Il Messaggero (A. Angeloni) – Se la Roma da quel 14 gennaio ad oggi ha subito una trasformazione netta, bisogna necessariamente attribuire il merito a Daniele De Rossi, che ha saputo rigenerare un gruppo che si era sgonfiato. La Roma in questi tre mesi scarsi ha avuto un’impennata e oggi è un piccolo capolavoro. Questa squadre nelle undici derossiane partite di campionato (26 punti, frutto di 8 vittorie, due pareggi e una sconfitta) e nelle cinque di Europa League l’abbiamo vista sempre diversa, tra alti (tanti) e bassi (pochi). De Rossi ha avuto il coraggio di cambiare immediatamente, di provare da subito qualcosa di diverso, al contrario di quel che succede in casi di cambio allenatore.

De Rossi ha ricominciato dai quattro dietro, guadagnando un centrale e responsabilizzando gli esterni, facendoli ruotare quasi scientificamente, da Angelino a Spina, fino a Celik. Ora sta subendo una nuova trasformazione: pur non rinunciando a giocare, la squadra incassa meno reti. Un po’ per la bravura del portiere, lanciato già da Mou a San Siro in quel Milan-Roma di gennaio e poi confermato da DDR. De Rossi, per ciò che ha fatto, si è meritato la conferma. La palla passa alla proprietà.