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Gli “aiuti” di Fini per salvare la Lazio dalla retrocessione

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Il Tempo (M.Villosio) – Tra gli aiuti eccellenti strappati da Claudio Lotito per garantire la salvezza alla Lazio nel campionato 2004-2005 ci fu anche quello di Gianfranco Fini. È una delle verità giudiziarie scolpite dalla Cassazione nelle motivazioni alla sentenza sul processo Calciopoli. Oltre alla «congerie di telefonate compromettenti» e di «pressioni» esercitate dal patron della Lazio «sul mondo arbitrale», gli «Ermellini» scrivono chiaramente che nell’evitare la retrocessione del club «avevano avuto esiti positivi interventi di persone estranee all’ambiente calcistico quali» Cosimo Maria Ferri, attuale sottosegretario alla giustizia, e Gianfranco Fini, l’ex presidente della Camera – tifoso biancoceleste – che nel 2005 era ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio.

La Cassazione, nelle 139 pagine che hanno messo il sigillo alla lunga e controversa vicenda di Calciopoli, vedono nelle «sviste arbitrali» in «favore della società romana» durante le partite Lazio-Chievo e Lazio-Parma il frutto degli sforzi di Lotito. E anche se il processo al patron laziale si è concluso per prescrizione ancora prima di giungere davanti alla Suprema Corte, si soffermano sulle «prove inequivocabili» dei suoi interventi sul mondo delle giacchette nere «in un contesto di lotte intestine per la nomina a Presidente della Figc tra l’uscente Franco Carraro e l’aspirante emergente Giancarlo Abete». Sottolineando anche come l’allora vice presidente della Figc, Innocenzo Mazzini, sia stato intercettato mentre assicurava a Lotito che la sua «mediazione» era riuscita ad assicurare alla Lazio un occhio di favore da parte dei designatori arbitrali Bergamo e Pairetto. Le «manovre pressorie» di Lotito e il suo comportamento vengono definiti «fenomeno degenerativo». Nessuno sconto neanche ai fratelli Della Valle, che per salvare la Fiorentina – scrivono i giudici – vanno infine «a Canossa», ovvero si «accostano a quel sistema di potere che li aveva emarginati e in definitiva danneggiati: non dunque con il proposito di garantirsi l’imparzialità delle decisioni arbitrali per riparare ai presunti torti subiti in precedenza, ma una sorta di accondiscendenza versa un sistema di potere che li garantisce per il futuro attraverso scelte arbitrali oculate pilotate».

Stadio della Roma: “Il nostro sogno è costruire la migliore Curva Sud in Europa”

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Tramite il profilo Twitter dello Stadio della Roma sono arrivate alcune dichiarazioni sul nuovo impianto giallorosso: “Vogliamo costruire la Curva Sud migliore d’Europa. Il vostro show, il vostro entusiasmo e la vostra voce saranno la sua anima“.

Roma, turn over invisibile

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Il Messaggero (A.Angeloni) – Che Roma vedremo dopodomani a Frosinone? Negli occhi di tanti tifosi, o almeno nella maggior parte di loro, è rimasta la splendida partita disputata contro la Juventus e sabato vogliono rivedere la stessa squadra. Ma in mezzo ci sono state le partite della Nazionale e dopo Frosinone, la Roma dovrà giocare con Barcellona e Sassuolo, Come sempre avviene in questi casi, ci si chiede: è giusto mandare in campo sabato una formazione che tenga conto degli altri impegni immediati? Tener conto significa cambiare, uomini, modulo, o entrambi. Non ci sono certezze, ma il dibattito è aperto. Ci sono pro e contro qualsiasi scelta si faccia. Parliamone, perché il turnover è sempre un’opinione.

TESI – La logica porta a pensare che Garcia faccia bene a far riposare alcuni suoi elementi di spicco, con lo scopo di tenerli buoni per la sfida con il Barça in Champions, specie quelli che sono stati impegnati nella doppia partita con le Nazionali, vedi Dzeko, Salah, Gervinho, mentre Florenzi ha giocato poco, così come De Rossi. Tenere fuori Dzeko ha un senso? Sì. Darebbe modo a Garcia di pensare e provare una Roma vecchie maniere, cioè senza centravanti ma con Totti e con due ali, magari come Iturbe e Gervinho (o Salah, o Iago Falque). L’assenza di Pjanic aprirebbe le porte a gente come Vainqueur o Uçan, e questo servirà a De Rossi di restare al centro della difesa: una soluzione che consentirebbe a Castan e Ruediger (per motivi diversi) di riposare ancora e trovare la condizione migliore in vista del proseguo della stagione. Del resto, sostiene il partito del “turn-over sì”, il Frosinone si può battere anche con le seconde linee (ammesso che in un grande club esistano). Garcia potrà ragionare anche sui minuti, concedendo meno spazio del solito a gente come Nainggolan, che di solito non si risparmia, qualsiasi maglia vesta, o Keita, anche per questioni di età. Ci sono ovviamente giocatori come Digne e Manolas, che al momento non hanno alternative pronte e sono costretti a tirare il carro fin da subito. Ma siamo a inizio stagione e certi sforzi si possono chiedere.

ANTITESI – Poi c’è il partito del “no al turn-over”. E’ il gruppone che in testa proprio la sfida con la Juve e per loro quella squadra non va toccata. Almeno finché regge. E Pjanic? Si sostituisce con un centrocampista come De Rossi o con uno tra Vainqueur e Uçan. Il rischio, in questo caso, non è preservare i calciatori insostituibili dalle fatica, ma anche da un piccolo infortunio che magari ti impedisce di saltare l’appuntamento in Champions. Garcia vuole far riposare Dzeko? E se poi la Roma non dovesse vincere? Sarebbe un problema. Quindi dentro tutti, la Roma con il suo centravanti, con i suoi due esterni alti e magari senza Totti. In difesa tutti i soliti, con De Rossi ancora al centro. Perché, una squadra che vuole vincere lo scudetto, ritiene più importante la sfida con il Frosinone che non quella di tre giorni dopo contro il Barcellona. E ci sta. Il turnover calcolato non dà garanzie. Ma pure qui siamo all’opinione.

