«Se resto alla Roma? Io voglio rimanere e il campo ha parlato per me. Adesso sono loro che si devono fare sentire, non mi posso comprare da solo. Ci vediamo a Pinzolo? No, mi aggrego direttamente il 14 in Australia perché adesso vado in nazionale». Radja Nainggolan, prima dell’ultimo impegno di campionato, che gli sarà risparmiato (ha giocato 2.724 minuti, il secondo giocatore più utilizzato da Garcia, dopo De Sanctis), ha messo in chiaro ancora una volta la sua situazione. E, come ha fatto Rudi Garcia, ha rilanciato il pallone nel campo dei dirigenti: spetta a loro decidere il futuro. La richiesta di Nainggolan per restare è raddoppiare l’ingaggio: da 1,5 milioni di euro netti a stagione a quasi 3, compreso qualche bonus di facile raggiungimento. Prima, però, c’è da raggiungere l’accordo tra Roma e Cagliari sulla comproprietà. Si parla molto dell’inserimento di altre squadre – Manchester United, Borussia Dortmund, Juventus – ed è anche per questo che Nainggolan avrebbe detto al suo procuratore di non alimentare queste voci. Il Ninja vuole la Roma, ma il summit di giovedì a Londra con Pallotta sarà decisivo.
Rudi-Roma accuse e veleni
Il Messaggero (U.Trani) – Garcia, in 20 minuti e senza coprire più nessuno (protetto solo il gruppo), ha certificato la sua distanza dalla Roma. Il rapporto con il club giallorosso non è più solido come ha fatto credere, a parole, fino a qualche giorno fa. E il bilancio di fine stagione è da dentro o fuori. Così spinge la proprietà a esporsi in pubblico. Offrendole due vie di uscita: 1) prendere i rinforzi per rendere competitiva la squadra; 2) chiarire che nemmeno nella prossima stagione sarà possibile vincere. Il francese ha difeso esclusivamente il suo lavoro (e di conseguenza dei giocatori), bocciando quello dei dirigenti, furiosi dalla presa di posizione (ha nominato solo Zanzi, mai Sabatini, con il quale ha però pranzato dopo lo sfogo). Il management di Pallotta non ha gradito le dichiarazioni, ritenute goffe e fuori luogo. E ha rilanciato. Contestando a Rudi di non essersi preso alcuna responsabilità. Di aver svelato il vertice (segreto) di giovedì a Londra con il presidente (partenza mercoledì). E di aver danneggiato l’immagine della società, presentandola debole sul piano economico (possibile effetto negativo in Borsa) e tecnico (mercato più complicato al momento di convincere i giocatori a venire a Trigoria).
AL BIVIO – Adesso la Roma è davanti a un bivio: esonerare l’allenatore (Zeman pagò per meno) o accontentarlo. Nel primo caso, oltre a dovergli pagare 3 anni di contratto (17 milioni lordi), dovrebbe ufficializzare di non essere in grado di allestire una rosa da scudetto. Nel secondo, invece, dovrebbe confermare i migliori giocatori e acquistarne altri di primo piano. Le frasi di Garcia sono inequivocabili. In stile Conte (disse di non poter entrare in un ristorante da 100 euro con 10): il ct è in ballottaggio con Emery per la sostituzione di Rudi. «Non serve illudere la gente: c’è grande differenza tra obiettivi e ambizioni. E gli obiettivi devono coincidere con i mezzi del club. La logica portava a dire di puntare alla Champions. Anche se poi il secondo posto non è stato scontato: siamo solo la 5a potenza economica in Italia». Dietro a Juve, Milan, Napoli e Inter. Gira il dilemma al presidente: «Giovedì c’è un appuntamento importante con Pallotta a Londra: dopo avremo più parametri sulla prossima stagione. Ma da quando sono qui ho saputo che noi dobbiamo vendere prima di comprare. Penso che sarà ancora così, ma su questo punto solo il presidente e i dirigenti possono dare certezze. Non è un messaggio alla società. Sono solo fatti. Non mi è stato promesso niente, sono sotto contratto e sto lavorando per l’anno prossimo. Dopo l’incontro bisogna però essere chiari sulle nostre possibilità: spero saranno immense in futuro, ma non credo per il prossimo anno. Vediamo che cosa dice il presidente. Io sono il primo degli ambiziosi, altrimenti non sarei qui».
CAMPIONATO VINTO – «Siamo i primi di un torneo a 19 squadre. Sono fiero di aver raggiunto l’obiettivo Champions. Ma dopo il record di punti dell’anno scorso tutti hanno considerato la Roma candidata allo scudetto. La stagione ha dimostrato che questa divisa è troppo grande per noi. La Juve è fuori concorso. Irraggiungibile. E’ abituata a vincere, ha una potenza economica, sportiva, psicologica molto più importante della nostra. E il suo stadio. Il prossimo anno il gap sarà ancora superiore. Loro hanno preso tanti soldi dalla Champions e noi siamo costretti a rispettare il fair-play finanziario. Poi un incidente statistico può accadere» avverte velenosamente Garcia.
