Roma, il decollo è giusto. DiFra meglio di Spalletti

La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Quegli aliti di scetticismo pian piano stanno volando via, insieme anche a qualche piccolo fantasma del passato. Del resto, in cuor suo se lo aspettava, convinto come non mai che l’unica ricetta possibile fosse proprio il lavoro. E così Eusebio Di Francesco si è messo sotto e ha iniziato a pedalare, lui che la passione per la bicicletta ce l’ha da sempre e quando vinse il campionato di Lega Pro con il Pescara si dedicò anche a un piccolo pellegrinaggio. E quelle pedalata hanno portato risultati e il lavoro ha trasformato le ansia in sorrisi. Insomma, oggi intorno a Di Francesco c’è una fiducia molto più forte di prima. E il merito è soprattutto suo, che quella fiducia se l’è saputa conquistare. Così tanto che la partenza è di quelle se non da sprint, quasi: tra campionato e Champions sono arrivate in tutto 6 vittorie, un pareggio e una sconfitta immeritata, quella con l’Inter di Luciano Spalletti. Già, proprio lui, il fantasma che gli aleggiava intorno da quest’estate, quando parte della tifoseria giallorossa pensava che Eusebio non fosse all’altezza di Luciano. Ed invece, conti alla mano, il Di Francesco di oggi è partito anche meglio dello Spalletti di ieri.

PARTENZA OK – Già, perché nelle prima sei gare di campionato lo scorso anno Spalletti aveva messo insieme appena dieci punti, frutto di un rendimento esterno drammatico (pareggio a Cagliari, sconfitte con Fiorentina e Torino). Eusebio si è spinto molto più in là, fino a quota 15 (esclusa la gara con la Samp, rinviata), che poi sarebbero potuti essere anche 18 se non ci si fosse messa di mezzo la sfortuna (tre pali) e il mancato rigore su Perotti contro l’Inter. Di più, nelle prime due partite di Champions Spalletti portò a casa un pareggio e una sconfitta (quelli nei playoff contro il Porto), mentre Di Francesco ha iniziato con un pareggio (contro l’Atletico) per poi virare verso i tre punti a Baku, con il Qarabag.

LA FILOSOFIA – Molto più in generale, Di Francesco strada facendo ha conquistato i giocatori con la sua filosofia e la sua personalità. Rispetto a Spalletti è meno rigido e più propenso al dialogo; meno inflessibile e più accondiscendente. Insomma, meno sergente e più soldato. Spalletti aveva un metodo diverso, basato sull’autorevolezza intrisa da un po’ di autorità («Quando urla c’è da avere paura», disse Strootman). Di Francesco no. Ai giocatori chiede tanto, ma ci parla anche. Prova a capirli, anche a perdonarli se la «marachella» non è grave. E pure con l’ambiente ha deciso di instaurare un rapporto diverso: sempre diretto, a volte – se necessario – anche duro. Ma basato sul confronto e sul rispetto reciproco.

A PIACENZA – Ieri Di Francesco era a Piacenza per un evento dell’associazione William Bottigelli (di cui è presidente), il cui ricavato sarà devoluto per l’acquisto di macchinari per l’ospedale di Piacenza. «La corsa alla vetta? Credo che sia presto per parlarne – ha detto – Tante squadre sono migliorate e poi c’è il Napoli che ha cambiato poco e conosce lo spartito a memoria. Ma noi stiamo trovando la strada giusta, a S. Siro abbiamo dato un segnale importante. Ma ora mi interessa solo lavorare». Già, anche perché è così che si è conquistato la Roma ed è così che se la vuole tenere ben stretta a lungo.

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