Pagine Romaniste (R. Gentili) – La Roma non intacca il monopolio del Siviglia. L’Europa League resta esclusiva degli andalusi. A Budapest i giallorossi di Mourinho si arrendono ai rigori agli spagnoli: finisce 4-1, con gli errori decisivi di Mancini ed Ibanez. Il quarto rigore di Montiel finisce prima sul palo, poi Taylor, tanto per aggiungere critiche alla discutibile direzione, lo fa ribattere. Questa volta l’argentino, già decisivo dal dischetto al Mondiale, non sbaglia. Il vantaggio du Dybala viene annullato da Mancini ha ristabilito la parità. Al già doppiamente tragico 30 maggio, ora c’è il 31.
Si va subito al massimo. Nel primo quarto d’ora la Roma ottiene la chance più pericolosa prima dell’aprirsi delle marcature. Fa tutto Spinazzola. Nel bene e nel male. Cambia perfettamente il campo per Dybala: giocata di bacino e filtrane a premiare il taglio di Celik, che mette al centro per l’esterno italiano. La posizione è buona, la porta è in bella mostra: Spina, però, con l’interno destro non mira né forza, facendo passare a Bono solo una momentanea inquietudine.
La stessa che poi il Siviglia vive alla mezz’ora. Abraham rimane a terra dopo un contatto col piede di Gudelj, che però il check Var conferma aver toccato solo il pallone. Poco da temere. La chance per il vantaggio della Roma è immediata. E sfruttata. Ibanez, preciso nella lettura e nel respingere i traversoni tranne quello del pareggio, intercetta un lancio lungo della retroguardia andalusa. Il pallone arriva al centro del campo, Cristante lo protegge dalle grinfie di Rakitic: è lì, in bella mostra, Mancini lo nota e di prima intenzione lancia Dybala, che finta di corpo e batte col destro rasoterra il portiere marocchino (35’).
A fine primo tempo il Siviglia suona l’allarme. Rakitic, solo fuori area, calcia rasoterra di prima intenzione: è il palo a salvare il battuto Rui Patricio. Che non ha niente di particolare da fare, ma al 55’ si ritrova la palla in rete: cross di Nasri, vivace per la molle presenza di Spinazzola, e deviazione sfortunata di Mancini.
La squadra di Mendilibar prende sempre più il sopravvento. I giallorossi di Mourinho provano a riemergere. Nell’evolversi di un cross dello spento Pellegrini, Abraham, da terra, non riesce a girare la palla che arriva ad Ibanez: dal limite dell’area piccola, il difensore lavora troppo con l’esterno mandando clamorosamente fuori.
Si ritorna nell’area di Rui Patricio, dove per istanti serpeggia il terrore. Taylor, tanto per aggiungere ancor più confusione alla prestazione, indica il dischetto per uno sgambetto dello stesso Ibanez su Ocampos: si riaccende di nuovo il check, che smentisce l’iniziale decisione dell’arbitro inglese. Parlando di inglesi, quando alla fine dei tempi regolamentari manca un quarto d’ora Abraham esce in favore di Belotti. Il Gallo ha l’altra grande occasione del match, sempre non sfruttata. Da punizione, Pellegrini gli mette un assist da girare con potenza in area: il centravanti sfiora solamente con la punta.
Prima della fine dei tempi regolamentari, l’ultimo brivido lo regala il fin lì non operativo Rui Patricio, che fa fatica a controllare un pallone battente. I primi quindici minuti aggiuntivi vanno avanti a rilento, con niente di particolare da segnalare. Nella seconda ed ultima parte altro episodio arbitrale dopo il tocco di braccio di Fernando: mano di Gudelj sul viso di Ibanez, ancora niente di irregolare. Quando la lotteria dei rigori incombe, la Roma va al palo: il colpo di testa sul cross del pimpante Zalewski finisce sulla traversa della porta sotto il settore dei romanisti. Per i rigori, però, si va dall’altre parte.
LE PAGELLE
Rui Patricio 6 – A Tirana erano serviti i suoi grandiosi interventi. Oggi quel che deve fare è ringraziare il palo che respinge il tiro di Rakitic. La deviazione di Mancini lo coglie di sorpresa: può poco. Meglio invece sul tiro che chiude i tempi regolamentari: palla battente, non la tiene creando apprensione. Sempre a sinistra sui rigori, quello intuito – il quarto – viene fatto ripetere.
Mancini 5,5 – Come a Tirana, dà il là al vantaggio. Vede quel pallone solitario e custodito da Cristante e non ci pensa due volte a lanciarlo millimetricamente per Dybala. Fastoso e solido negli interventi difensivi della prima parte. Poteva mancare l’ammonizione? Assolutamente no. Segue la sfortunata carambola sul cross di Navas. Con la fascia al braccio, il rigore va centralmente: Bono respinge con i piedi. Sfortunato e stanco.
Smalling 6,5 – Sa come si fa. L’Europa League la conosce bene per averla vinta proprio con Mou nel 2016-17 con lo United. Nel primo tempo è compatto, nella ripresa si perde per un istante. Fatale. Sul gol compie un movimento su se stesso che permette il transito del traversone. Non stropiccia più la lettura, ritornata subito chiara e semplice. Ma davanti alla porta non è cinico: prima regala a Bono, poi colpisce la traversa.