MAI PIÙ CONTESTAZIONE – Rimprovera pure la gente: «Sono stupito di vedere che la mia squadra, seconda per 34 gare, abbia ricevuto tante critiche anche dai tifosi. Ricordo quanto accadde dopo Roma-Fiorentina. E’ facile essere con noi quando le cose vanno bene. Nel momento in cui era importantissimo avere il sostegno di tutti, non lo abbiamo avuto. Non mi è piaciuto. E non voglio che accada di nuovo». Resa dei conti in piena campagna abbonamenti: harakiri puro.
Fifa-gate, dagli Usa nuova ondata di arresti
Il Tempo – Promesse, minacce e vendette nel day after di Joseph Blatter. Fresco di conferma alla guida della Fifa fino al 2019 l’ex colonnello svizzero ha mandato segnali forti e chiari ai suoi oppositori. «C’è un odio che non viene soltanto da una persona, ma da un’organizzazione, l’Uefa, che non ha capito che nel 1998 sono diventato presidente», dice alla radio elvetica per poi rincarare la dose: «Platini? Perdono tutto il mondo, ma non dimentico». «L’ho battuto 13-7», gigioneggia poi in un’intervista alla Rai riferendosi ai 133 voti conquistato contro i 73 del principe giordano Al Hussein votato anche da Tavecchio. L’one man show continua sul palco del Congresso Fifa: «Affronterò la tempesta, tocca a noi riportare alla calma le acque». E punta il dito sull’inchiesta americana, partita perché «gli Usa si erano candidati per il Mondiale 2022 e hanno perso» e perché «sono il principale sponsor dei regnanti di Giordania e di Al Hussein».
Camaleontico Sepp, a un certo punto è anche spuntato un ramoscello d’ulivo, con la conferma dei posti per i Mondiali 2018 e 2022 – l’Europa temeva di perderne uno – con appello all’unità annesso: «La Uefa fa parte della Fifa, non c’è bisogno che resti fuori». Tregua apparente perché poi ha addirittura rimproverato alla Uefa di «non avere una commissione etica». E mentre l’inglese David Gill rinuncia al suo posto nell’Esecutivo Fifa, Platini rimanda al 6 giugno ogni contromossa, non escludendo una clamorosa uscita dalla Fifa. Forte del quinto mandato conquistato sotto i colpi dell’inchiesta – 7 alti papaveri arrestati in hotel per un giro di tangenti in atto da almeno 24 anni – lo svizzero schiva le accuse dell’ex presidente Concacaf Warner sulla mazzetta che avrebbe pagato il Sudafrica per ottenere il Mondiale 2010 e si arrabbia quando gli chiedono se tema di finire in manette: «Ma arrestato per cosa?». Eppure c’è chi è pronto a scommettere che non arriverà al 2019 da presidente. Come il capo del fisco americano, Richard Weber. «Avremo presto un’altra tornata di rinvii a giudizio – assicura il responsabile dell’Irs – ci sono diverse altre persone ed entità coinvolte nei crimini legati alle indagini sulla Fifa».
Resa Garcia: «Impossibile fare di più»
La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – La letterina è stata recapitata a Boston e la potremmo anche sintetizzare così: «Caro Pallotta, per il momento la Roma non può vincere, meglio non illudere i tifosi». Il mittente non è uno qualsiasi ma Rudi Garcia, cioè l’allenatore che oggi col Palermo chiude un campionato in cui è arrivato ancora dietro la Juve. A distanza siderale, certo, e proprio per questo le sue considerazioni vanno ascoltate. E pazienza se tutto questo ha suscitato una bufera nell’ambiente giallorosso, in sfortunata coincidenza con la campagna abbonamenti.
ANCELOTTI & CO. – Insomma, Garcia (che ieri ha ricevuto il Premio Scopigno), in attesa del vertice di giovedì a Londra con Pallotta – che lo vuole tenere – nel frattempo mette il presidente spalle al muro, esponendosi così tanto da far credere che si stia costruendo una «exit strategy» alla Conte o un alibi, in caso di mercato deludente. E Ancelotti è libero, con Emery (e Conte stesso) come sogno…. per ora non vogliamo crederci, ma il messaggio è stato ruvido, anche se con due nei evidenti: 1) che la Roma volesse vincere è stato dichiarato spesso, con riferimento anche alla Coppa Italia; 2) al di là dei limiti finanziari, un po’ di autocritica ci sarebbe stata bene e avrebbe dato un tono più autorevole al tutto.
DIRIGENZA IRRITATA – «Il bilancio è positivo. Siamo primi nel nostro campionato, perché la Juve è fuori concorso. È irraggiungibile e il gap sarà superiore perché noi siamo anche costretti dal fair play finanziario. Poi non cambiamo le nostre ambizioni: io sono qua per vincere. Anche in campionato un incidente statistico può succedere, ma la logica economica fa che la Juve sia fuori concorso. Questa stagione ha dimostrato come la vittoria sia una “divisa” troppo grande per noi. Non serve illudere i nostri tifosi. C’è grande differenza tra obiettivi e ambizioni. Gli obiettivi devono essere in accordo con i mezzi del club ed era logico dire: “Raggiungiamo la Champions”. Anche se il 2° posto non è scontato, perché siamo il 5° fatturato d’Italia. Ora c’è un appuntamento col presidente giovedì a Londra e avremo più parametri. Da quando sono arrivato le cose sono state chiare: dobbiamo vendere prima di comprare. Penso che sarà ancora così, ma solo i dirigenti possono dare certezze. Non possiamo bruciare le tappe, un passo troppo grande ti fa retrocedere di tre». E a chi gli chiede se sia vero che, come promesso dalla proprietà Usa, dopo 5 anni (cioè nel 2015-16) sia arrivata l’ora di vincere, il francese replica: «A me nessuno ha detto niente».
