La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Ridurre tutto ad un mero conteggio aritmetico sarebbe forse ingiusto, con José Mourinho che nelle tre partite giocate contro gli stessi avversari di Daniele De Rossi ha fatto in tutto 4 punti, a cospetto del percorso netto dell’attuale tecnico giallorosso, che ha centrato tre vittorie sue tre. Però alla fine contano anche i numeri e le statistiche e queste per ora danno proprio ragione a De Rossi.

Quello che ha fatto De Rossi è stato soprattutto rendere normale alcune cose, fare i passi semplici, cercare di ridare fiducia ed autostima al gruppo. Tutto questo non è arrivato solo con il passaggio alla difesa a 4, che comunque ha pesato perché con questo assetto la Roma guadagna un uomo in più in fase offensiva (mentre a tre giocava con dei quinti che funzionavano solo ad intermittenza). Tanto che anche la produzione dei gol è quasi raddoppiata, visto che in tre gare i giallorossi hanno segnato 8 reti (alla media di 2,67) a cospetto delle 32 nelle 20 di campionato con Mourinho (media di 1,66 a partita).

Ma nel normalizzare le situazioni De Rossi ha riportato anche alcuni giocatori nelle posizioni di loro massima efficacia. Due su tutti, El Shaarawy e Zalewski, ma anche Pellegrini che con questo modulo è molto più dentro il gioco, più coinvolto di quanto non fosse nel 3-5-2 in cui Mourinho cercava spesso la verticalizzazione sulla punta (Lukaku) per sfruttare poi le sue giocate a muro. Se poi andiamo a fare il parallelo tra le 20 partite di campionato gestite da Mourinho e le tre sotto la guida di De Rossi, emergono anche dei dati statistici interessanti.

La Roma di Mourinho, ad esempio, tirava di più (una media di 12,55 tiri a partita, contro gli 11,33 di De Rossi), centrando anche di più i pali avversari (4,05 contro 3,33). Solo che quella di De Rossi ha una efficacia maggiore, che poi si rispecchia in una percentuale realizzativa del 23,53% (contro il 12,75% di Mou). Insomma, la qualità delle giocate offensive è inevitabilmente migliore, tanto che i tiri – anche se minori a livello quantitativo – sono evidentemente più puliti e, quindi, anche più pericolosi.