roma fino alla fine”, chiude il giallorosso.

Reazioni – Al brasiliano l’abbraccio più bello glielo ha offerto Daniele De Rossi, in campo. “Juan è stato bravo, credo si sia anche limitato molto—dice De Rossi —. Ci sarà chi prenderà delle decisioni a riguardo e che, se vedrà e sentirà questi cori, saprà punirli.Mai cori razzisti li fanno i tifosi di mezza Serie A, sarebbe da cambiare la mentalità”. O sospendere le partite, come ha minacciato Bergonzi a Mauri. “Ma questa non è la soluzione, non si giocherebbe mai — chiude Luis EnriqueSuccede in tutti i paesi, non solo in Italia. Cerchiamo di combattere il problema, ma non so quale possa essere la soluzione”. Vero. Del resto, l’intelligenza non è un dono proprio di tutti.

La Gazzetta dello Sport – Alessandro Pugliese

Il Messaggero – Baldini: “Non temo il giudizio della nostra gente”

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Franco Baldini torna a parlare e nel momento più difficile della stagione non abbandona Luis Enrique. “Dubbi sul presente? No, non ne abbiamo assolutamente. Siamo poco felici per la sconfitta nel derby ma orgogliosi dell’atteggiamento della squadra, del nostro allenatore, di come prepara le partite. Il piano era impostare una squadra nuova che avesse una sua identità e che potesse offrire qualche orizzonte. E questo, grazie al nostro tecnico, io lo vedo”. Una difesa, quella effettuata dal dg nei confronti di Luis Enrique, che indirettamente è anche una difesa del suo operato, essendo stato proprio lui ad aver scelto l’allenatore spagnolo, al quale imputa poco o nulla della sconfitta contro la Lazio: “In 10 era il massimo che potevamo fare. La Champions? Nessuno si aspettava che con questa rosa potessimo ambire a traguardi più grandi”. Valutazione diameralmente opposta rispetto a quella del 23 febbraio: “Noi non abbiamo mai parlato di stagione di transizione – aveva dichiarato – semplicemente non ci sentivamo di fissare degli obiettivi perché non conoscevamo le reali potenzialità della nostra squadra. Ora è cambiato tutto: adesso il traguardo può essere l’ingresso in Champions”. Baldini è consapevole che la sconfitta nel derby può iniziare a scalfire la fiducia della tifoseria: “La gente può manifestare come crede la sua gioia o il suo disappunto. Non temiamo il giudizio dei nostri sostenitori, avendo intrapreso con coscienza questa strada. Se non sarà possibile portare avanti questo progetto, ce ne renderemo conto“. Passerella finale sulla direzione dell’arbitro Bergonzi: “Non è che non ne vogliamo parlare per uno spirito missionario ma perché non ci possiamo lavorare. Possiamo farlo su noi stessi ma parlare dell’arbitro è spesso un alibi. Il rigore? Eccessiva l’espulsione”.

Il Messaggero – Stefano Carina

Il Romanista – Dopo 14 anni addio imbattibilità in casa nel derby

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Alla ventiseiesima giornata dello scorso campionato la Roma di Ranieri perse malamente 4-3 a Marassi con il Genoa provocando le dimissioni del tecnico. Nello stesso turno, quest’anno, è caduta per la seconda volta stagionale nel derby, mandando all’aria due lunghe serie positive alle quali tutti i romanisti tenevano tantissimo: i 14 anni di imbattibilità casalinga nella stracittadina e le 12 stagioni nelle quali la Lazio non era più riuscita ad aggiudicarsi entrambi i derby di campionato. Serie positive che duravano entrambe dal 1998, quando sulla panchina giallorossa sedeva un altro integralista del gioco d’attacco come Luis Enrique: Zdenek Zeman.

Quindi chiariamoci subito: o accettiamo in toto il modo di pensare di questi allenatori (che hanno bisogno di molto tempo per mettere in pratica le loro idee), o li ripudiamo a priori. E qui ogni tifoso ha diritto di fare le sue scelte, tenendo conto di tutto, però. Bello o brutto che sia. Dunque accanto ai 2 derby persi e alle 5 sconfitte nelle 12 partite ufficiali giocate tra campionato e Coppa Italia dopo la sosta di Natale bisogna anche mettere le 5 vittorie casalinghe (e un pareggio) che la squadra aveva collezionato prima della sconfitta di ieri. La prima del 2012 all’Olimpico, che finora era stato un vero e proprio fortino giallorosso.