IL TIFO DELUDE – Di mercato Garcia regala solo questo: «Ognuno vorrebbe avere Messi in rosa, ma bisogna fare con i nostri mezzi. Sono stupito nel vedere la Roma seconda dover ricevere tante critiche come quelle dopo l’eliminazione con la Fiorentina. Non voglio vivere di nuovo momenti così. Facile fare i tifosi quando tutto soffia per il verso giusto. Quando era importante avere il sostegno di tutti non l’abbiamo avuto. Non è normale che abbiamo risultati migliori in trasferta». Vero, ma quando Garcia dice «non abbiamo mai detto che il nostro obiettivo era altra cosa che raggiungere la Champions» non ricorda bene. Macchina indietro. Sabatini, settembre 2014: «La Roma gioca per vincere lo scudetto». Pallotta, ottobre 2014: «Credo nello scudetto». Garcia, ottobre 2014: «Vinceremo di sicuro lo scudetto». E allora? Nonostante il pranzo successivo col d.s., resta l’irritazione della dirigenza e una considerazione: la Roma sarà anche il 5° fatturato d’Italia, ma è il 2° per monte ingaggi. Come dire, Garcia ha lavorato bene, ma non ha fatto miracoli.
Garcia: «Juve irraggiungibile». Rudi frena le ambizioni della Roma: «L’anno prossimo il gap aumenterà»
Il Tempo (A.Austini) – Si è tenuto i sassolini dentro le scarpe per mesi. Ha aspettato di centrare nel derby l’obiettivo Champions, «su cui non ho mai avuto dubbi». Ieri Garcia ha deciso di tirar fuori i suoi reali pensieri sulla stagione che si chiude stasera e, soprattutto, sul futuro a breve termine della Roma. Anche il prossimo scudetto lo vincerà la Juve. Questo, in sostanza, il pensiero di Rudi che stoppa sul nascere i sogni. «Siamo i primi del nostro campionato a 19 squadre – attacca – la Juve è fuori concorso, ha una potenza economica e sportiva superiore a tutti. Ha uno stadio proprio, è in finale di Champions, ha vinto la Coppa Italia, il campionato: è irraggiungibile. Il gap – prosegue l’allenatore giallorosso – sarà superiore il prossimo anno. Loro prenderanno tanti soldi dalla Champions mentre noi saremo limitati dal Fair Play Finanziario. Non cambiamo le nostre ambizioni, io sono qua per vincere titoli e in campionato un incidente statisticamente può succedere ma la logica dimostra che la Juve è fuori concorso da 4 anni».
Secondo Garcia, quindi, bisogna ridimensionare in partenza le aspettative, al contrario di quanto accaduto quest’anno, anche per colpa delle sue dichiarazioni incaute dopo il ko di Torino («vinceremo lo scudetto») che sembra però aver dimenticato. «Il nostro obiettivo era la Champions e non abbiamo mai detto altro. E questo secondo posto non era scontato perché siamo la quinta potenza economica del campionato. Voi invece – dice rivolto ai giornalisti – avete fatto della Roma una candidata per lo scudetto. La stagione ha dimostrato che questo abito è troppo grande per noi. Non serve illudere la gente: c’è grande differenza tra obiettivi e ambizioni. Pallotta è un presidente fantastico ma sa che questa città non si è fatta in un giorno. Per la squadra è lo stesso: per raggiungere la grandezza di Roma c’è bisogno di tempo». I programmi della proprietà li scoprirà direttamente da Pallotta giovedì prossimo in un incontro annunciato dallo stesso Garcia. Martedì Sabatini e Baldissoni raggiungeranno il presidente in arrivo a Londra per un punto generale su tutto il business, mercato compreso, giovedì sarà il turno di Rudi pronto a spostarsi da Parigi. «Quel giorno – spiega il francese, che dopo la conferenza ha pranzato con Sabatini e si è stupito per il rumore scaturito dalle sue parole – avremo più parametri per la prossima stagione. Da quando sono arrivato le cose sono state chiare: noi abbiamo bisogno di vendere prima di comprare e sarà così anche stavolta. Bisogna sapere chi siamo e come voler andare avanti per crescere. Stiamo seguendo la strada giusta, quello della Roma è un progetto tra i più belli al mondo ma non possiamo bruciare le tappe». L’ultimo sassolino è sui tifosi: «Mi ha sorpreso che ci abbiano contestato nonostante fossimo secondi. Non ci hanno sostenuto quando serviva e non voglio più vivere una cosa del genere, per questo bisogna essere chiari sulle nostre possibilità. Spero saranno immense nel futuro, il prossimo anno ancora no».