Ibanez 5,5 – Svarioni o meno, è lui il titolare del centro-sinistra della difesa. Mou lo conferma dopo gli errori di Firenze, e non solo. La gara si divide tra l’aria e la terra: svetta per respingere i numerosi cross e lanci, rimane a terra per i contrasti, rimediando anche i punti. Di testa mette però a centrocampo il gol del vantaggio. L’unico cross a cui non riesce a cambiare direzione va sulla gamba di Mancini: salta, ma non quanto servirebbe. Goffamente cerca il tap-in nella mischia del 67’: la palla va mestamente ed addirittura a lato. Entra ballando nei dialoghi spagnoli in cui entra. Sfregiato in viso, va comunque sul dischetto: la mano di Bono la porta sul palo. Ha sbagliato, vero, ma ha dato letteralmente tutto.
Celik 6,5 – Chi gliel’avrebbe mai detto che al primo anno di Roma si sarebbe ritrovato titolare in finale d’Europa League. La vive con fare propositivo: mette il cross sprecato da Spina, compie importanti interventi, soprattutto in tackle. Fatica, senza cadere, nella ripresa. (Dal 91’ Zalewski 6 – Subito una buona giocata conclusa con un tiro finito sulla difesa spagnola. Contiene, prova a scuotere con i piazzati).
Cristante 6,5 – Bistrattato, ma a pieno titolo nella storia della Roma. Erige il muro contro cui sbatte il Siviglia, apre il pertugio per il gol. Copre da Rakitic il pallone che Mancini manderà per Paulo. Segue troppo palla, schiacciandosi in zona laterale e lasciando a Rakitic la libertà di calciare e colpire il palo. Rimedia il giallo nella ripresa, quando c’è più da fare. Secco e rasoterra il rigore.
Matic 7 – Col Bayer era la partita più importante della vita, oggi quella per coronare una carriera incredibile ed arricchire il già valoroso palmarès di un trofeo europeo. Non permette il transito nella metà giallorossa a nessun pallone, che poi verticalizza con cura negli spazi. Ammonito (esageratamente?) per un braccio largo in contrasto aereo, è più cauto. Mantiene l’autorevolezza all’avanzare del Siviglia, dovendo però fare i conti con la calante lucidità. E stanchezza, cui deve cedere. (Dal 119’ Bove 6,5 – Per i rigori, che non calcia, ma per cui ci si arriva per via del suo intercetto).
Spinazzola 4,5 – Preservato, curato ed atteso. Leo parte titolare, come non faceva dall’Inter, ad inizio maggio. E il tempo trascorso presenta il conto subito: crea con un perfetto lancio per Dybala la prima azione del match, conclusa però sulle mani di Bono. Impatta di interno, senza dare forza e precisione. A turno concede troppo spazio a Ocampos, Suso e a Navas, di cui osserva il cross del pareggio. Quel poco di terreno che guadagna non lo usa a dovere. Non gli riesce nulla di quel che abbozza. (Dal 106’ Llorente 6 – Amministra).
Pellegrini 5,5 – Seconda finale europea, lì dove i suoi idoli non sono arrivati. In aiuto, non sempre riuscito, a Spinazzola, quando arriva davanti raccoglie in base a ciò che semina: poco. Non si ricordano grandi azioni, viene ammonito per simulazione quando cade dopo essersi sfiorato con Telles in area. Rivitalizzatosi nella ripresa, rimane nei parametri della mediocrità. Da riconoscere la grande e profonda abnegazione, che però non basta. (Dal 106’ El Shaarawy sv – Non ha la possibilità di accendersi).
Dybala 8 – Oggetto del dibattito romanista dell’ultimo mese, soggetto dell’illuminante pre tattica di Mourinho. Altro che “20-30 minuti”, Paulo serve subito. Alla prima azione ci prova subito, mandando fuori. Quando riesce a sfuggire ai tanto duri quanto mai sanzionati trattamenti non perdona: messo solo davanti a Bono, finta di corpo ed apre il destro che proietta lui e la Roma nel paradiso. Aiuta, tanto, anche dietro. Troppo. Il troppo voler fare lo rallenta, costringendolo ad uscire. (Dal 67’ Wijnaldum 4 – Spaesato. Se il filo del gioco passa da lui viene rallentato).
Abraham 5 – Ha la chance di diventare l’unico giocatore ad aver vinto tutte le competizioni UEFA. Parte a mille, facendosi apprezzare sia davanti ma soprattutto con recuperi in area e a centrocampo. Prima del gol, resta a terra perché il piede di Gudelj lo sfiora: il check Var non assegna rigore. Davanti a Bono, nell’unica chance, non riesce a coordinarsi. Come sull’ottimo passaggio di Matic, su cui cade. (Dal 75’ Belotti 5 – La serata che aspettava. Su uno schema, Pellegrini dà in dono la palla della gloria: segue bene la traiettoria, arrivando però a colpire solo con la punta. Lo spirito battagliero, però, non manca mai).
Mourinho 5,5 – Sembrava esserci il presagio per una nuova gloria, ma la sfortuna e le limitate possibilità hanno bussato alla porta. Della Champions, ora, nemmeno l’ombra.