Il Messaggero (S. Carina) – Ad oggi corre da solo. È Gianluca Scamacca l’obiettivo più concreto della Roma. Per età, ingaggio, profilo di attaccante, formula di trasferimento, di meglio in giro non c’è. Anche Morata, un altro che solleticherebbe molto l’appetito di Mourinho e Pinto (insieme a Zaha che però ha offerte milionarie dall’Arabia), al momento non è in corsa.
Potrebbe tornare d’attualità magari tra un mese, quando l’Atletico Madrid non sarà riuscito a piazzarlo, magari a fronte di no reiterati del nazionale spagnolo ad altri trasferimenti. Ma tra costo del cartellino (10 milioni) e dell’ingaggio (6 milioni), da poco rinnovato, per il quale non si può usufruire del decreto crescita) non è al 18 giugno una pista concreta.
Si torna così al punto di partenza, a Gianluca, che quando è venuto a conoscenza della possibilità di tornare a Trigoria non se lo è fatto ripetere due volte. L’addio nel 2016 fu traumatico. A dir la verità soprattutto per il club che dietro un indennizzo di 270mila euro si vide sottratto un 16enne sul quale puntava per il futuro. Ma il richiamo dell’Olanda, la possibilità di essere allenato al Psv da una leggenda come Ruud Van Nistelrooy, fu il prologo al voltafaccia.
Sette anni dopo le strade riconducono a Roma. L’idea è venuta all’agenzia CAA Stellar che ne cura da qualche mese gli interessi (e si è unita con la Gestifute di Mendes) trovando tutti concordi. Gianluca in primis. Scamacca non ha avuto mai paura di cambiare. Romano di Fidene (nella periferia nord della capitale), a 7 anni era tesserato con la Cisco Roma (quella che una volta era la Lodigiani). Nel 2009 (dopo un passaggio al Monterotondo) arriva alla Lazio, dove viene allenato da Cesar (ex esterno sinistro di Lazio e Inter).
In biancoceleste ci resta tre anni, fino a quando, nel 2012, arriva alle giovanili della Roma, la squadra per cui tifa. Allenato da Roberto Muzzi, vince diversi trofei giovanili, prima del trasferimento in Olanda e del rientro in Italia al Sassuolo. Il resto è storia recente: il trasferimento al West Ham, l’infortunio al menisco esterno e la volontà di rientrare in Italia. “Di Ibrahimovic vorrei la spavalderia. Di Lukaku la velocità. Di Haaland la mentalità. Di Ronaldo la costanza. Di Dzeko l’eleganza. Di Lewandowski il cinismo. Di Suarez la rabbia”, ha detto in tempi recenti.
Umile, a cospetto del corpo tatuato, che spesso “dà un’idea di me diversa da come sono realmente”. Il primo “no” del West Ham non spaventa. Era messo in preventivo. Ma è servito per ufficializzare l’interesse. Del resto Moyes non ritiene Scamacca una prima scelta. Vuole però un sostituto. In Inghilterra scrivono di Broja ma i nomi sono tanti. A quel punto, il no inizierà a trasformarsi in ni’ per poi diventare sì. Bisognerà soltanto trovare la formula più idonea. Perché se la Roma ora prenderà tempo, contando sulla forte volontà del giocatore e concentrandosi sino a fine mese sulle cessioni, toccherà a Scamacca e ai suoi agenti muoversi con il club.
Servirà tempo e magari trasformare la richiesta di prestito secco in oneroso. Per questo al momento, al di là di Morata e Zaha, non vengono prese in considerazioni altri profili a parametro zero che sono circolati a Trigoria. Tra i tanti, quelli di Dembele e Mariano Diaz, identikit proposti dagli intermediari di turno ma che per ora sono messi in stand-by.
Anche perché Pinto almeno sino a fine mese sarà concentrato sulle cessioni.