Il Messaggero (A. Angeloni) – Il pareggio di Londra ci ha detto tanto, non tutto. La Roma si sta ritrovando, ma non si può sostenere che lo abbia fatto definitivamente. Ma qualcosa si muove. Il tecnico guarda dritto, abbatte le gerarchie, pur coinvolgendo tutti; si trasforma e, da allenatore esperto e old style, non si arrotola su se stesso, ma prova soluzioni nuove, spesso distanti da lui, che ha vissuto tante volte situazioni disperate, e questa di Roma lo era (o lo è).
Sta gestendo calciatori fondamentali, senza forzarli e in più sta ritrovando un elemento adatto al suo calcio, ovvero Saelemaekers. Il mantello che deve avvolgere il tutto si chiama mentalità, che nasce da una (apparente) ritrovata fiducia nei propri mezzi e Claudio, con le sue qualità motivazionali, la sta spingendo fuori.
È chiaro che una Roma capace di difendere con cinque difensori (Celik, Mancini, Hummels, Ndicka e Angeliño), e schierare allo stesso tempo un tridente con Dybala, Dovbyk ed ElSha, inevitabilmente porta a essere più offensivi e prepararsi a fare un cazzotto per uno con l’avversario. In una parola: è tornato l’equilibrio.
Ranieri ha mostrato coraggio, rinunciando pure a elementi fondamentali fino a poco tempo fa, come Pellegrini e Cristante. Bryan è stato sostituito da Paredes (con Koné in mezzo a cantare e portare la croce), un desaparecidos promesso al Boca, mentre Pellegrini ha lasciato il posto a un attaccante. Lorenzo ha bisogno di tempo per tornare ai suoi livelli, Ranieri non vuole forzarlo. Lo stesso sta facendo con Dybala, che è passato dai tre minuti di Napoli ai quarantacinque di Londra. Il che significa che Sir Claudio ha tutte le intenzioni di puntare su di lui anche lunedì con l’Atalanta.
Un’altra nota positiva è il rientro di Saelemaekers, che consentirà a Ranieri di continuare con questo 3-4-2-1, utilizzando un uomo di fascia come lui, in grado di produrre calcio offensivo e di sacrificarsi nei ripiegamenti. Può giocare a destra al posto di Celik o a sinistra per dare fiato ad Angeliño.
Ranieri in queste due partite è riuscito a coinvolgere pure Abdulhamid, Pisilli, Dahl Baldanzi, ma soprattutto Hummels, pur sapendo che il calciatore non sia al top. Ha capito che al tedesco non manchi soltanto la condizione fisica, ma il ritorno all’abitudine di giocare con continuità; ha capito anche quanto sia fondamentale solo la sua presenza, per la squadra e per il reparto, perché uno con quella personalità può dare solo vantaggi.