E poi vanno anche messe le difficoltà di giocare in dieci contro undici l’intero derby, anche se questa non deve essere una scusante che giustifica tutto. Perciò, a differenza di un anno fa, riteniamo che bisogna andare avanti con Luis fino alla fine del campionato, quando, come dice De Rossi, si tireranno le somme della stagione e si prenderà una decisione in merito. E speriamo che il Signore ci conservi questo Borini, autore di 8 gol in campionato di cui 6 nelle ultime 6 giornate.

Il Romanista – Franco Bovaio

Roma contestata a Trigoria al rientro in pullman

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Anche la pazienza ha un limite. E’ ciò che devono aver pensato i circa 50 tifosi giallorossi che, dopo la sconfitta nel derby con la Lazio, hanno deciso di attendere il rientro della squadra a Trigoria. Nel pullman c’erano pochissimi giocatori, tra cui Stekelenburg, Greco e Piscitella, mentre altri, come il tecnico Luis Enrique, hanno fatto rientro a casa dallo stadio con le proprie vetture. Cori di scherno e insulti sono stati rivolti dai supporters a calciatori e dirigenza. Presenti nel quartier generale della Roma molti poliziotti, che non sono comunque dovuti intervenire.

Repubblica.it – Luis furioso: “Cosa ho fatto per meritare questa me…”

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Finisce come a ottobre. Persino peggio, forse. Una parte della curva Nord, dopo aver abbracciato a distanza Reja, invoca anche il tecnico avversario: “Luis Enrique, Luis Enrique”, è un coro che si ascolta nitidamente, quando sugli spalti ci sono solo i laziali festanti. Inevitabile che il volto dell’asturiano si pieghi in un’espressione da tragedia greca.

La convinzione ripetuta per mesi come un mantra da Luis Enrique, “non parlo degli arbitri”, si scioglie nella delusione da derby. ”Mi piacerebbe giocare un derby in 11. Una volta, non chiedo tanto. Sembra quasi che sia lo stesso giocare in 10 o in 11. Non so cosa ho fatto per meritare questa merda”. Uno sfogo inedito, nonostante il tentativo di retromarcia qualche istante dopo: “Non parlo degli arbitri ma qualche volta vorrei non giocare il derby in inferiorità numerica. È molto difficile parlare di una partita che giochi in inferiorità dal minuto tre, o quattro, o cinque. Sono molto deluso, credevo che avremmo potuto vincere facendo tutto il nostro meglio”.

Eppure, l’asturiano rigetta l’idea di una stagione fallimentare: “Credo di aver meritato di finire la stagione solo per quello che ho fatto fino a ora. Ma per me è importante quello che pensa la società e i tifosi, non voglio essere un allenatore che non piace a queste due componenti. Il risultato è uno schifo, ma ho visto cose interessanti e non ho nulla da rimproverare alla mia squadra”. La stagione della Roma, però, a 10 punti dal terzo posto è virtualmente finita. Ma non ditelo a Luis: “Dobbiamo rialzarci di nuovo, vedere che succede in queste 12 partite e vedere dove saremo arrivati a fine stagione. Questa partita poteva inserirci nuovamente tra i candidati al terzo posto, ora è difficile. Ma finché possiamo dobbiamo provarci”.

Se Luis Enrique prova a salvare il salvabile, De Rossi non trova motivi per sorridere. Anzi: l’amarezza per il secondo derby perso in fila (non succedeva da 14 anni), esplode in una critica durissima al “progetto” estivo della Roma americana. “Bisognerà buttare dentro qualche campione per far crescere il livello di esperienza di questa squadra”. Un chiaro riferimento alla campagna acquisti improntata sui giovani di Baldini e Sabatini. Duro, De Rossi. Perché se conferma di aver firmato “a prescindere dal progetto”, Daniele vorrebbe una Roma capace di vincere da subito: “Basta guardare quello che ha fatto ieri il Milan. Ma non dico che si debba comprare Ibra”. Neanche José Angel, verrebbe da dire. Ma la delusione di De Rossi ha forza e voce: “Deludente perdere due derby e anche trovarsi a 10 punti dal terzo posto. Arbitro? Se vuole si farà sentire la società. Nella stagione del 2008, in cui ho visto cose vergognose, oggi l’arbitro può aver sbagliato su Biava, ma non mi è sembrato a quel, livello”. poi, la chiosa più dolorosa: “La Lazio è più squadra di noi”. Il campo, non mente.
Repubblica.it – Matteo Pinci 

