Il Messaggero (S. Carina) –  Forse il segreto è nel soprannome che gli affibbiarono in Inghilterra. Sì, perché Tinkerman può essere letto in due modi: pasticcione o aggiustatutto. Per carità, non è un pareggio raccolto all’ultimo respiro con un gol del peggiore in campo per distacco che può raccontare di una Roma rinata. Ranieri, però, è già riuscito in un’impresa: ridare un’anima alla squadra. È il primo passo, ce ne vorranno altri.

Claudio ha in mente di fare anche per Dovbyk e Pellegrini. Due casi diversi che rischiano, se già non lo sono soprattutto pensando al capitano, di trasformarsi in un casino. Il centravanti s’è fermato a Verona, un gol nelle ultime 9 gare. Lorenzo invece in questa stagione non è mai partito. Problemi fisici e tattici per l’ucraino, di autostima per il Capitano che viene vissuto ora dalla piazza come un peso.

Dovbyk non è Lukaku: continuare ad aspettarsi che faccia salire la squadra spalle alla porta è un errore. Artem va cercato in profondità. Difficilmente sarà un trascinatore ma questo non vuol dire che non possa essere allo stesso modo letale. Ha un grande limite (utilizza soltanto il mancino) ma una forza fisica che va sfruttata. Quando parte in profondità è come un treno ad alta velocità: non lo fermi.

Ed è qui che entra in gioco Pellegrini. Perché al di là del momentaccio prolungato che sta vivendo, è l’uomo in rosa che sa regalare più assist. Sì, in proporzione addirittura più di Dybala se si pensa che l’argentino a 31 anni ne ha dispensati 64 mentre Lorenzo ben 57 a 28. Ma bisogna stare bene.