La società concorda sui concetti ma avrebbe preferito che il tecnico non parlasse in questo modo pubblicamente: un’uscita considerata in stile Conte o Mazzarri, due tecnici che spesso hanno sottolineato i loro meriti e i limiti delle rispettive società. Da Garcia i dirigenti si aspettano invece che lavori per colmare il gap evidente che c’è con la Juve. Detto questo la Roma andrà avanti con lui, gli affiancherà una nuova struttura per la preparazione atletica guidata dal tedesco Norman e continuerà a far scegliere i giocatori sul mercato a Sabatini. D’altronde, come ha ammesso lo stesso Rudi, «sul mercato la dirigenza è giustamente onnipotente». Dopo Londra sarà il diesse a presentarsi in sala stampa. Non ci annoieremo.
Blatter minaccia l’Uefa: che Fifa
Libero (F.Giordano) – Alla Fifa saltano certezze come tappi di champagne. Che sicuramente Blatter non avrà avuto modo di ritirare dal frigo, essendo troppo impegnato, all’indomani della vittoria nella corsa allo scranno più alto della Fifa, a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «È in atto una campagna d’odio contro la Fifa, che viene da un’intera organizzazione, l’Uefa, che non si capacita che io sia presidente dal 1998». Stoccata al veleno dopo che Michel Platini, numero uno della Federazione europea, lo aveva invitato a farsi da parte, per poi appoggiare il suo sfidante Al Hussein: «Io perdono tutto il mondo, ma non dimentico», l’inquietante battuta riservata da Blatter al dirigente francese.
Incassato il voto per il quinto mandato di fila, per lo svizzero la strada in salita comincia adesso. Perché la spaccatura che si è creata con la confederazione più prestigiosa, l’Uefa, non è risolvibile con un semplice colpo di spugna. Platini non ha escluso il grande passo: abbandonare per protesta la Fifa. A Berlino, in occasione della finale di Champions, l’Uefa terrà un summit per valutare la situazione. Uno scenario temutissimo da Blatter: «L’Uefa fa parte della Fifa, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ed entrambi abbiamo a cuore l’immagine della Coppa del Mondo». È proprio qui che si consuma lo scontro: un’eventuale uscita dell’Uefa implicherebbe la mancata partecipazione delle Nazionali europee ai Mondiali, con grave danno non solo di immagine, ma soprattutto economico per la Fifa (sponsor in fuga e valore dei diritti televisivi in netto calo in primis). Del resto, ben prima della votazione di venerdì, l’Inghilterra aveva già minacciato di boicottare la Coppa del Mondo del 2018, per la cui organizzazione si era candidata (confermate le sedi di Russia e Qatar per i prossimi due Mondiali), così come, in tempi non sospetti, la Germania aveva dichiarato che le nazioni Uefa stavano soppesando l’opportunità di lasciare la Fifa dopo che il report Garcia sugli scandali non era stato pubblicato. Un campanello d’allarme è già suonato: David Gill, vicepresidente della FA inglese, non accetterà la vicepresidenza Fifa. Ma anche l’Uefa al proprio interno ha voci discordanti, e non solo quelle già note (come la Russia). Noel le Graet, presidente della Federcalcio francese, ha ammesso di aver votato Blatter. E Beckenbauer ha detto che a non funzionare è «il sistema, non l’individuo».
Ieri, nel frattempo, Blatter è andato avanti a suon di dichiarazioni forti, paventando un disegno degli Stati Uniti per screditarlo: «Due segni non ingannano: il primo è che gli Usa erano candidati per ospitare il Mondiale del 2022, il secondo è che sono il principale sponsor della casa regnante di Giordania, da dove proviene il mio sfidante Al Hussein». Adottando invece toni più ecumenici nella conferenza di insediamento: «133 Federazioni mi hanno dato la loro fiducia: già da oggi ci metteremo al lavoro per portare la Fifa fuori dalla tempesta, e assicurarle un futuro gioioso». E sulla possi- bile fuga degli sponsor: «Mi recherò nelle loro sedi per parlare personalmente con loro. Sistemerò tutto». Come Mr Wolf, risolvo problemi. Ma molto meno gradito.
Il prossimo derby di Roma giochiamolo ad Oslo
La Repubblica (G.Mura) – Giovane incensurato e militare irreprensibile, nel linguaggio del collegio difensivo, ammazza la moglie. Condannato nel 2012 all’ergastolo, pena che scende a 30 anni nel 2013 e a 20 anni nel 2015, essendo cancellata l’aggravante della crudeltà. Sentenza molto difficile da capire in generale, non solo da chi sta pensando di ammazzare la moglie, e non è il mio a caso. Si tratta di fissare la soglia della crudeltà, visto che 35 coltellate portano uno sconto di dieci anni. Quante coltellate servirebbero per rendere crudele un delitto? Più di 50? Più di 75? Una cosa più sbrigativa, tipo una fucilata, garantirebbe qualche altro sconto? Il codice fa differenza tra crudele, efferato, feroce, disumano, spietato? Secondo gli aspiranti Rambo che dicono la loro sul web, l’irreprensibile militare sarebbe vittima di un errore giudiziario. Perché, in quanto militare e istruttore di militari, doveva sapere che un colpo di coltello è sufficiente ma, soprattutto, non avrebbe lasciato agonizzare la vittima, correndo il rischio che lo denunciasse con l’ultimo respiro. I 35 colpi, cioè 34 di troppo, sarebbero una prova d’innocenza.
