Mezzo scudetto. La Juve piega anche la Roma dopo un match duro e molto combattuto

La Stampa (M.Nerozzi) – Sembra davvero la saga di Guerre Stellari, perché pure qui allo Stadium, tra sequel e spin-off, c’è sempre una Morte (bianco)Nera che aspetta la Roma: stavolta ai giallorossi non è bastato neppure requisire il pallone (61% di possesso) e finire la partita chiudendo la Juve nella sua area. Perché poi, al solito, i campioni d’Italia ti fanno giocare sostanzialmente male, e sanno essere molto più cattivi: 6 tiri nello specchio a 2. Per dire: Szczesny ha fatto due grandi parate, Buffon zero. E, soprattutto, hanno Gonzalo Higuain, l’uomo che ha tracciato la differenza. Nei numeri, abissale: bianconeri a +7 e campioni d’inverno con 2 giornate di anticipo. Per non parlare dei 100 punti fatti nell’anno solare, e del bilancio contro l’arcinemica, allo Stadium: sei partite, sei vittorie. Cose da fantascienza.

Il peso del Pipita – Nel primo tempo c’è appunto chi ha il possesso del gioco (la Roma, 59% all’intervallo) e chi la proprietà di un giocatore: il Pipita, che si mette in proprio e inventa il vantaggio. Scatto, dribbling, colpo mancino: imprendibile. La distanza sta tutta in quei metri e in quei secondi, perché tutto il resto è davvero territorio di pareggio: fisico e combattuto fin che si vuole (7 ammoniti), ma piuttosto avaro di emozioni. Già nei primi 45 minuti Buffon si potrebbe iscrivere a un corso di pilates, mentre Szczesny deve star sveglio su Higuain, e chi sennò. Senza Salah, che entrerà alla pausa, Spalletti si affida a Gerson, 19 anni e 85 minuti in serie A: a parte qualche contrasto robusto e una non vaga tendenza a buttarsi, poca roba. Anzi, è quasi misterioso come Alex Sandro non ne approfitti, oltre frontiera, anche perché Rudiger, terzino di quelle parti, è impegnato a fare autoscontri con Mandzukic. Il brasiliano si rifarà nel secondo tempo, asfaltando la corsia. Nella prima metà, e lo si sospettava, la partita è tattica, pianificata da due bravi allenatori: si finisce per annullarsi. Difatti, sulle rimesse in gioco di Buffon i giallorossi sono praticamente a uomo: Nainggolan per oscurare Marchisio, e Strootman su Pjanic. Ne esce una Juve piuttosto imprecisa, anche nelle ripartenze che l’avversario concederebbe, sull’1-0: il 70 per cento dei bianconeri nella precisione di passaggio è peggio dell’Iva. Dall’altra parte, invece, funziona solo Perotti: Khedira non ha la velocità per prenderlo, e a Lichtsteiner manca il fiuto.

Sofferenza bianconera – Pochi minuti di ripresa e s’infortuna Pjanic, non un mortifero «ex», ieri: fuori lui e dentro Cuadrado, con Allegri che ritrova così gli undici del derby, ma non l’assetto (stavolta, più 4-4-2 che 4-3-3). Palla più alla Roma, ma è la Juve a sfiorare il bingo (Szczesny salva su Sturaro). Da lì in poi, è un assedio della Roma, con i bianconeri frastornati, tra confusione tattica e appannamento atletico. Ma con Dzeko cancellato da Rugani a Spalletti mancano i tiratori: ha tutto ma non lo sparo Perotti, e nulla esce dalle mischie. E dopo che da un quarto d’ora il pubblico è nel panico, c’è vita anche in panchina: fuori Higuain, dentro Dybala, un cacciatore di episodi e, quindi, di ossigeno. Non a caso, l’argentino va a prendersi le ammonizioni di Nainggolan e Rudiger, che sono minuti sottratti alla sofferenza. Anche se poi la Juve ha il tempo di mangiarsi il raddoppio, pure se poco importa: la Forza e la classifica sono con lei.

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