SINTESI – L’impressione è che Garcia voglia cambiare davvero poco, l’unico problema è la sostituzione di Pjanic, che probabilmente sarà coperta con De Rossi o Uçan. Davanti è prevedibile la presenza di Totti, che giocherà dietro Dzeko e Salah. In difesa, se De Rossi giocherà a centrocampo verrà rischiato Ruediger o riproposto Castan. A destra Florenzi, che per Rudi è il terzino titolare, a sinistra Digne. E Vainqueur? Garcia al momento lo considera il vice Nainggolan, così come Uçan è quello di Pjanic, con Keita e De Rossi in alternanza. A Dzeko difficilmente rinuncia in questo momento. Del resto, Garcia ha dichiarato che Edin e Totti possono giocare insieme. Vedremo. C’è un’ipotesi alternativa: 4-4-1-1 con Florenzi e Iago Falque sulle fasce (Maicon esterno basso) e Totti dietro Dzeko.

Calciopoli. Il giudice: «Pure l’Inter faceva lobby sui fischietti»

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La Gazzetta dello Sport (F.Ceniti) – Piani molto diversi, ma stesso condominio. Hanno fatto discutere le parole scritte del giudice della quarta sezione penale di Milano, Oscar Magi, per motivare l’assoluzione in primo grado di Luciano Moggi dall’accusa di aver diffamato Giacinto Facchetti, morto nel 2006, dopo alcune frasi pronunciate nella trasmissione tv «Notti magiche» del 25 ottobre 2010. L’ex d.g. della Juve aveva parlato di «telefonate» fatte da Facchetti ai vertici arbitrali e relative alle «griglie» e di una «richiesta» da parte dell’allora presidente nerazzurro «a un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia col Cagliari». Insomma, Moggi adombrava movimenti illeciti anche dell’Inter, tenuta fuori da Calciopoli. Tesi sempre respinta dal club, mentre Gianfelice Facchetti (potrebbe fare appello alla sentenza) proprio per difendere l’onorabilità del padre aveva querelato l’ex dirigente bianconero.

MOTIVAZIONI Moggi era stato assolto a luglio (il pm aveva chiesto una condanna a 10 mila euro di multa), ma le motivazioni sono state depositate lo scorso martedì, 24 ore prima di quelle su Calciopoli. Il giudice spiega come le telefonate tra Facchetti e alcuni fischietti «costituiscono un elemento importante per qualificare una sorta di intervento di lobbing da parte dell’allora presidente dell’Inter nei confronti della classe arbitrale» e sono «significative di un rapporto di tipo amicale» e «preferenziale» con «vette non propriamente commendevoli». Per Magi le frasi pronunciate da Moggi «contenevano con certezza una buona veridicità, o comunque sono state pronunciate nella ragionevole opinione che contenessero una dose di verità». Non vi è dubbio, infatti, secondo il magistrato, che «le intercettazioni prodotte dalla difesa Moggi e recuperate dal processo di Napoli» danno conto di un «rapporto preferenziale» che Facchetti manteneva coi designatori dell’epoca.

IL RICHIAMO A PALAZZI E qui Magi fa capire come è arrivato a questo convincimento: cita le conclusioni esposte nel 2011 da Stefano Palazzi, procuratore della Figc, che prese in esame proprio il comportamento tenuto da Facchetti e dall’Inter dopo aver avuto le intercettazioni di quegli anni particolari. Palazzi stigmatizzò «duramente» le «evenienze probatorie» che non sfociarono in un processo sportivo contro l’Inter solo perché i reati erano prescritti. Magi spiega di non volersi addentrare nella «giustizia sportiva», ma chiarisce che per il processo penale «Moggi, nel citare le vicende di Facchetti, ha riferito cose vere o verosimili anche se certamente meno gravi delle sue. Ha quindi esercitato un legittimo diritto di critica, ma non può ritenersi che il comportamento di Facchetti possa in qualche modo essere accostato a quello di Moggi nell’ambito penale».

Ciofani: “Frosinone-Roma? Non partiamo affatto battuti”

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La Gazzetta dello Sport (M. Di Rienzo)Frosinone-Roma di sabato al Matusa vivrà anche sul duello a distanza tra due giganti in campo: il bomber dei padroni di casa Daniel Ciofani (190 cm per 82 kg) e l’ariete dei giallorossi Edin Dzeko (193 cm per 85 kg). Due giocatori che di gol ne hanno fatti sempre a grappoli.

DUELLO – «Va bene il duello a distanza con Dzeko, però mi intriga soprattutto quello con la Roma – ammette alla vigilia l’attaccante del Frosinone – . Peraltro in questi giorni ci hanno accostato come caratteristiche. Può darsi, solo che Dzeko ha giocato sempre ad alti livelli, mentre il sottoscritto ci si affaccia da quest’anno. Sinceramente il paragone mi sembra un po’ forzato». Sulla carta, la squadra di Garcia appare ovviamente in netto vantaggio, ma Ciofani a tal proposito sottolinea: «Quella giallorossa è una formazione imbottita di campioni, però giocando in casa potremo contare sulla spinta dei nostri tifosi. Per gli altri non è facile giocare al Matusa perché è uno stadio che crea un’atmosfera particolare, con la gente molto vicina al rettangolo verde».

ARMI – Non basterà l’atmosfera, comunque, per fronteggiare la corazzata di Garcia. «È così – concorda la punta centrale del Frosinone che sabato farà il suo esordio in Serie A dal primo minuto – . Per cercare di salvare quantomeno la pelle, contro la Roma dovremo usare le nostre solite armi, cioè spirito di sacrificio, corsa e il pronto aiuto al compagno. Ma soprattutto non dovremo deprimerci se durante la partita ci saranno momenti di difficoltà sotto l’incalzare degli avversari. L’atteggiamento mentale sarà fondamentale per cominciare a fare punti».