Innocenti, assolti perché il fatto non sussiste, anche i sei ultrà che allo stadio di Busto Arsizio, con i loro cori avevano spinto Boateng ad uscire dal campo e tutto il Milan a seguirlo . Erano i primi giorni del 2013, era un’amichevole, dettaglio che ai buuuhisti non è mai importato granché. Fu la prima volta, su un campo italiano, che una squadra lasciava il campo per solidarietà. Grandissima eco in tutto il mondo, pagine e pagine di giornali, inchieste tv. In prima istanza, le condanne andarono dai 40 giorni ai 2 mesi, più 10mila euro di risarcimento alla Lega Pro. La Corte d’Appello di Milano ha assolto tutti. Le motivazioni saranno presentate entro un mese e non vedo l’ora di leggerle. Allucinazione collettiva per tutto quanto il Milan? Acustica deformante come gli specchi al lunapark? Ci vuole orecchio. Aspettiamo le motivazioni. Avranno ben altro spessore, si spera.
Come si spera che ci sia, tra quattro anni, una candidatura più forte di quella del principe Alì, che rimbalza come un tacchino contro l’aquila di Visp. Impresentabile, secondo molti, ma non invotabile. Impresentabile è parola molto usata, di questi tempi, e non solo per le elezioni Fifa. Ma gli impresentabili si presentano ugualmente e sono stravotati sia dalla casta sia dalla massa. Noi siamo come i mitili, ci piaccion le acque torbide. In un tentativo di demitilizzazione, una proposta che riguarda il derby di Roma. Un cocktail classico che ogni volta presenta ingredienti nuovi. I soliti accoltellati, d’obbligo come il gin nel Martini. L’oliva della città blindata. Duemila agenti che sarebbero contenti di occuparsi d’altro. Di nuovo, la gita-premio dei fascisti polacchi, le magliette ad hoc di Totti e Florenzi che non fanno più ridere nessuno, un sospetto medio teso di De Rossi, sospetto perché fosse stato certo l’avrebbero sanzionato. O no? La mia proposta, da ora, è che il derby di Roma si giochi a Oslo. Poi si vedrà, senza escludere nessuno. Non neghiamo un po’ di colore e calore locale al resto d’Europa. Facciamo un po’ di sana pubblicità alla nostra capitale, che vuole le Olimpiadi.
E anche a qualche libro. Due hanno lo sport sullo sfondo. “Sei l’odore del borotalco”(ed. Gutenberg) l’ha scritto Sergio Mari, già centrocampista della Cavese, della Juve Stabia, dell’Akragas, poi titolare di una galleria d’arte a Salerno, attore ed esperto di tammurriate. Racconta la storia di un padre malato e di un figlio ex calciatore. “La giovane morte di Mario Pietrantoni” (ed. Frassinelli) l’ha scritto Enrica Belli, giornalista Rai. Con un occhio alla fine di Bottecchia, ma qui il colpevole salterà fuori, narra di un ciclista abruzzese ventenne, un futuro campione, trovato morto nel giugno 1931. Due s’ispirano alle canzoni. “Lontani dagli occhi” di Enzo Gentile (ed. Laurana) racconta cinque artisti lontani tra loro: Fred Buscaglione, Piero Ciampi, Nino Ferrer, Herbert Pagani, Sergio Endrigo. Lontani ma avvicinati da una fine tragica, o da un lungo oblio. “Peccato l’argomento” di Sandro Patè (ed. Log) è una biografia a più voci di Enzo Jannacci. “Le ragazze sono partite” a me pare un gran bel titolo. Le ragazze, quasi bambine, sono quelle che lasciavano i paesi sardi per andare a fare la serva, così si diceva allora, “in su continente”. Dove erano pagate poco ma in lire, non in capre. Autore Giacomo Mameli, ed. Cuec. Fulvio Scaparro, psicoterapeuta, firma “L’antispocchia” (ed. Bompiani). Sottotitolo: “Come ho imparato a difendermi dagli arroganti”. Letto d’un fiato, non per imparare a difendermi ma perché scritto con intelligenza e leggerezza.
I cattivi pensieri salutano, riprenderanno con la prima di campionato. Con un ultimo saluto affettuoso, triste-allegro a Bruno Pesaola, come avrebbe voluto lui: un whisky senza ghiaccio e una sigaretta. Ora che hai passato la porta nera, guarda che luna, Petisso. Guarda che mare.
