Il pagellone: Zaniolo, tempo al tempo. Abraham, si può dare di più

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Il giro di riepilogo della prima parte di stagione della Roma si ferma al reparto d’attacco, il punto di forza della squadra di Mourinho e tra i più invidiabili in Serie A. L’attacco della prima stagione giallorossa dello Special One prende forma in estate. Inizialmente ne doveva fare parte anche Edin Dzeko, ma l’aria che tirava da un po’ di tempo non lasciava tranquilli.

L’addio era nell’aria, non solo da quest’estate. Si è concretizzato la mattina dell’11 agosto con il volo da Ciampino direzione Milano, sponda nerazzurra. Ad attenderlo l’Inter campione d’Italia, Inzaghi, Marotta ed Ausilio, che lo inseguivano da tempo, i cronisti ed una scarna presenza di tifosi.

ENGLISHMAN IN ROME – Tutto il contrario di quello che è successo quattro giorni dopo, sempre a Ciampino. Insieme a Tiago Pinto c’era Tammy Abraham. L’attaccante proveniente dal Chelsea campione d’Europa viene accolto da un centinaio di intrepidi tifosi, pronti a scaldare il cuore – come se non bastassero gli oltre 40 gradi di Ferragosto alle 13 – del centravanti inglese.

L’amore tra i tifosi ed Abraham è nato proprio lì. È stato consolidato alla prima gara di campionato, in cui Mourinho non ha perso tempo e lo ha subito messo in campo. La gara contro la Fiorentina è stata uno dei migliori biglietti da visita: causata l’espulsione di Dragowski, crocevia della sfida, sforna pure due assist. Sfiora la ciliegina sulla torta, già altamente gustosa, per colpa della traversa colpita. Non sarà l’ultima.

Il primo gol giallorosso arriva la giornata successiva, a Salerno. Una girata di prima ad incrociare da vero bomber. Lo sfiora anche alla terza giornata, ma indovinate un po’? La traversa è di un altro parere. Il gol – questa volta risolutore –  ritornerà con l’Udinese, poi mancherà per oltre un mese. Mancherà un po’ anche lui, tra un acciacco e prestazioni non incisive, timide, quasi da comparsa: Verona, derby, Juve, Milan su tutte. La luce in fondo al tunnel riappare proprio dopo la gara contro i rossoneri: gol ed assist (3 in totale) per Shomurodov.

Si ripete col Torino, esplode a Bergamo: apre dopo neppure un minuto e chiude il poker. Contro la Samp, nell’ultimo impegno del 2021, esce per un problema alla solita caviglia, con il cui dolore ha dovuto convivere a lungo. Mourinho fa gli scongiuri in vista del Milan e della Juve. A proposito di Juve, una delle poche note negative sin qui è stato l’episodio del rigore contestato a Veretout. Sperando in una sorte (e precisione, ogni tanto centra pure quella) migliore, ha superato pienamente i primi cinque mesi italiani. Volentoroso, uomo squadra. Che lo deve supportare di più. E lui ha bisogno di essere di tanto in tanto più egoista, come un bomber di razza. Voto: 6,5.

TEMPO AL TEMPO – Sulla carta non è acquisto, ma è come se lo fosse. Lontano dal campo per tutta la scorsa stagione dopo il doppio infortunio, Nicolò Zaniolo è un gioiello da preservare e per cui merita lo sforzo di aspettare che torni luccicante in ogni lato. Tra la ricerca della continuità e del ritmo gara da una parte e delicate questioni personali, la partenza di stagione è stata un po’ a rilento. Logico, è nelle ordine delle cose dopo un lunghissimo stop per infortunio.

Pervaso da eccessivo nervosismo, il ritorno in campionato è da cancellare per l’espulsione contro l’ex Fiorentina. Gioisce pochi giorni dopo, quando arriva il gol – chiodo fisso che lo accompagnerà per tutto il girone d’andata – nel ritorno contro il Trabznospor. Da incorniciare l’immagine in cui piegato a terra e trasognato, esulta circondato dai compagni con le lacrime colme di lacrime, questa volta di gioia.

La condizione, ovviamente, non si ritrova in un batter d’occhio. Serve tempo, servono partite in cui scalare la montagna, anche cadendo, come successo con Fiorentina, Verona, Venezia, Bologna ed Inter. Contro gli ex nerazzurri forse la peggior partita: non coprendo il primo palo, invita a nozze il tiro-cross dalla bandierina di Calhanoglu.

Una costante è stata poi un’eccessiva dose di egoismo, anche se presumibilmente la motivazione è da ritrovare più nella voglia di ritornare il più velocemente possibile agli standard abituali. Oltre a ciò, ci sono stati anche partite condizionate da inattesi errori di scelta: Cagliari, Milan e Bologna confermano. Infine, nell’ultima partita contro la Samp ha ingaggiato una battaglia personale. Atteggiamenti – uniti ad un temporaneo calo di rendimento – che lo hanno anche portato in panchina a Genova.

Ci sono però anche diversi acuti: il derby, per esempio, in cui è stato tra i migliori. Ma soprattutto contro l’Atalanta. A Bergamo ha giocato la miglior gara sin qui: assist per Abraham e raddoppio dopo un geniale colpo di tacco di spalle.

In Conference League, invece, il rendimento si è sempre mantenuto alto. Quattro gare giocate su sei, ma tutte influenzate. Amuleto in Ucraina con lo Zorya: è entrato e la Roma ha segnato due gol in cinque, anche grazie a lui. Si è ripetuto all’Olimpico con il Bodo, assist per El Shaarawy, successivamente – sempre in casa – ha sia segnato che regalato la stessa gioia a Abraham, fedele compagno di reparto, contro gli ucraini. In evoluzione, tutti lo aspettano. I tifosi, la squadra, Mourinho. Ed il rinnovo. Voto: 6,5.

A METÀ – Quando Mourinho è stato annunciato come nuovo allenatore della Roma, Henrikh Mkhitaryan deve aver pensato che l’esperienza giallorossa fosse giunta al capolinea. Con lo Special One, Micki aveva già lavorato allo United. I rapporti tra i due non sono stati – eufemismo – idilliaci. L’allenatore accusò infatti il trequartista di scarsa professionalità, una delle peggiori critiche che un giocatore del suo livello – tecnico ed umano – mal digerì. Sul punto di partire, i due però hanno attivato le diplomazie e si sono lascati tutto alle spalle.

Mou lo ha subito messo in campo, sia in Serie A che in Conference. I match con Fiorentina e Salernitana – gol, il primo del campionato giallorosso – contro i viola e l’ assist a Salerno sembravano far intravedere il vecchio Mkhitaryan. Assestatosi su un rendimento medio-alto, oscilla successivamente perlopiù tra insufficienze e sufficienze striminzite.

L’esperienza e l’indiscussa classe, risolve qua e là partite insidiose: Genoa, Zorya, Torino e Bologna, dove la Roma si ferma ma lui cade in piedi. Proprio la forte esperienza e la leadership, però, sono mancate negli impegni più attesi: costantemente evanescente con Juve, Milan, Inter. In conclusione, da lui è doveroso aspettarsi maggior trasporto quando il gioco si fa duro. Forte più con le deboli. A metà, quindi. Voto: 6,5.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti