Corriere dello Sport (L. Scalia) – Continua il pressing su Diego Llorente, il difensore che Mourinho vuole confermare nonostante il mancato riscatto fissato a 18 milioni. Tiago Pinto ci sta lavorando. A fari accesi. Anzi, lampeggianti. L’operazione, anche durante la tappa a Londra, è stata portata avanti col Leeds, il club che ha sotto contratto Lorente fino al 2026. La fiducia è altissima. Perché lo spagnolo conta di ritornare a Trigoria a stretto giro. Non ha nessuna intenzione di essere una meteora in giallorosso e di chiudere qui una parentesi di cinque mesi. 

La Roma non ha mai preso in considerazione l’idea di pagare 18 milioni di euro per riportalo alla base. Sia per una questione di bilancio, sia perché un investimento del genere per un giocatore che ad agosto festeggerà 30 anni è fuori dai canoni della Serie A. E allora la strada da battere è una sola per la fumata bianca: il dialogo costruttivo con il Leeds. Del resto, con Llorente è già tutto sistemato a livello di contratto. L’idea di base è di strappare un altro prestito, stavolta su base annuale, con un diritto di riscatto molto più basso, di certo sotto i 10 milioni.

L’alternativa? Inserire l’obbligo di riscatto il prossimo giugno ma solamente se verranno raggiunti degli obiettivi personali (presenze) e di squadra, come per esempio la qualificazione in Champions League. Il Leeds non ha chiuso le porte alla Roma, Si va verso l’intesa. Lo spagnolo, infatti, sembra fuori dal progetto tecnico degli inglesi dopo la retrocessione in Championship.

Llorente è un pilastro dentro lo spogliatoio della Roma. In poco tempo ha conquistato la fiducia dei compagni, pure del gruppo degli italiani composto da Pellegrini, Mancini, Spinazzola e Cristante. Lo considerano uno di loro. In poco tempo è riuscito a rispettare le dinamiche interne e a farsi rispettare. In campo poi ha dimostrato di essere qualcosa più di un gregario in 12 presenze tra Europa League e campionato. Come? Facendo le cose semplici, senza strafare, mettendo in mostra una tecnica quasi da centrocampista. Insomma, è un elemento unico che in caso di necessità sa essere utile alla causa Roma.

Piace e non poco anche a Mourinho perché avere in rosa un giocatore che ha militato in Premier League e nella Liga per tanti anni significa alzare il livello di esperienza, soprattutto in ottica nella nuova rincorsa verso la finale della prossima edizione di Europa League. Di più. Il legame con lo Special One risale alla notte dei tempi: fu proprio Mou, dieci anni fa, a farlo esordire con la maglia del Real Madrid al Santiago Bernabeu. Le strade si sono incrociate di nuovo a Roma e nessuno dei due vuole dividerle.