La domenica degli addii, anche Garcia ora è in bilico
La Repubblica (E.Sisti) – Si parte. Addio ai monti e addio ai Montella, ai Garcia forse, sicuramente ai Mihajlovic. Persino Sarri vorrebbe sloggiare, non si sa per dove («magari mi fermo un anno», dice il tecnico dell’Empoli). Benitez ha già mollato De Laurentiis. Le più nobili panchine della serie A assumono un aspetto malinconico: messe in fila così sembrano quelle del parco quando scende il sole, ai primi spifferi di freddo (o di fallimento) restano vuote. Del domani in molte sedi sociali non v’è certezza. Giovedì Garcia vedrà Pallotta a Londra, pare si sia autoinvitato a un summit dello staff: sarà la resa dei conti su temi inaciditi, futuro, rapporti con Sabatini: «Abbiamo vinto il nostro campionato, quello a 19, la Roma ha dimostrato di non essere da scudetto». Rimane il mistero del perché sei mesi fa fosse proprio lui ad affermare l’esatto contrario, mai smentito dal club. L’ennesima esternazione del manovratore è: «Gli obiettivi debbono essere in sintonia con i mezzi del club, siamo solo la quinta potenza economica della serie A e non mi aspetto grandi rinforzi per l’anno prossimo. Resto solo se asseconderanno la mia ambizione». A Trigoria tutti contenti ovviamente. Montella e la Fiorentina, allenatore senza più stimoli, società scontenta per come s’è srotolata la stagione: «Percorso tecnic oconcluso», dice Vincenzo che intanto guarda al Milan. Ieri incontro con la dirigenza: infruttuoso. Si rivedranno, ma speranze poche. Quanto a Mihajolovic (verso Napoli?) già la settimana scorsa il serbo, immusonito da mesi, aveva espresso il desiderio di non voler esercitare l’opzione di rinnovo sulla panchina della Sampdoria, tagliando in due la tifoseria come una mela.
Nainggolan: “Non mi posso comprare da solo”
Il Tempo (E.Menghi) – Nainggolan passa la palla alla Roma. Lui l’ha fatto capire in tutti i modi che resterebbe volentieri, ma i giallorossi non hanno ancora trovato l’accordo con il Cagliari per la seconda parte del cartellino e il belga non può farci nulla: «Non mi posso mica compare da solo», ha detto schiettamente ieri all’uscita dal centro sportivo di Trigoria. Come dargli torto? La Roma sa che non dipende da lui e non ha trovato fuori luogo le sue dichiarazioni a RN: «Io – ha continuato Radja – voglio rimanere, il campo ha parlato per me», poi un tifoso gli ha chiesto se è la dirigenza che deve farsi sentire e lui ha accennato un sì.
Col Palermo la Roma-bis. Poi tutti in vacanza
Il Tempo (E.Menghi) – Ultimi 90 giri di lancette e Garcia già fa i calcoli per il prossimo anno. Nello schierare l’undici anti-Palermo, non può non tener conto delle diffide di De Rossi e Iturbe: meglio farne a meno oggi, piuttosto che alla prima giornata di una stagione tutta da scrivere. Per il centrocampista la panchina è assicurata e Pjanic dovrebbe fargli compagnia, mentre Keita non è stato proprio convocato (idem Gervinho e Maicon, fuori condizione). In mediana spazio a Uçan e Paredes accanto a Nainggolan, che ha giocato più di tutti (portiere compreso). Per Iturbe il discorso è diverso, perché Garcia vorrebbe fargli prendere gli applausi dell’Olimpico dopo il gol nel derby. Di mestiere fa l’attaccante ed è meno probabile che venga ammonito (l’ultimo cartellino l’ha preso per aver tolto la maglia esultando), perciò alla fine potrebbe spuntarla nel tridente in cui dovrebbero esserci Ibarbo e Doumbia. Florenzi torna a fare il terzino, al centro della difesa chance per Spolli accanto all’eroe del derby Yanga-Mbiwa. La vera sorpresa è attesa a sinistra, dove Balzaretti giocherà almeno un tempo (possibile staffetta con Cole), dopo 18 mesi da spettatore. Guantoni prenotati da Skorupski. Al triplice fischio di Nasca arriverà il rompete le righe: raduno a Trigoria il 4 o 5 luglio, ma con i nazionali (arrivate le convocazioni di Gervinho e Doumbia, dopo quelle di Keita, Pjanic, Ljajic e Nainggolan) l’appuntamento in tournèe.
Serie A, Atalanta-Milan 1-3. Doppietta di Bonaventura e gol di Pazzini nell’ultima di Inzaghi sulla panchina rossonera
Finisce con una vittoria il campionato del Milan: i rossoneri vincono 3-1 in casa dell’Atalanta nell’ultima gara della stagione. Bergamaschi avanti con Baselli, ma raggiunti già nel primo tempo dal rigore di Pazzini e la rete di Bonaventura. Proprio l’ex atalantino, nella ripresa, segna il gol che fissa il risultato in quella che salvo clamorosi colpi di scena, passerà alla storia come l’ultima gara di Filippo Inzaghi alla guida del Milan.
ATALANTA-MILAN 1-3: 21′ Baselli (ATA), 36′ rig. Pazzini (MIL), 38′ Bonaventura (MIL), 80′ Bonaventura (MIL)
Garcia e Pallotta alla resa dei conti: la Roma spiazzata dalle verità del francese
Garcia, quando meno te l’aspetti, prende le distanze dalla Roma. Approfitta della conferenza stampa di fine stagione per dire quanto non ha potuto mettere in piazza prima. La Roma, anche la prossima stagione, potrà arrivare al massimo seconda. Rudi non nasconde tutto il suo pessimismo. Che non è un messaggio per la società. Sono i fatti, spiega. Perché la Juve è di un altro pianeta e i giallorossi hanno appena vinto il campionato a 19 squadre. Risultato straordinario, a sentire il francese che elogia, in questo senso, solo se stesso e al massimo i giocatori, quando sottolinea che il club di Pallotta, in Italia, è solo quinto per il fatturato. Davanti ci sono, oltre alla società bianconera, anche il Milan, il Napoli e l’Inter.
