Scusate, si erano sbagliati… La Corte d’Appello sconfessa il giudice sportivo e il «Palazzo» fa una figuraccia anche stavolta

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Libero (D.Dell’Orco) – Negli scacchi si chiama zugzwang, un termine tedesco che indica quello “stallo alla messicana” in cui il giocatore è costretto a subire lo scacco matto qualsiasi mossa faccia. Prima della sentenza di ieri, in sostanza, i giudici della Corte sportiva d’Appello della Federcalcio si trovavano nella medesima situazione: quale che fosse stata, la decisione avrebbe di certo scontentato qualcuno. Alla fine hanno accolto il ricorso della Roma e cancellato la squalifica di 2 turni per Strootman, arrivata per la simulazione tanto discussa nel derby. L’olandese era caduto goffamente a terra dopo la leggera trattenuta da parte del laziale Cataldi (espulso dall’arbitro Banti), che aveva a sua volta ricevuto come provocazione un getto d’acqua sul viso dal giocatore della Roma. Spalletti avrà quindi a disposizione la sua «lavatrice» (l’affettuoso soprannome che Rudi Garcia coniò per Strootman) per le sfide scudetto contro Milan (lunedì alle 20.45) e Juve (sabato 17) e non darà adito a ulteriori veleni.

La sentenza, però, non smorza affatto le polemiche post-derby, pur mettendo ordine nella confusionaria sovrapposizione di ruoli e burocrazie della giustizia sportiva. La scelta dell’arbitro Banti di espellere Cataldi ma punire solo col cartellino giallo Strootman, aveva infatti “prodotto” la sentenza del giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea, ex numero 1 della corte federale, che aveva sanzionato la simulazione dell’olandese con due giornate di squalifica usando la prova tv, rettificando di fatto la decisione dell’arbitro e venendo meno al Codice di Diritto Sportivo che prevede la prova televisiva come strumento in grado di sanzionare a posteriori solo dei fatti sfuggiti al giudizio del direttore di gara. La Corte d’Appello, allora, ha annullato la squalifica per due motivi: per non rischiare di dover ridefinire i confini dell’utilizzo della prova tv, e perché la simulazione di Strootman non ha «carattere dell’evidenza».

In sostanza, secondo i giudici, è impossibile stabilire attraverso la prova televisiva l’effettiva entità del contatto tra Cataldi e Strootman e fino a che misura la trattenuta del primo possa aver provocato la caduta del secondo. Poiché un episodio di simulazione non può prevedere una giornata di squalifica (art.19 del Codice di Giustizia Sportiva), la Corte aveva solo due scelte: la conferma o l’assoluzione. Con una riduzione, magari, avrebbero potuto sentenziare in modo più salomonico. Così invece, ha di fatto sconfessato il giudice sportivo, che ha preso un abbaglio e deciso su un episodio non di sua competenza. Un piccolo caso di burocrazia fallace, che quantomeno non comporta un danno economico, visto che tutti i membri della giustizia sportiva di tutte le federazioni italiane operano come volontari, senza percepire stipendio. Ma resta la sensazione di come sia facile andare in fuorigioco quando in campo scende la Giustizia Sportiva.

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