Losi, da Soncino il «Core de Roma»

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Giacomo Losi nasce a Soncino, in provincia di Cremona, il 10 settembre 1935. Con la Roma ha giocato in totale 386 partite di campionato, conquistando il soprannome «Core de Roma», dopo che Walter Chiari lo presentò così durante una trasmissione televisiva. L’ex giocatore giallorosso ha vinto 2 coppe Italia e una coppa delle Fiere, ad oggi unico trofeo internazionale del club.  Nascere in provincia di Cremona, trasferirsi a Roma, scegliere di viverci una vita: «Perché di più belle non ce n’è». E oggi che quella vita arriva a una tappa importante, 80 anni, dire: «I bilanci li lascio agli altri, io preferisco i ricordi». Tutti, anche quelli che vorresti non avere. Giacomo Losi festeggia un compleanno importante e ripercorre, in 8 domande, una per ogni decade, tutte le tappe della sua vita.

Lui che sognava «di fare il ciclista» e che da ragazzino amava Coppi, poi ha scelto di fare il calciatore.
«Sì, perché Coppi era un mito, ma io andavo in piazzetta o all’oratorio a giocare a calcio appena riuscivo a costruire una palla di pezza. Alla fine ha prevalso quella rispetto alle due ruote».

A 13 anni l’amore per il calcio… 
«In quel periodo ho creato una squadra nel mio paese, la “Virtus”. Abbiamo ordinato delle magliette a Brescia, ce le hanno portate nerazzurre come l’Inter, pagate con la nostra paghetta. I pantaloncini li ho cuciti io, che facevo il sarto da mia zia».

A 19 anni l’arrivo a Roma…
«Con tanto di contratto firmato nella sala d’aspetto della stazione di Bologna. La Cremonese ci ha guadagnato 7 milioni, così sono iniziate le mie grandi storie d’amore: quella con la Roma e quella con mia moglie. Abitavo a via Quintino Sella, la vedevo mentre andava a comprare il latte, ci siamo innamorati e sposati. Sono nati due figli, meravigliosi. Me ne è rimasto solo uno, Daniela è morta 9 anni fa. Nessun genitore dovrebbe sopravvivere ai propri figli, dovevo andarmene io al posto suo».

In quegli anni diventa «Core de Roma» perché rimane in campo da infortunato… 
«In realtà il soprannome non è nato dopo il Roma-Sampdoria in cui ho segnato da infortunato, ma qualche giorno prima durante “L’oggetto misterioso”, con Walter Chiari. Lui mi introdusse proprio così: “Ecco a voi Giacomo Losi, er Core de Roma”. Sarei rimasto a vita, ma Helenio Herrera ha deciso che non ero più utile e quindi sono andato alla Tevere Roma per una stagione, poi ho smesso».

E ha iniziato a fare l’allenatore, nel 1976 era a Bari quando nasce Totti… 
«Uno dei ragazzi migliori che ho incontrato nella vita. E non parlo del calciatore, quello lo conosciamo tutti, anche se mi stupisco che si parli solo della sua tecnica e mai della sua fisicità. È diverso da me, io ero un giocatore più d’impeto, ma la classe sua me la sognavo. E mica solo io, è uno dei giocatori più forti di sempre. Un generoso, anche, avrebbe meritato una carriera più vincente. Io, all’inizio ero più egoista, i primi allenatori mi dicevano: “Sei un ottimo difensore, ma ricordati che ci sono anche gli altri compagni”».

Per questo si rivede più in De Rossi? 
«Sì, lui è più istintivo, come me. Però io mi rivedo tanto in Florenzi. Lo vedo migliorare di partita in partita, ha voglia di imporsi. Il dinamismo che ha lui ce l’avevo io, ha un piede buono, insomma, ha tutte le qualità per fare una grande carriera».

Ce le ha anche suo nipote, che gioca nella Lupa Roma? 
«È un difensore, gioca terzino destro. È alto, molto più di me, ed è tra i più piccoli della squadra. È un ’97, avrà tempo di crescere, il mio Marco, e di vedere se il calcio sarà la sua vita, come lo è stato per la mia».

Ottanta anni, 3 scudetti su 3 della Roma visti: che regalo si aspetta oggi Losi? 
«Dalla Roma mi aspetto il quarto scudetto, la squadra mi sembra costruita per vincere, Garcia adesso avrà il compito più difficile. Troppo banale come risposta? Ve l’ho detto che io ho la Roma come una seconda pelle, da loro voglio davvero solo questo come regalo…».

Nuova riunione del Gos. Il Matusa sarà blindato

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La Gazzetta dello Sport – Riunione in questura del GOS ieri mattina per mettere a punto le ultime misure organizzative in occasione della partita Frosinone-Roma di sabato prossimo. La zona adiacente il Matusa per un raggio di oltre 500 metri, sarà blindata con divieti di sosta e chiusura di numerose strade già a partire dalle ore 15. Quelle interessate al divieto di circolazione sono via Piave, via Vado del Tufo, via Aldo Moro, via Marittima, via Giovanni Palatucci e via Alessandro Ciamarra. Dalle ore 14, invece, verrà chiuso piazzale Kennedy che si trova proprio a ridosso dello stadio Matusa. I tifosi della Roma saranno circa 2.000 e per loro verrà predisposto un servizio navetta sia all’esterno del casello autostradale sia alla stazione ferroviaria, per il successivo trasferimento allo stadio. Cancelli aperti a partire dalle ore 15.30.