SPALLE AL MURO – I dirigenti hanno incassato malissimo la presa di posizione del tecnico di Nemours. Anche perché la Roma, in piena campagna abbonamenti, viene sminuita proprio da Rudi. Che prepara la piazza a nuove cessioni più che a possibili successi. Per il francese il gap con la Juve aumenterà, perché Agnelli potrà contare sugli introiti della Champions (arrivando in finale, incassati quasi 100 milioni) e Pallotta, invece, dovrà rispettare il fair play finanziario. «Da quando sono arrivato mi è stato detto che prima di comprare bisogna vendere» la frase che più ha dato fastidio al management del club giallorosso.
AUT AUT PERICOLOSO – Garcia, con parole che hanno ovviamente lasciato il segno, ha invitato la proprietà a uscire allo scoperto. Per non illudere più i tifosi. Non ha voluto rompere. Ha solo preteso chiarezza. Non per lui che, a quanto pare, è informato da tempo sulle strategie, ma per la gente. Lo ha fatto adesso, perché sa che giovedì incontrerà Pallotta a Londra. E il presidente avrà la possibilità di dettare le linee guida per la nuova stagione. Il francese si augura che la proprietà possa garantirgli investimenti di primo piano. Ci spera, ma non ci crede. Ecco perché ha parlato in anticipo. Per convincere, comunque, Pallotta a essere sincero con la tifoseria. Anche a costo di ammettere di rinviare per ora ogni sogno. Ogni vittoria, in Italia e in Europa.
TIFOSI PERPLESSI – La gente, per tutta la giornata, si è chiesta che cosa abbia spinto Garcia a presentare il conto ai dirigenti. Se lo ha fatto perché dietro un altro club: difficile. O perché è intenzionato semplicemente a divorziare: complicato. La seconda ipotesi può lievitare solo se il francese non avrà garanzie tecniche da Pallotta. Che per esonerarlo dovrebbe però buttare al vento circa 17 milioni lordi. Rudi è sotto contratto per altri 3 anni. Di sicuro la situazione è deflagrata. Nonostante il secondo posto che vale oro per Garcia (risultato sportivo) e per il futuro della Roma (solidità del club). La frattura è da ricomporre, però, in fretta. In passato Capello (proprio da giallorosso), l’anno scorso Conte (da juventino) usarono concetti simili. Denunciando la non competitività delle rispettive squadre. Finì per entrambi allo stesso modo (anche se con tempistica diversa). Con la separazione. Che nessuno può ormai escludere a priori.
ilmessaggero.it (U.Trani)
Mercato Roma. Chiesto il prestito di Digne al PSG, ma arriva un no. Andrà via solo a titolo definitivo
Lucas Digne, terzino sinistro del Paris Saint-Germain ha disputato solo quindici partite in questa stagione. Il ventunenne piace molto alla Roma e a Rudi Garcia, suo allenatore ai tempi del Lille, che sarebbe pronto a rilanciarlo, dandogli la maglia da titolare sulla corsia sinistra. I giallorossi avrebbero chiesto il laterale in prestito, ma come riporta Le Parisien, è arrivato un secco rifiuto dal PSG. La società francese pagò Digne 15 milioni e non lo lascerà partire a meno di un’importante offerta per una trasferimento a titolo definitivo. Il giovane vorrebbe avere più spazio e giocare di più, soprattutto in vista degli Europei del 2016, che si giocheranno proprio in Francia.
Berisha: “Futuro? Tornerò a Roma per il ritiro, al Panathinaikos sono migliorato molto come giocatore e dal punto di vista mentale”
Valmir Berisha, attaccante svedese di proprietà della Roma, è stato mandato in prestito ad inizio stagione al Panathinaikos. Il giovane bomber non ha però trovato molto spazio nel club greco, accumulando appena 1 presenza per 11 minuti totali. Queste le sue parole al portale svedese AftonBladet:
“Non so cosa sarebbe successo se fossi rimasto in Svezia, sicuramente qui in Grecia sono migliorato. Adesso sono un giocatore migliore. Oggi potrei ritagliarmi il mio spazio in qualsiasi squadra che militi nei campionati maggiori, ma non avevo le stesse sensazioni quando stavo alla Roma. Giocando al Panathinaikos ho avuto modo di crescere e fare un po’ di esperienza, mi è servito. Ho dimostrato di poter far parte di una rosa a tutti gli effetti. Penso di avere una forte mentalità per l’età che ho, e dopo questa esperienza sono cresciuto ancora a livello mentale. Peraltro non ci sono molti giocatori della mia età che giocano regolarmente nelle rispettive squadre. Cosa succederà in estate? Molto probabilmente tornerò a Roma per il ritiro precampionato. Se andrà bene, allora potrei restare in Italia. Altrimenti credo che mi manderanno in prestito da qualche parte. Devono combaciare un sacco di cose affinché uno possa dimostrare il proprio valore in un club“.
