L’ex direttore sportivo della Roma Tiago Pinto, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Sky Sport. Queste le sue parole sull’avventura nella Capitale e il suo futuro:

Sull’esonero di Mourinho e i due anni trascorsi con lui
“Quello è stato un giorno molto difficile per tutti. Io sono ancora giovane, non so se i Direttori sportivi più anziani gestiscono in modo diverso. Io nel momento in cui si deve licenziare un allenatore sono morto. perché quando un allenatore va via significa che anche il direttore sportivo non ha fatto bene qualcosa. Quindi tutto quello che è accaduto quel giorno conta poco, le emozioni sono troppo alte e c’è ansia. Magari ciò che viene fatto non rappresenta il lavoro di due anni e mezzo insieme. Lui sa perfettamente che per due anni e mezzo sono stato un soldato. Ogni tanto avevamo un pensiero diverso; soprattutto durante il mercato, tra allenatore e direttore sportivo c’è un po’ di confusione. Lui sa, però, che fino alla fine sono stato sempre leale a lui, alla società e al progetto. Le opinioni possono essere diverse, ma si può lavorare insieme. Quando le cose non vanno bene ci sono delle valutazioni da fare, ma tutte le decisioni prese sono state collettive. Dopo il Genoa è andato ad allenare la squadra e abbiamo vinto anche 3/4 partite di fila. Quando tornerò in Portogallo ci rivedremo”.

Confermerebbe De Rossi se fosse ancora alla Roma?
“Daniele sta facendo molto bene, è una persona spettacolare. Mi ha sorpreso la consapevolezza che ha. Quando conosci grandi giocatori che poi diventano allenatori, magari non sono pronti per gli eventi negativi. Lui, al contrario, vuole fare questo lavoro. Ha rialzato la squadra, sta facendo benissimo sia nei risultati che nella valorizzazione dei giocatori”.

È vero che De Rossi le ha chiesto di restare?
“Sì, noi abbiamo sempre avuto un buon rapporto, anche prima del suo arrivo. Nel periodo in cui ha lavorato con me ha capito che persona sono. Io sono leale, aiuto gli allenatori e lavoro tanto. Gli ho spiegato subito la situazione, dicendogli che avrebbe potuto contare su di me fino alla fine, ma la mia decisione non sarebbe cambiata”.

Sugli acquisti a parametro zero e le cessioni
“Sono orgoglioso di aver preso tre giocatori a parametro zero che magari oggi potrebbero valere 100 milioni di euro: Svilar, N’Dicka e Aouar. Nonostante tutte le limitazioni che avevamo, e tante cose che magari ho sbagliato, oggi guardi la Roma e ci sono dei giocatori presi a parametro zero che hanno un valore sul mercato. Due ragazzi che vengono dal settore giovanile (Bove e Zalewski) che hanno un valore di mercato e hanno giocato più di 100 partite con la Roma, poi hai grandi giocatori come Paulo, quelli che hanno rinnovato e quelli che siamo riusciti a non vendere. Sono andati via Ibanez e Zaniolo, ma ogni estate non abbiamo venduto il pezzo migliore. Ci sono Cristante, Mancini, Pellegrini ed El Shaarawy, abbiamo mantenuto il nucleo della squadra”.

Su Svilar e Dybala
“Sono stato felice quando abbiamo preso Dybala. Però, senza essere egocentrico, sono felice del momento che sta vivendo Svilar. Arrivai al Benfica nel maggio 2017, lui il 28 agosto 2017. Abbiamo fatto il percorso al Benfica insieme, poi è venuto qui. Ha sofferto tanto anche lui, è cresciuto tanto e sarà uno dei migliori portieri al mondo. Sono contento per lui”.

Sulla finale di Europa League a Budapest
“Umanamente, le 72 ore successive alla finale sono state difficili. Noi siamo professionisti, ma viviamo comunque di emozioni. Pensi che non dovevi perderla, senti quel filo di ingiustizia e a volte emerge il peggio di noi stessi, la tristezza, l’amarezza, il conflitto, i casini. È stato forse il giorno più impattante a livello fisico della mia carriera. Eravamo morti perché eravamo convinti di poterla vincere e avevamo disputato un’ottima partita. Ma il calcio è così, la differenza tra vincere e perdere tante volte è un dettaglio. Poi chiaro, quella finale è diventata ancor più polemica per le decisioni arbitrali”.

Sull’infortunio di Abraham
“Quello è stato un momento cruciale. Dopo la finale giochiamo contro lo Spezia e si fa male Abraham. Un’altra difficoltà, visto che Tammy è un asset fondamentale per la Roma ed eravamo consapevoli che l’avremmo perso per tanto tempo. Poi quando tutti gli altri magari avevano tempo di riflettere e riposare, noi avevamo l’obbligo del settlement agreement. Quindi penso che a fine giugno per la prima volta ho pensato di essere arrivato al limite della mia capacità. Dopo mi sono ripreso, abbiamo fatto secondo me anche un buon mercato estivo, ma magari è stato lì quando ho cominciato a decidere che dovevo andar via”.

Accetterebbe l’incarico di un altro club italiano?
“Sì, ovviamente non in ogni club, tipo la Lazio (ride, ndr). Ho imparato tanto in Italia, ho avuto il piacere di imparare da grandi direttori sportivi come Ausilio, Massara, Rossi e Corvino. Non si sa mai, magari un giorno tornerò a lavorare in Italia”.

Su Dybala
“Dybala è uno spettacolare professionista. Paulo è un bambino d’oro. Grande giocatore, ma anche una grande persona. Non nascondo che prima di conoscerlo avevo una grande ammirazione nei suoi confronti, adesso è aumentata perché come persona e come professionista è spettacolare. Lui è molto felice a Roma, sul futuro non lo so”.