Ecco Emerson: «Sono qui per crescere»

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La stagione sarà lunga e difficile e quindi fa bene Emerson Palmieri a non essere troppo triste per l’esclusione dalla lista Champions. A Trigoria il terzino brasiliano, arrivato in prestito dal Santos, si presenta e pur con le solite dichiarazioni di rito («Sono qui per aiutare la squadra, devo crescere e lavorare»), colpisce per la sincerità e l’eleganza in un paio di occasioni. La prima riguarda proprio l’esclusione dalla Champions: il d.g. Baldissoni dice che «è stata una scelta fatta solo per le limitazioni imposte dal fair-play finanziario», lui ammette che «giocare quella competizione è un sogno per ogni giocatore, sarebbe piaciuto anche a me. Ma lavorerò per conquistarmi un obiettivo così importante». La seconda: gli viene chiesto un commento alle dichiarazioni di Zamparini di qualche giorno fa («non mi è mai piaciuto»), il ventunenne Emerson incassa e replica: «Ognuno ha la sua visione, io devo soltanto ringraziare il presidente e il Palermo: se non avessi fatto l’ultima stagione con loro, oggi non sarei qui. Non ho altro da dire».

VERSO FROSINONE –  Col Barcellona non ci sarà, a Frosinone sarà il vice Digne, lui come tutta la squadra partirà da Roma direttamente sabato mattina. Pranzo in hotel, poi trasferimento allo stadio e rientro in pullman in serata. Non mancherà il calore dei tifosi: al Matusa saranno 2.000, all’Olimpico mercoledì per l’esordio contro i campioni d’Europa si va invece verso il tutto esaurito, visto che è rimasto soltanto qualche centinaio di posti in tribuna.

Anche la Figc applaude Football Cares. Strootman: visita okay

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Adesso il plauso arriva anche dalla Figc, con il presidente federale Carlo Tavecchio che ieri ha illustrato così Football Cares: «Un’iniziativa lodevole, che conferma la grande sensibilità della Roma, molto attiva nel campo sociale. Mi auguro che continuino ad aderire molti club. La Figc, del resto, è già attiva con diversi progetti di solidarietà per le emergenze umanitarie, perché crediamo che il calcio sia strumento di dialogo e sostegno». Insomma, Football Cares (applausi anche dall’Inghilterra) va avanti e continua a fare proseliti.

La Samp metterà all’asta quattro maglie della gara con il Bologna, il Cagliari giocherà la sfida con la Ternana con la scritta Football Cares sulle maglie. «La piattaforma è aperta, con iniziative che anche simbolicamente possano caratterizzare l’unità o il superamento delle barriere, nazionali o anche di tifo – dice il d.g. giallorosso Mauro Baldissoni –. Noi, intanto, a fine settembre parteciperemo all’iniziativa di supporto alla Liberi Nantes, la squadra di rifugiati che partecipa al torneo di terza categoria».

KEVIN & MIRALEM  – Ieri, intanto, Kevin Strootman è andato a Villa Stuart per un controllo e per una medicazione dal prof. Mariani sul ginocchio sinistro, quello operato nei giorni scorsi per la terza volta in 17 mesi. L’olandese si è fermato poi a trovare anche Elio Capradossi, il giovane difensore giallorosso operato al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Nel frattempo il medico della Bosnia, Reuf Karabeg, ha parlato con Miralem Pjanic assicurandogli che dovrebbe tornare in due e non in tre settimane. Infine la Roma ha chiuso un accordo con la clinica Paideia per le prestazioni cliniche dei giocatori.

Totti si scalda per Frosinone. E la Roma può cambiare pelle

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Chissà se Valentino Rossi si ingelosirà un po’, lui che nel cuore ha quell’Inter che spera di insidiare da vicino Juventus e Roma fino alla fine di questa stagione. Di certo, considerando i successi passati e attuali di «The Doctor», quel 46 lì potrebbe essere un numero portafortuna anche per Francesco Totti. Già, perché se il capitano della Roma giocherà sabato pomeriggio, il Frosinone diventerà proprio la sua 46^ avversaria in 24 anni di Serie A. Di queste, a 38 Totti ha già fatto gol e a 7 no. Ma questo, sarà solo un problema successivo, da affrontare nel caso in cui Rudi Garcia decida di puntare davvero sul capitano giallorosso per la prima volta in stagione.

UNA REGIA NUOVA Ma l’esordio di Francesco Totti è realmente dietro l’angolo o no? L’impressione è che tutti gli indizi portino proprio lì, alla possibilità di schierarlo dal via nella trasferta di sabato pomeriggio. L’assenza di Miralem Pjanic infatti ha aumentato le possibilità, anche se ovviamente il bosniaco e Totti sono due giocatori diversi e la mancanza dalla scena del primo non è direttamente collegata all’eventuale presenza del secondo. Ma senza Pjanic, è ovvio, diminuiscono le soluzioni all’arco di Garcia a livello di inventiva e fantasia. Ecco perché il tecnico francese potrebbe decidere di affidarsi ad un altro tipo di regia, proprio quella legata alle giocate di Totti. In una partita, tra l’altro, dove i ritmi non dovrebbero essere travolgenti. Di più, comunque, se ne capirà oggi, durante l’allenamento tattico in cui Garcia prova la formazione del weekend. Ma come potrebbe giocare Totti in questa Roma?

QUANTE SOLUZIONI Le ipotesi attualmente sono tre: o andare avanti con il 4-3-3 e decidere di schierare Totti punta al posto di Dzeko; o spostare il mirino di poco e trasformare quel 4-3-3 in 4-3-1-2, piazzando Totti come trequartista alle spalle di due attaccanti, ma stavolta con Dzeko dentro e una seconda punta istintiva come Salah o una di raccordo come Iago Falque; o passare all’altro modulo storico del tecnico francese, il 4-2-3-1, con Dzeko come unico riferimento offensivo e Totti schierato ancora centralmente tra i tre trequartisti, con ai suoi lati due esterni capaci di fare anche la fase difensiva (ancora Iago e magari uno tra Florenzi o Iturbe). In mezzo al campo, in tal caso, i due mediani sarebbero Nainggolan e De Rossi, a meno che Daniele non venga schierato ancora come difensore, lasciando così posto a Vainqueur. Insomma, le idee non mancano e Garcia ci sta ragionando su. Di certo, il borsino di Totti è in netta salita. E non certo per esigenze di equilibri, di spogliatoio. Ma solo perché il capitano giallorosso può offrire un contributo a livello di fantasia che altri non hanno.