Problema ai flessori per Pjanic, distorsione al ginocchio per Juan

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Miralem Pjanic è uscito al 57esimo minuto della partita Roma-Lazio per un infortunio muscolare. Per il centrocampista si dovrebbe trattare di un problema ai flessori della gamba sinistra. Nelle prossime ore saranno verificate le condizione del bosniaco e l’entità del suo infortunio. Distorsione al ginocchio per Juan dopo uno scontro con Klose. Nella giornata di oggi verranno effettuati ulteriori esami strumentali

Roma-Lazio, le pagelle

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di Lorenzo Pompili

Stekelenburg s.v.: Gioca 5 minuti facendo solo un’intervento abbastanza facile su Matuzalem. Viene espulso per il fallo su Klose che causa il rigore del vantaggio laziale. 

Taddei 4,5: La sua partita è pessima, sbaglia una marea di passaggi e spesso anche la copertura senza mai provare ad andare sul fondo.

Juan 5,5: Macchia una partita splendida con un errore gravissimo che, alla fine della partita, costa il derby alla Roma. Esce dopo un pestone subito da Klose e l’ennesimo esempio di ignoranza dei tifosi avversari che gli hanno dedicati ululati e cori razzisti. Dal 77′ Bojan 6: Chi in settimana aveva assicurato che l’attaccante spagnolo era in splendida forma ha avuto la conferma nei dieci minuti in cui è stato impiegato. Ha sempre saltato il primo avversario e si è beccato un cartellino giallo per aver subito fallo. Forse senza l’inferiorità numerica avrebbe potuto giocare qualche minuto in più.

Heinze 5: Conferma quanto di brutto visto a Bergamo, soffre tantissimo gli attaccanti della Lazio e non riesce a conquistare nemmeno un duello aereo.

Josè Angel 5: E’ la mossa a sorpresa di Luis Enrique e nel primo tempo riesce anche spesso a dare fastidio alla difesa laziale. Sempre preciso ed elegante quando deve stoppare il pallone, ma spesso non sa cosa farci. Inspiegabile, se non per la stanchezza, il lancione sballato a fine partita.

Simplicio 5,5: Lotta tanto, ma alla fine combina poco. Nel secondo tempo, probabilmente accusando molto la stanchezza sbaglia qualche passaggio di troppo, ma resta in campo fino alla fine nonostante i crampi.

De Rossi 6: Si dice che non senta più il derby come una volta, ma l’esultanza al gol di Borini sembra dimostrare il contrario. Gioca la solita partita davanti alla difesa prendendo tantissimi calci, ma senza mai andare in difficoltà. Quando c’è, si sente.

Pjanic 5,5: In Bosnia con la sua Nazionale gioca 80 minuti, nel derby nemmeno 60. Affaticato per i tanti impegni e il poco riposo continua a vivere un periodo di appannamento. Dal 57′ Marquinho 5,5: La velocità non sarà sicuramente la sua caratteristica fondamentale, ma è da apprezzare il fatto che tenti sempre la giocata e cerchi spesso la profondità. Interessanti un paio di cross con il sinistro.

Lamela s.v.: Gioca poco meno di 10 minuti, Luis Enrique decide di togliere lui per far entrare il secondo portiere. Dal 9′ Lobont 6: Incolpevole sul gol subito, è più impiegato con i piedi che con le mani.

Totti 6: Ha il compito difficilissimo di unica punta tra i due centrali laziali vista l’inferiorità numerica. Subisce tanti falli, ma non riesce ad incidere come vorrebbe. Sfortunatissimo quando a pochi minuti dalla fine il suo colpo di testa termina a pochi centimetri da palo di Marchetti (che non ci sarebbe mai arrivato).

Borini 7: Rappresenta tutto quello che i tifosi della Roma vogliono in un calciatore: ha grinta, voglia e capacità tecniche per diventare un idolo della Curva Sud. Corre come un indemoniato dal primo all’ultimo minuto e trova anche il gol del momentaneo 1-1 (il terzo consecutivo, l’ottavo in campionato, il nono nella sua stagione). 6 degli ultimi 10 gol della Roma portano la sua firma.

Luis Enrique 5,5: Non si può giudicare il suo lavoro in settimana quando dopo 10 minuti si trova in inferiorità numerica, per giunta togliendo dal campo il portiere e dovendo rinunciare ad un giocatore di movimento. La squadra si impegna senza dubbio, ma per ambire a qualcosa di più importante c’è ancora bisogno di tanto lavoro. Dimostra di accusare la tensione di questi mesi romani rispondendo a muso duro in conferenza stampa.