Serie A, Verona-Juventus 2-2: Tevez sbaglia il rigore e l’Hellas rimonta i bianconeri all’ultimo respiro
La Juventus chiude il campionato facendosi rimontare, il Verona si coccola Luca Toni capocannoniere e può festeggiare. L’anticipo della 38^ giornata vede passare in vantaggio due volte i bianconeri al ‘Bentegodi’ grazie alle reti di Pereyra (destro a giro da urlo) e Llorente (tap in su percussione di Padoin). Grande gioia personale per Toni, che in contropiede castiga Buffon e sale a 22 reti in questa stagione. Il titolo di capocannoniere è a un passo.
Nel finale cresce la tensione: Tevez fallisce un calcio di rigore facendoselo neutralizzare da Rafael, poco dopo Pepe falcia da dietro Valoti in contropiede e viene espulso direttamente. In pieno recupero Juanito Gomez spunta di testa in area e sigla il 2-2 finale. La Juventus, archiviata questa piccola insoddisfazione, può ufficialmente pensare alla finale di Champions League a Berlino contro il Barcellona.
Verona-Juventus 2-2: 42′ Pereyra (JUV), 48′ Toni (VER), 57′ Llorente (JUV), 90+3′Juanito Gomez (VER).
Classifica: Juventus* 87 punti, Roma 70, Lazio 66, Napoli 63, Fiorentina 61, Genoa 59, Sampdoria 55, Inter 52, Torino 51, Milan 49, Palermo 46, Sassuolo 46, Verona* 46, Chievo 43, Empoli 42, Udinese 41, Atalanta 37, Cagliari 31, Cesena 24, Parma 18.
*una partita in più
Ma la serie A vuole scendere a 18 squadre?
Carlo Tavecchio è ottimista, “ce la faremo”: la Figc ha spostato al 14 agosto la data entro la qualche vanno trovati gli accordi per la riforma dei campionati, quella che il presidente ha sempre definito come la “madre di tutte le riforme”. Se ce la fa davvero, allora può ricandidarsi alla guida della Federcalcio, per il secondo mandato, con maggiori possibilità di spuntarla. Sì, perchè è da tantissimi anni che si cerca un accordo, senza mai trovarlo. Ora è stato fatto un buon lavoro da Andrea Abodi e dal suo amico-nemico di sempre, Claudio Lotito. Anche se non mancano le difficoltà. “Noi scenderemo a 20 squadre”, spiega Abodi, sicuro di trovare un’intesa con la disastrata Lega Pro (dove Lotito propone due soli gironi da 18, massimo 32 contro le attuali 60: una bella sforbiciata). Questa è un’occasione d’oro per la Lega di B: Abodi è più che soddisfatto, ha trovato un nuovo partner (la Compass), Sky ha portato da 18 milioni a 64 in tre anni il contratto tv e presto arriverà anche un nuovo sponsor per i prossimi cinque anni di campionato (non è un’agenzia di betting come in passato). La Lega B con la riforma si troverebbe più snella, 20 squadre anziché 22, ma anche più ricca (la A garantirebbe un “paracadute” da 90 milioni). La formula dovrebbe essere questa: due squadre retrocedono dalla A, due salgono dalla B (che manterrebbe però al suo interno playoff e playout). La Lega di Serie A, nel periodo transitorio, non vuole superare le tre retrocessioni: la riforma scatterebbe dalla stagione ’17-’18, sempre che, appunto, si trovi l’accordo entro il 14 agosto. Ma il nodo pare essere proprio la serie A: nell’ultima assemblea se n’è parlato, in maniera informale, e l’idea di scendere a 18 non ha incontrato grandi entusiasmi. Anzi, sembrerebbe proprio difficile trovare al momento 15 società favorevoli, quante ne servono. Ci sono perplessità che vanno ancora superate. Non è previsto un appuntamento fra le parti, solo la Lega B scriverà lunedì prossimo alla Lega Pro. Ma Lotito e Abodi sinora hanno fatto un buon lavoro, e non sono intenzionati a mollare. Tavecchio ci spera proprio.
Dopo Abodi anche Tommasi si dimette dalla Federcalcio srl? – Acque agitate alla Federcalcio srl, la cassaforte di via Allegri. Il presidente è Carlo Tavecchio, su suggerimento anche del suo precedessore Abete: il posto era stato promesso ad Andrea Abodi (“con Tavecchio – ricorda- ci eravamo stretti la mano”) e quando il n.1 della Lega B è stato nominato consigliere si è immediatamente dimesso. Anche Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori, starebbe pensando di mollare, mentre Michele Uva, dg di via Allegri, è stato cooptato. Due altri membri (Belloli e Macalli) sono out, mentre per la Lega di A non c’è il presidente Beretta: al suo posto Lotito (non è certo una novità). Una partenza complicata per il nuovo corso.
repubblica.it – F.Bianchi
Mercato Roma. Seguito con attenzione Jonathas, attaccante di proprietà del Latina in prestito all’Elche
La Roma per la prossima stagione sta seguendo, con grande attenzione, come altri club europei, ad esempio il Siviglia, Jonathas, il centravanti brasiliano, oggi all’Elche in prestito dal Latina. L’attaccante, a quanto apprende l’Adnkronos, sarebbe una delle soluzioni nel mirino del club giallorosso per il reparto avanzato della prossima stagione. Il giocatore ha giocato un’ottima stagione all’Elche segnando 14 reti nella Liga.