Il Messaggero (R. Buffoni) – Trigoria, alle spalle del Centro Sportivo quartier generale della Roma, si incrociano due strade: via Guido Masetti e via Giuliano Taccola. Un portiere e un centravanti della Hall of fame giallorossa. Un campione d‘Italia e del Mondo e un campione di sfortuna. Taccola, toscano di Uliveto Terme, sarebbe dovuto passare agli almanacchi come un grande centravanti, capace di segnare caterve di gol con i giallorossi allenati da Helenio Herrera, il Mago. Ne riuscì a segnare solo 21 in 50 presenze perché il destino gli riservò un’altra strada, buia e dolorosa.

Taccola morì nello spogliatoio di Cagliari, dopo una partita che nemmeno giocò. Il 16 marzo del 1969 reduce dall’asportazione delle tonsille, volle seguire i compagni nella trasferta in Sardegna. Sceso a fine partita dalla tribuna per salutare i compagni, ebbe un malore e perse la vita a soli 25 anni. Una tragedia avvolta nel mistero che nemmeno l’autopsia chiari. Si disse di un vizio cardiaco causa di infezioni e stati febbrili. Di qui la scelta di operarlo di tonsille. Ai funerali nella Basilica di San Paolo Il Messaggero dell’epoca scrisse che andarono 60mila persone. La vedova, Marzia Nanniperi, da 54 anni non smette di invocare la verità sulla tragedia del suo Giuliano, che mercoledì di anni ne avrebbe compiuti 80.