Il Messaggero (S. Carina) – Un battibecco tra le panchine all’Olimpico, l’esultanza del tecnico viola agitando la giacca sotto la curva Fiesole al Franchi, una protesta di José per l’arbitraggio di turno (Ayroldi, ndc) a Firenze con tanto di silenzio nel post gara, fino all’abbraccio dello scorso maggio nel tentativo di sanare attriti e incomprensioni. Roma-Fiorentina due tecnici agli antipodi per filosofie di calcio: pragmatico il primo, ultraoffensivo il secondo. Oggi si preferisce riassumere il tutto con il confronto tra allenatori “risultatisti” e “giochisti”.
Due modi diversi per arrivare allo stesso obiettivo: la vittoria. Mou c’è riuscito in Conference, fallendo l’Europa League per un fischio (quello mancato di Taylor sul mani di Fernando). Italiano ha raggiunto anch’egli due finali, in Conference e Coppa Italia, perdendole entrambe ma regalando emozioni che a Firenze da tempo non erano più di casa. In stagione, invece, i due allenatori sono separati da un punto in classifica, con l’allenatore portoghese che veleggia a più quattro per quanto riguarda i gol. Con buona pace di chi lo vuole praticare un calcio prettamente difensivista. In difesa forse ci giocherà oggi.
La visita giovedì dei legali è stata propedeutica ad anticipare la linea difensiva, volta a sottolineare come la definizione data dal tecnico sabato scorso non avesse nessun carattere lesivo nella lingua portoghese. E oggi José è intenzionato a spiegarlo nuovamente. Stavolta rigorosamente in italiano.