LE ALTERNATIVE Del resto, in una settimana la Roma si troverà ad affrontare tre gare molto importanti per il suo futuro prossimo: Frosinone e Sassuolo in campionato, il Barcellona in Champions, con la possibilità di poter accelerare in Italia e vivere una passerella importante in Europa. Senza Pjanic, Garcia ha anche un’altra soluzione al suo arco, mandare dentro Salih Uçan, il turco che però non lo ha mai convinto fino in fondo. O lanciare un centrocampo muscolare, magari con Nainggolan, De Rossi e uno tra Vainqueur e Keita tutti e tre insieme. In entrambi i casi, però, mancherebbe la miccia, la scintilla necessaria per accendere il gioco. Ecco allora che il momento di Totti sembra davvero arrivato. Magari tornando all’antico, a quando faceva il trequartista.

Soddimo, gol e assist per tenere lontana la droga

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La Gazzetta dello Sport (G.Imparato) – C’è solo da applaudirlo, e non perché l’unico gol in Serie A del Frosinone è il suo. C’è solo da dirgli bravo, perché non ha ceduto alle tentazioni del guadagno facile e alle insidie della strada: Danilo Soddimo è nato 13 chilometri a nord-est del Colosseo, del Campidoglio, dal cuore di Roma. È di San Basilio, borgata che vuole scrollarsi la nomea di supermarket della droga, con via Gigliotti regno di spaccio e non solo. La gioventù di Soddimo? A tinte forti, tratti marcati, come i murales di via Fabriano, lì a ricordare le emergenze della vita e la tragedia di infrangere la legge. Orgoglioso e grintoso, non ha mai rinnegato nulla, anzi («Non avevamo nemmeno i soldi per il gas e la luce nella casa che avevamo occupato…»). Soddimo non cancella le origini, l’ infanzia a rischio e che grazie al calcio, a mamma Anna, al vivere di pane e pallone , ha salvato il ragazzo di strada che fu. «La paura di finire in brutti giri, in galera, l’avevo, ma l’unico vero “reato” era non andare a scuola per giocare a calcio in strada». Rigava dritto perché alla fine di quella linea tracciata c’era una porta, una rete, un gol da segnare. «A Danì , sarai il Cassano de San Basilio…» gli dicevano nella borgata quando la Sampdoria non l’aveva ancora scovato.

FORZA ROMA – Nel 2004 finì nelle giovanili doriane, mamma Anna influì molto («Faceva le pulizie in condomini e case, si spezzava la schiena, mi portava agli allenamenti e mi stava dietro, sapeva che sarei arrivato in A…sì scrivetelo, la chiamavano la negretta, chi ricorda capirà di chi son figlio… Non avevamo i soldi per il treno che la portasse a Genova per vedermi»). Già, il Cassano di San Basilio, tifosissimo della Roma da fare il portoghese e scavalcare i cancelli dell’Olimpico, prendendo manganellate, sfuggendo ai celerini («…che me fregava, mettevo cartoni e giornali sotto il maglione e zompavo, correvo, correvo più di tutti e lì o corri o la Roma la vedi pe’ …Sky…»). Cuore giallorosso, battito accelerato per i gol di Totti, Batistuta, Montella e quello scudetto del 2001, vissuto in curva.

SCARPETTE – Sì, il calcio sa regalare anche favole, l’ala sgusciante dalle scarpe rotte, ora la sua Roma se la trova parata di fronte, da avversario («Ho sofferto da ragazzo, ma ho anche capito i valori della vita»). Si emozionerà, ma solo nella vigilia, perché nel sottopassaggio del Matusa, in campo, scorderà tutto. Gli basterà pensare a mamma Anna, sì la «negretta», e come si spezzava la schiena per permettergli di fare gol in Serie A.

Lippi avvocato difensore di Totti. Ma in campionato è «a zero»

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Il Corriere della Sera (G.Piacentini) – «Totti? È un tasto delicato. Francesco può ancora cambiare una partita con uno dei suoi colpi, lui e Garcia però devono instaurare un rapporto chiaro: non può giocare sempre, e da persona intelligente lo sa benissimo, ma non può neppure saltare 4-5 gare di fila. La Roma gli deve garantire spazio, che non mancherà tra campionato e Champions». Parole di Marcello Lippi, che, nell’intervista pubblicata ieri dalla Gazzetta dello Sport è tornato a parlare del capitano romanista, che per la prima volta in carriera non può considerarsi titolare nella Roma.

Solo quando era minorenne Totti aveva saltato per scelta tecnica la prime due giornate di campionato. Se si parlasse di qualsiasi altro calciatore di quasi 39 anni non ci sarebbe nulla di strano, ma, visto che si tratta del campione più importante della storia della Roma, la sua assenza fa notizia. In un mondo che procedesse per il verso giusto sarebbe strano il contrario, cioè che una squadra che aspira a vincere in Italia e a fare bene in Europa abbia ancora bisogno delle giocate di Totti. È andata così fino allo scorso anno, quando Francesco in più di un’occasione è stato costretto a giocare anche quando non era in condizione, mettendoci sempre la faccia e ricevendo anche critiche ingenerose. Il fatto che ora non sia più così può significare solamente che la Roma è cresciuta come squadra, con gli arrivi di calciatori importanti come Dzeko e Salah. Totti (e non solo lui) pensa però di poter dare ancora tanto alla Roma, ha in testa degli obiettivi che lo farebbero entrare ancora di più nella storia del calcio – il secondo scudetto vinto, impresa mai riuscita a nessun altro romanista, il gol numero 300 (ne manca solo uno) – e vuole dare il suo contributo.

