Corriere dello Sport (R. Maida) – Una postura sbagliata ha aperto la strada a Candreva, una rincorsa affannosa ha concesso una semplice sterzata a Ngonge. Chris Smalling è una spiegazione. E’ tra le ragioni del flop Roma, naturalmente limitato alle prime tre giornate di campionato: in una difesa che ha subito già 6 reti, a una media di due a partita che non registrava da 21 anni (e che nella storia del club si era verificata in tutto due volte, una delle quali conclusa con la retrocessione del 1951), il principale imputato è sempre il leader. Incredibile ma vero. I tifosi ne hanno atteso con ansia il rinnovo del contratto, tra i sondaggi dell’Inter e la tentazione del ritorno in Premier. Ma ora che lo hanno visto giocare così male si stanno interrogando: cosa è successo al loro pilastro?

DIFFICOLTÀ

Smalling è stato uno di quelli che più hanno sofferto per il cambiamento tattico di Mourinho: nonostante la conferma della difesa a tre, che proprio da lui era stata caldeggiata un paio di anni fa, la Roma ha provato per tutta l’estate a ripensare in termini di atteggiamento. Tolta l’eccezione emergenziale dell’ultima partita contro il Milan, peraltro infruttuosa nella forma e nel contenuto, la squadra ha lavorato a lungo sulla costruzione dal basso, dogma di tanti allenatori, per migliorare la fluidità del gioco e di conseguenza l’efficacia offensiva. Qualche segnale positivo in questo senso si è avvertito. Ma a un prezzo
improvvisamente perso il pun- to di forza delle prime due stagioni a Trigoria, cioè l’equilibrio e la solidità. Era difficilissimo fare gol alla Roma fino alla finale di Budapest, amara nell’esito ma non sbagliata nello spirito e nella strategia. Adesso è diventato un esercizio elementare: basta un po’ di pazienza e l’occasione buona, buonissima, capiterà senza dubbio.

L’ALLENAMENTO

Smelling ha certamente assimilato a fatica la rinuncia (almeno parziale) al cosiddetto blocco basso, che gli ha lasciato troppo campo da percorrere a ritroso con ampio spazio per gli attaccanti avversari. Ma la prima rete incassata dalla Roma con la Salernitana e con il Milan arriva con la difesa perfettamente schierata. Eppure in entrambi i casi Smalling è poco efficiente: a Candreva concede una virata sull’intero, e sul piede destro; contro Giroud arriva tardi sull’anticipo, molto lontano da Rui Patricio, facilitando il gioco di sponda del centravanti avversario per Loftus-Cheek. In altri tempi questi errori non sarebbero stati commessi. E allora è semplice comprendere la verità: Smalling non è in condizione. Durante la pausa, a Trigoria, ha provato a ritrovare la brillantezza perduta, che forse è dovuta anche alla necessità di gestirsi. Anche negli ultimi giorni è stato costretto a saltare qualche seduta di allenamento. Era successo anche prima, durante la preparazione. Non è un problema di appagamento (di che poi? Zero partite in Champions da quando è a Roma). E’ un problema di carburazione. Da Roma-Empoli vedremo se il motore è tornato a pieni giri.