L’ex giallorosso Riccardo Calafiori, ha rilasciato una lunga intervista per il Corriere dello Sport. Tra gli argomenti affrontati dal classe ’02 anche il suo ex tecnico Mourinho e la sfida di domenica contro la Roma. Queste le sue parole:

Quanto è sogno e quanto realtà?
“Non è che ci poniamo obiettivi alla lunga. Guardiamo partita per partita. Questa con La Roma è fondamentale perché, per forza di cose, è uno scontro diretto”.

La Roma, poi,è la sua prima vita.
“Non rinnego il passato, ma la devo preparare come una partita come le altre”.

Perché dalla Roma escono tutti questi giocatori forti?
“Negli ultimi vent’anni anni il settore giovanile della Roma, insieme a quello dell’Atalanta, ha sfornato più talenti degli altri. Si lavora bene. Fino alla prima squadra si arriva in tanti, dopo diventa tutto più complicato. E poi Roma è una città grande, un bacino d’utenza più ampio”.

Lei è nato sotto il segno di Totti
“Sì, era capitano quando io andavo a vedere le partite. Quando sono arrivato in prima squadra non c’era più. L’anno prima, che ero infortunato, facevo terapia in prima squadra e lui era dirigente. Qualche battuta, ma nulla di più”.

Per esempio?
“Una volta mi prese in giro perché dopo l’infortunio, stando dieci giorni in ospedale, avevo perso tanti chili e si vedeva. Anche sulle gambe. Francesco mi disse che sembravo un granchio. La cosa mi aveva fatto ridere”.

Quell’infortunio,da molto giovane, in cosa l’ha cambiata?
“Mi ha cambiato in tutto, e penso che senza quello non sarei diventato così forte”.

Aveva pensato di smettere?
“Io no, però dalla situazione non sembrava così scontato tornare a giocare. Invece è andato tutto liscio”.

Domenica mancheranno Dybala e Lukaku. È una Roma più facile da battere?
“Sono assenze importanti, non possiamo negarlo. A me non cambia nulla. Certo, giocare contro Lukaku è un’altra cosa. Cambia proprio la partita. Però se la Roma è lì, come noi, ha una squadra importante, è una big del campionato. Dovremo avere tanta pazienza”.

Lei ha avuto Motta e Mou. In cosa proprio non si assomigliano?
“Non lo so, sono diversi. Ti danno cose diverse ma cose molto importanti. Motta mi dà tranquillità, ma allo stesso tempo non sto mai in punta di piedi. Mi fa capire che se sbaglio allenamenti non è detto che gioco la domenica”.

Mou quanto è stato importante?
“A livello di carisma. Lui è molto forte. Mi ha fatto migliorare dal punto di vista mentale. Anche lui è stato fondamentale. L’anno scorso spesso mi scriveva dopo le partite. Anche a Basilea”.

Quindi c’è un grande rapporto.
“È obiettivo. Riconosce se fai bene o sei fai male, non ha paura a dirtelo in faccia”.