Garcia, fin da quando ha accettato la panchina della Roma, sapeva che avrebbe avuto l’ingrato compito di dover gestire il fine carriera di Totti, situazione con la quale già altri tecnici prima di lui si sono confrontati alla luce dei fatti prematuramente. Nei primi due anni sulla panchina della Roma ha inventato per il lui il «turnover in campo», facendolo giocare sempre titolare e sostituendolo quando la gara lo consentiva o se c’era bisogno di un maggiore contributo di dinamismo in mezzo al campo.

Quest’anno Garcia sembra aver scelto la strada della qualità del minutaggio, cioè meno partite ma ad un ritmo più alto. Una sorta di vestito buono da mettere nelle grandi occasioni: c’è solamente da capire quale sia tra il Frosinone e il Barcellona – in entrambe non ci sarà Pjanic, il cui infortunio in nazionale ha provocato qualche malumore a Trigoria – la gara che l’allenatore reputa più importante per la stagione della Roma.

Roma-Juve, maximulte agli ultrà della Curva Sud per il cambio di posto

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Il Messaggero (L.De Cicco) – Avere cambiato posto in Curva Sud durante Roma-Juve è costato caro a 42 ultrà giallorossi. “Pizzicati” dalle telecamere dell’Olimpico durante il match del 30 agosto scorso, si sono visti recapitare a casa una multa di 167 euro per avere violato il nuovo “Regolamento d’uso dello stadio”, che da questa stagione prevede norme molto più stringenti sugli spalti. La Questura di Roma contesta ai tifosi la violazione del capo E del regolamento, quello che prevede per lo spettatore «il diritto/dovere di occupare il posto assegnato e, pertanto con l’acquisto del titolo di accesso, si impegna a non occupare posti differenti, seppur non utilizzati da altri soggetti, salvo non espressamente autorizzato dalla società che organizza l’evento su autorizzazione delle competenti autorità».

L’IDENTIFICAZIONE Gli ultrà sono stati identificati tramite il nuovo impianto di videocamere dello stadio, che ha incrociato le postazioni assegnate ai tifosi dal biglietto o dall’abbonamento con quelle effettivamente occupate durante il match. La sanzione prevista oscilla tra i 100 e i 500 euro, con la misura ridotta (per chi paga entro 60 giorni) fissata a quota 167 euro. Dopo avere saldato la multa, i tifosi dovranno presentarsi negli uffici della Questura o nei commissariati di zona con la ricevuta «per l’attestazione dell’avvenuto pagamento», si legge nei verbali.

LINEA DURA Le sanzioni comminate agli ultrà fanno capire che la Questura ha scelto la linea dura, dopo l’introduzione delle nuove norme per la sicurezza sugli spalti, progettate dal questore Nicolò D’Angelo e approvate dal prefetto Franco Gabrielli. Il nuovo regolamento, che taglia in due le Curve (con una sforbiciata di circa mille posti tra Nord e Sud) e che ha previsto l’innalzamento delle barriere che dividono il settore degli ultrà con quello dei Distinti, per evitare scavalcamenti pericolosi, ha subito incontrato la levata di scudi della frangia più estrema della tifoseria giallorossa. Proprio durante Roma-Juve, la curva romanista ha deciso di presentarsi sugli spalti voltando le spalle al campo per protestare contro il piano di Questura e Prefettura, che vieta anche di arrampicarsi sulle transenne per lanciare i cori e di appendere qualsiasi tipo di vessillo alle balaustre.

I DASPO La Questura però non arretra di un millimetro dalla linea della legalità. Il primo segnale era stato l’invio di 70 Daspo che hanno decimato il gruppo trainante della Sud. Ora, a distanza di una settimana dalla partita, sono partite le multe a 42 ultrà. Per ribadire che non si abbassa la guardia contro chi non rispetta le regole.

Ciofani-Dzeko, duello tra giganti: “Io e Edin uguali solo per la stazza”

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Il Messaggero (M.Di Rienzo)Giganti contro. La sfida di sabato al Matusa tra il Frosinone di Stellone e la Roma di Garcia, vedrà in campo due attaccanti dalle caratteristiche simili in fatto di corsa, potenza fisica, tiro e gioco aereo. Parliamo di Daniel Ciofani, 30 anni, il bomber dei padroni di casa e di Edin Dzeko, l’ariete giallorosso, di un anno più giovane. Due corazzieri che in area si fanno sentire, grazie ai 190 cm per 82 kg dell’abruzzese e ai 193 cm per 85 kg del bosniaco. E di gol ne hanno segnati sempre a grappoli. La partita di sabato in Ciociaria, dunque, vivrà anche sul duello a distanza dei due colossi. «Il duello a distanza con Dzeko mi stimola, però mi intriga di più quello della mia squadra con la Roma. Gli addetti ai lavori, peraltro, in settimana ci hanno accostato come caratteristiche fisiche. Dzeko ha giocato sempre ad alti livelli, mentre io su palcoscenici importanti mi ci affaccio solo da quest’anno. Mi rendo conto che il paragone regge fino ad un certo punto e sinceramente mi sembra un po’ forzato».

LOTTA IMPARI  Sulla carta il divario tecnico tra gli uomini di Garcia e quelli di Stellone è netto, ma Daniel Ciofani sottolinea: «Quella giallorossa è una squadra molto forte e che può contare su tanti campioni, però magari potrebbe scendere in campo già con la mente al mercoledì successivo quando affronterà il Barcellona per la Champions League. Per gli avversari non è facile giocare al Matusa, stadio che crea un’atmosfera particolare». Non sarà sufficiente, comunque, l’atmosfera all’interno di un Matusa da tutto esaurito, per fronteggiare la corazzata di Garcia. «Per cercare di salvare la pelle, contro la Roma dovremo usare le nostre solite armi: spirito di sacrificio, corsa e il pronto aiuto al compagno. Non dovremo deprimerci davanti alle difficoltà, ma stringere i denti e lottare su ogni pallone dal primo all’ultimo secondo».

