Dzeko. Sognava Shevchenko, ora è il re dei bomber e sfata il tabù San Siro

La Gazzetta dello Sport (A.Bocci) Nel 1986, Andriy Shevchenko falliva un provino per entrare in una scuola calcio perché gli istruttori lo avevano ritenuto insufficiente nel dribbling. La fortuna fu che piacque a un osservatore della Dinamo Kiev e così cominciò la sua storia. In quello stesso anno nasceva a Sarajevo Edin Dzeko e a Roma Francesco Totti compiva, come Sheva, dieci anni. Sono nati a distanza di due giorni, Sheva e Totti. L’ex milanista ha lasciato il calcio quasi cinque anni fa e ha deciso di fare l’allenatore. Totti invece era ancora in panchina, ma da riserva, mentre Edin Dzeko, il bambino cresciuto col mito di Sheva, segnava i primi gol della sua carriera a San Siro e cancellava il record di Totti di 26 reti in campionato. Dzeko con la doppietta al Milan è arrivato a 27: non aveva mai segnato in campionato ai rossoneri, mai a San Siro. Si è preso tutto in una notte, mentre il capitano cominciava a scaldarsi e il pubblico milanese si fondeva in un applauso allo spicchio giallorosso: dal terzo anello scendevano verso il prato cori che non sono stati ignorati e la curva sud ha esposto uno striscione per celebrare l’avversario di tante serate.

ANNI D’ORO – Perché il Milan ha conquistato il suo ultimo scudetto sul campo della Roma e contro la Roma ha festeggiato la Champions League del 2003 vincendo l’unica Coppa Italia dell’era Berlusconi. Erano gli anni ruggenti di Sheva, di Totti e della classe 1976, che ormai ha abbandonato il campo, tutti, tranne il totem giallorosso che magari sperava nell’ultimo giro a San Siro. È stata invece la serata di Dzeko, dell’energia repressa nel litigio di Pescara con Spalletti, della rabbia covata in un derby pessimo e sfociata in una doppietta che lo porta ai più alti livelli. Con 37 gol stagionali il bosniaco ha superato il suo primato di 36 raggiunto nel Wolfsburg, con 27 in campionato ha superato Totti: nessuno segnava così tanto con la maglia della Roma da dieci anni. «Ho lavorato duro e questi risultati mi danno fiducia».

INCROCI – Eppure non è tutto semplice, non lo è mai stato nella vita di Dzeko a Roma. Ora che potrebbe essere l’erede di Totti, possibile perché così diverso dal re e quindi il lascito non comporterebbe eresia tecnica, già si pensa al suo possibile sostituto. «Il mio futuro? Ho tre anni di contratto». Ha 31 anni, Dzeko, guadagna molto e la Roma va verso la rifondazione. Il tempo scorre in fretta, per molti se non per tutti. Non è passato in fretta per Totti e neppure per Sheva venerato da una serie di attaccanti più o meno giovani. Dzeko era considerato l’erede di Sheva anche dal Milan, che nel 2009 tentò di ingaggiarlo. Lui avrebbe anche firmato, poi si ritrovò al Manchester City, nonostante la corte di Galliani e Braida che rimasero nascosti a Sarajevo tre giorni per convincerlo. Altri tempi. Adesso quel Milan non c’è più, Sheva fa il c.t. dell’Ucraina, Totti aspetta in panchina e nemmeno Dzeko, prima della doppietta, si sentiva troppo bene. «Alla fine ho sentito dolore al polpaccio, magari sono soltanto crampi». E chi li sente, dopo due gol così.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti