Corriere dello Sport (F. Patania) Sono amici, divisi solo da Lazio e Roma. Sul campo formerebbero la coppia perfetta, quasi mai vista in azzurro, separati dagli infortuni e dal destino avverso. Lorenzo Pellegrini non è diventato campione d’ Europa perché uno stiramento, nei primi giorni di preparazione, lo fece fuori dalla lista. Ciro Immobile, negli ultimi quindici mesi, si è fermato ogni volta in cui Mancini stava per convocarlo.

Ieri erano seduti accanto su una panchina di Coverciano per la diretta organizzata dai social della Nazionale. Si sono divertiti. Non hanno nascosto un certo tipo di intesa. “Ne parliamo spesso, ci completiamo – ha raccontato Ciro -, Lorenzo ha una visione di gioco periferica, sa dove mettere la palla e in che tempi, per un attaccante è il top. E’ capitato sabato con la Primavera del Cagliari: appena mi sono smarcato, mi ha lanciato. Poi sono stato fermato in fuorigioco, ma con lui è più semplice trovarsi davanti alla porta.

Quando è possibile, in nazionale sfruttiamo al massimo queste potenzialità”. Lorenzo gli ha dato ragione. “Mi piace verticalizzare e per le mie qualità Immobile è l’attaccante perfetto. Sa alla perfezione qual è il tempo di attaccare lo spazio e capisce quando stai per dargli la palla”.

Rispetto. Sarebbe bello vederli insieme. E’ stato piacevole ascoltarli. Da Coverciano è rimbalzata la testimonianza di un’amicizia vera, sana, coltivata nel modo giusto. Ecco cosa ha raccontato Immobile. “Siamo i due capitani, tutto parte da noi, bisogna portare enorme rispetto per i giocatori e per la squadra, ognuno lotta per i propri colori. Quando ci ritroviamo a Coverciano si parla di tutto, tranne che di Lazio e Roma.

Nel derby siamo io contro di lui, ci stringiamo la mano e ci abbracciamo, con rispetto, poi giochiamo dobbiamo dare l’esempio, sono i veri valori dello sport”. Anche Pellegrini conferma: “Io e Ciro siamo sempre stati grandi amici, fuori non è problema. Ho anche altri amici che hanno scelto di tifare per un’altra squadra, non quella giusta per me. Lo dico sempre. Se mi ritrovassi in campo contro mia madre, farei di tutto per vincere. Quando finisce la partita, torniamo amici, almeno tra noi due il rispetto in campo non manca mai, si usa rispetto con chi dà rispetto, un po’ meno con chi non lo porta”.