Olimpico, multe per chi cambia posto in curva Sud. La Questura: toccherà anche ai laziali

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Il Corriere della Sera (R.Frignani) – La sorpresa è arrivata giorni fa con una convocazione al commissariato Prati, competente per l’ordine pubblico all’Olimpico. A rendere nota la vicenda è stato ieri Lorenzo Contucci, spesso avvocato di ultrà arrestati: su Facebook il legale ha postato il verbale di un tifoso «riconosciuto – si legge nel documento – dal sistema di telecamere in uso nell’impianto sportivo non occupare il proprio posto assegnato all’interno del settore curva Sud».

Fra i 42 romanisti ci sono, spiegano dalla Questura, personaggi conosciuti per episodi di violenza allo stadio e quindi riconoscibili dai filmati e altri invece identificati dal sistema elettronico ai tornelli: filmati all’ingresso dell’Olimpico, sono stati praticamente pedinati fino al posto a sedere. La polizia ha anticipato che questo genere di provvedimenti saranno presi in futuro e riguarderanno anche la curva Nord laziale. Per gli investigatori si tratta di un deterrente e uno strumento affinché le forze dell’ordine sappiano in tempo reale chi occupa le curve, da dopodomani divise in due da barriere rimovibili. Le multe per chi cambia posto allo stadio erano previste fin dal 2007 e sono contenute nel Regolamento d’uso dell’Olimpico collegato al decreto legge numero 28 del 24 febbraio 2003 sulle disposizioni urgenti contro la violenza in occasione di competizioni sportive. Ma fino a oggi la sanzione non era mai stata applicata, anche se adesso si prevede una sequela di ricorsi.

«Cari tifosi della Roma, sappiamo bene che in curva Sud ci sono dei forsennati che non rispettano il posto assegnato e che seguono la partita in piedi, addirittura facendo il tifo, come fossero allo stadio», ha scritto ironicamente su Fb l’avvocato Contucci, che ha rivelato come per i multati «alla seconda violazione nella stessa stagione sportiva scatterà il daspo da 1 a 3 anni». Quindi l’appello: «Sin dalla prossima partita suggerisco di subissare gli steward in curva Sud chiedendo a ciascuno di loro in quale punto si trova il vostro posto, lamentando – se del caso – che il seggiolino è sporco ovvero che un energumeno proprio non vuol saperne di andarsene, chiedendo altresì di verbalizzare il tutto qualora doveste essere multati dai solerti tutori dell’ordine».

Al ‘Matusa’: alcolici vietati e viabilità stravolta

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Il Corriere della Sera (A.Mariozzi) – Per il Frosinone è la gara più attesa e importante d’inizio campionato, dopo le sconfitte con Torino e Atalanta. Per la Roma è la trasferta più breve (80 km). È iniziato il conto alla rovescia per il primo derby laziale di serie A tra la neopromossa formazione di Roberto Stellone e i giallorossi di Rudi Garcia, reduci dall’esaltante successo in casa contro la Juve.

Nel capoluogo ciociaro, a due giorni dal match (sabato ore 18, apertura dei cancelli alle 15,30), è tutto pronto. Il «Matusa» è già esaurito: 9.000 spettatori, 2.000 romanisti con le polemiche dei club giallorossi della Ciociaria, esclusi dalla possibilità di assistere alla partita. Ieri è stato definito il piano-sicurezza: il Gos della Questura ha aumentato il numero degli steward (150), con i 26 garantiti dalla Roma. Deciso l’utilizzo di barriere «frangi folla» nelle due curve per facilitare l’accesso dei tifosi. Vietata (dalle 12 alle 22) la vendita di alcolici e superalcolici dentro e fuori lo stadio. La viabilità sarà rivoluzionata: via Piave, via Aldo Moro, via Marittima e via Giovanni Palatucci saranno chiuse dalle 15, mentre via Ciamarra solo durante l’ingresso e l’uscita dei tifosi. Massiccio l’impiego delle forze dell’ordine per presidiare la zona intorno al Comunale, la stazione ferroviaria, il casello dell’A1 e le principali strade d’accesso. 

Il Frosinone ieri si è allenato di nuovo a Ferentino. Stellone, dopo Blanchard, ha recuperato anche l’ex giallorosso Alessandro Rosi. Ancora non al meglio, invece, l’attaccante cileno Nicolas Castillo: in campo dovrebbe andare dal primo minuto Daniel Ciofani

Emerson, la sfida «Io sono pronto»

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Il Messaggero – «La concorrenza è normale in una grande squadra, non mi fa paura. Mi sento pronto». Sicuro, convinto delle proprie qualità, Emerson Palmieri è convinto: vuole imporsi nella Roma. Il terzino sinistro classe ’94, arrivato in prestito dal Santos, avrà la maglia 33. «A Palermo credo di aver fatto sempre bene e senza quell’esperienza oggi non sarei qua. Ho avuto un infortunio che mi ha tenuto fermo due mesi, e sicuramente mi ha penalizzato», le sue parole il giorno della presentazione.

Garcia ieri aveva un po’ tutti a disposizione, tranne qualche acciaccato, vedi Torosidis e l’infortunato illustre Pjanic (Roma infuriata con il ct della Bosnia, Bazdarevic). A Trigoria anche Manolas, deluso e criticato in Grecia. «Accettiamo tutto ma non vogliamo essere considerato non degni di giocare in Nazionale». Il dg della Roma, Baldissoni, ha lanciato un’altra iniziativa benefica. «Saremo a supporto di ‘Liberi Nantes’, squadra di rifugiati che partecipa al campionato di terza categoria a Roma». Poi? «Facciamo parte di un progetto che vede coinvolta anche la Lega di B per la realizzazione di un impianto sportivo a Lampedusa per i rifugiati». Operato ieri Capradossi. In campo in quattro/cinque mesi.

