Roma, retromarcia Dzeko. E Di Francesco accelera

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Forse la Legge di Murphy – «se qualcosa può andar male, lo farà» – tra martedì e mercoledì ha finito di dettar legge a Trigoria. Pali, infortuni, Var non utilizzate: l’armamentario delle cose negative è stato sgranato. Mancava la polemichetta tra Dzeko, ex capocannoniere del campionato, e l’allenatore emergente, Di Francesco. È arrivata, ma può essere che la ruota, adesso, abbia cominciato a girare.

LA SVOLTA – Indizi? Solo tre, ma convincenti. 1) La vena straordinaria mostrata contro l’Atletico Madrid da un portiere ancora oggetto misterioso, Alisson. Il pareggio contro la banda di Simeone è innanzitutto merito suo. 2) L’onesto passo indietro del centravanti bosniaco. Dopo che a fine partita aveva espresso perplessità («L’anno scorso ho fatto tanti gol, quest’anno sarà più difficile, ho toccato poche palle in questo match, speriamo di toccarne di più che nelle prossime gare. Si sente la mancanza di Totti? Sì certo, così come si sente quella di Salah che giocava vicino a me. Anche Nainggolan giocava più vicino a me, ora sono tutti più distanti con questo sistema di gioco»), ieri è arrivata la precisazione: «Quella di ieri è stata una gara molto difficile, combattuta pallone su pallone. Avrei voluto dare un contributo maggiore ma in gare del genere non è sempre facile, per questo a fine gara non ero molto soddisfatto. Mi dispiace però che le mie parole siano state interpretate come una critica. Penso invece che gli insegnamenti del mister sono quelli giusti e impegnandoci al massimo otterremo i risultati che vogliamo». Come dire, tra i due ieri nessun problema e nessuna fronda interna, anche se non è escluso che Di Francesco debba alzare i toni per farsi seguire da tutti. 3) Il miglioramento delle condizioni di Schick, che ieri si è allenato in gruppo e che quindi potrebbe essere convocabile per sabato contro il Verona.

LA CONDIZIONE – Intendiamoci, l’allarme non è ancora terminato. Basti pensare che un tifoso «peso massimo» come Massimo D’Alema ieri ha detto: «La Roma non ha gioco e quest’anno è destinata a lottare per la salvezza». Parole durissime, che Di Francesco deve metabolizzare, lavorando intanto sulla condizione fisica. Sono abbastanza illuminanti le frasi dette dall’allenatore due giorni fa. «Abbiamo avuto la difficoltà di andare in tournée, chi ha retto sono quelli che sono stati al ritiro per me (Alisson, Juan Jesus e Perotti, ndr). Non è detto che sia negativo non essere al meglio in questo momento. Mi hanno detto che avevano le gambe pesanti, cercheremo di migliorare la condizione fisica». Tutto vero ma, se vogliamo, sia Di Francesco che Dzeko si sono posti davanti a due nostalgie ineluttabili: quella dell’allenatore è per una preparazione standard – la potremmo chiamare vecchio stile – che il calcio attuale non consente a nessun club di vertice (Napoli escluso); quella dell’attaccante è per un giocatore (Salah) che esigenze societarie hanno portato lontano da Roma. Morale: entrambi dovranno fare di necessità virtù, lavorando da un lato per far tirare più in porta il centravanti (contro Atalanta e Atletico i giallorossi hanno fatto solo un tiro nello specchio della porta), dall’altro nel non delegittimare mai il tecnico.

CURA SCHICK – Accertato che ormai la squadra ha un portiere di pieno affidamento, per cercare di rendere più prolifica un gruppo sulla carta creato per essere a trazione anteriore, il recupero di Schick può essere fondamentale. Non ha le caratteristiche dell’esterno che chiedeva Di Francesco, ma se mostrerà la duttilità giusta, la Roma avrà un terminale di altissima potenzialità, che libererà anche Dzeko da marcature troppo strette. Un luogo comune il tecnico abruzzese l’ha sfatato: l’integralismo. Il passaggio in corsa dal 4-3-3 al 5-3-2 o al 4-2-4, quando occorreva, ha già dimostrato che sa cambiare. E chissà che presto anche la «delusione» di Pallotta non si trasformi in apprezzamento, anche perché il presidente a fine partita si era sfogato con i suoi amici per la prestazione non proprio brillante.

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