La Repubblica (G. Cardone e E. Gamba) –L’estate scorsa solo una delle prime quattordici squadre in classifica – la migliore di tutte, il Napoli – cambiò l’allenatore. La prossima potrebbero invece farlo (come minimo) la me tà e la fisionomia della serie A, dopo tre anni di sostanziale stabilità tecnica, ne uscirà stravolta.

Sono situazioni fumose. Mourinho adesso vuole restare, però i Friedkin, abituati a stare zitti di fronte al mondo, ora lo sono pure con lui e hanno lasciato cadere nel silenzio le avances dello Special One. Pioli è legato ai risultati, che a giorni alterni lo allontanano o lo riavvicinano al Milan, ma soprattutto alle indicazioni che Ibrahimovic darà. Alla Juve la situazione è ferma alla parola che s’erano dati sei mesi fa Allegri ed Elkann: Max, in quel momento in discussione da una parte della dirigenza e dalla maggioranza della tifoseria, aveva patteggiato un altro anno di lavoro, promettendo che si sarebbe fatto da parte.

Su ogni panchina occupabile incombe la figura di Conte, che piace molto al Milan, a cui piace sempre tanto la Juve (ma il decennale veto di Elkann non sarebbe caduto), che la Roma ha corteggiato e che De Laurentiis prenderebbe di corsa: ma l’ex ct accetterebbe di ridimensionare drasticamente le sue pretese economiche (al Tottenham guadagnava 15 milioni l’anno) e soprattutto a ricalibrare le sue ambizioni e specialmente le sue esosissime richieste di mercato sulle ristrettezze della Serie A.

Perciò i club guardano ad allenatori diversi: De Zerbi è il sogno di tutti, ma il suo destino sembra in qualche modo già scritto perché Guardiola lo ha indicato come sue erede per il giorno in cui lascerà il City. La Roma ci ha provato con Xabi Alonso, che però continuerà a Leverkusen ancora un anno (per lui ci sarà quindi il Real, prima o poi). Thiago Motta ha conquistato tutti, ma non sono chiare le sue intenzioni: ancora un anno di Bologna o il salto in una grande all’estero? La Juve sta seguendo anche Farioli, che al Nizza sta facendo benissimo.