Digne è pronto contro il Frosinone. Arriva Palmieri

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La Repubblica (F.Ferrazza) – La sua prima trasferta con la maglia della Roma si consumerà a Frosinone. Lucas Digne sembra essere nella capitale da mesi, per questo fa strano pensare che sia sbarcato alla corte di Garcia solamente due settimane fa, proiettato in una nuova realtà senza neanche il tempo di realizzare troppo. A sei giorni dal suo arrivo, con in mezzo visite mediche e trasferimento nella nuova abitazione, il terzino è stato schierato titolare contro la Juventus dal tecnico, che aspettava il suo arrivo con impazienza vista la penuria di alternative in quel ruolo. Ora la prima lontano dall’Olimpico, sabato a Frosinone, poi l’esordio in Champions, con la Roma contro il Barcellona. E proprio la competizione europea è una delle motivazioni alla base della scelta del francese di trasferirsi nella capitale, oltre alla voglia di riconquistare la maglia della nazionale.

Di spazio ne avrà molto, visto che il suo cambio naturale, Emerson Palmieri, non è stato neanche inserito nella lista Champions. «Tutti i giocatori ambiscono ad andare in campo — ammette durante la sua presentazione il ventunenne brasiliano, preso dal Palermoma capisco anche che sono un nuovo arrivato, giovane e starà a me dimostrare il mio valore. La concorrenza non mi fa paura, l’unico obiettivo è aiutare la squadra». E vuole aiutare la squadra Szczesny che, rientrato dagli impegni con la Polonia, ha subito condiviso sui social la sua voglia di campionato. «Tornato a Roma, pronto per il match di sabato».

Dovrà seguire i compagni da fuori, come noto, Pjanic, alle prese con una lesione di primo grado al polpaccio destro. E sono i media bosniaci a rivelare come il club di Trigoria sia infuriato con il ct Bazdarevic per aver utilizzato il centrocampista nella seconda gara contro Andorra, nonostante il ragazzo avesse avvertito il dolore già nella prima, contro il Belgio. Intanto torna a parlare dello sponsor da mettere sulla maglietta, Baldissoni: «Ci sono proposte, discussioni, negoziazioni in corso, alcune sono finite sulla stampa, altre no. Non rilasciamo dichiarazioni specifiche su questo e fino a quando non ci sarà qualcosa da dichiarare al mercato, non comunicheremo nulla». Si è quindi ancora in una fase di trattazione, a stagione avviata.

Roma, il centrale è un problema

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Leggo (F.Balzani) – Di certo, al centro, c’è solo Manolas. L’ultimo a tornare dagli impegni in Nazionale sarà il primo a ricevere una maglia da titolare nel lungo tour de force che attende la Roma da qui a metà ottobre. Il greco però non ha ancora un compagno (di reparto) fisso. Non lo è Castan che per sua stessa ammissione deve recuperare la forma fisica e mentale dopo i tanti mesi di inattività e l’operazione al cervelletto: la prestazione incolore col Verona e l’esclusione con la Juve, infatti, consigliano cautela. Potrà esserlo Rudiger, il gigante tedesco che a Trigoria considerano un potenziale Benatia. L’ex-difensore dello Stoccarda però in questi giorni ha svolto solo lavoro personalizzato e deve smaltire ancora il piccolo intervento in artroscopia al ginocchio. La sosta ha permesso a entrambi di guadagnare terreno, ma i dubbi restano così come la paura di bruciare il giovane Gyomber.

Per questo Garcia vorrebbe lasciare De Rossi (soprattutto contro il Barça) al fianco di Manolas mantenendo Keita davanti alla difesa. L’infortunio di Pjanic (a proposito non è piaciuta affatto alla Roma la gestione del giocatore da parte del ct Bazdarevic e della federazione bosniaca) però complica i piani del tecnico che con De Rossi in difesa si ritroverebbe poi con la coperta corta a centrocampo a meno che non decida di lanciare nella mischia uno tra Uçan e Vainqueur.

Fa discutere intanto la situazione Totti, escluso nelle prime due giornate e con la voglia di spaccare per l’ennesima volta il mondo. Dopo le parole di Lippi alla Gazzetta dello Sport («La Roma gli deve garantire il giusto spazio. Lui e Garcia devono parlarsi») si è aperto il dibattito sulla gestione del più forte giocatore della storia giallorossa ormai prossimo ai 39 anni. L’assenza di Pjanic dovrebbe favorire il ritorno di Totti, ma il capitano – a caccia del gol numero 300 – non può ricoprire le stesse mansioni dell’ex-Lione e quindi si andrebbe incontro a una rivoluzione tattica: un 4-2-3-1 con Iago e uno tra Salah e Iturbe ai lati di Francesco e alle spalle di Dzeko.

Emerson si promuove: “Sono qui per giocare”

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Leggo (F.Balzani) – «Non temo la concorrenza, sono qui per giocare». Fa la voce grossa in conferenza Emerson Palmieri, 38° brasiliano della storia giallorossa. Di certo non il più famoso. Terzino sinistro 21enne, arriva in prestito dal Santos dopo un anno al Palermo e ha scelto la maglia 33: «Mi ha insegnato molto la mia prima stagione italiana. Mi sento pronto per giocare in una grande squadra». Zamparini, per lui, non ha avuto parole d’affetto («non mi è mai piaciuto»), ma Emerson evita le polemiche: «Evidentemente il presidente ha la sua visione del calcio. Io ho sempre dato il massimo quando non ero infortunato».

Al suo fianco il dg Baldissoni che è tornato su Football Cares: «Faremo parte di un progetto con la Lega di B per la costruzione di un centro sportivo a Lampedusa». La Roma ha inoltre stretto un accordo con la clinica romana Paideia (la stessa che lavora con la Lazio da diversi anni) per quel che concerne visite mediche e assistenza sanitaria.