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Mercato Roma. Anche Inter e Tottenham su Ayew

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Si complica il percorso di mercato della Roma per André Ayew. Secondo quanto riferito dal portale calciomercato.it, attaccante in scadenza di contratto con il Marsiglia, avrebbe ricevuto offerte anche da Inter e Tottenham, pronte a sfilare il giocatore ai giallorossi.

Bacca-Dzeko, le punte son desideri

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Il Messaggero (S. Carina) – Aspettando il summit di giovedì a Londra con Pallotta, le parole dette da Garcia sabato, fotografano il mercato della Roma: prima cedere e poi comprare. Se l’ordine cronologico potrà magari anche non essere rispettato, il tecnico ha spiegato le dinamiche passate e future. Ossia, autofinanziamento di lusso che sinora ha portato per 2 anni su 4 a 2 qualificazioni in Champions ma anche a costruire e smontare di continuo la squadra, con il sacrificio di almeno un big in ogni sessione estiva. Se in 4 anni sono arrivati 48 calciatori (escludendo i giovani) e all’alba del quinto anno, Sabatini è alla ricerca di un portiere, due terzini, un regista e un centravanti (praticamente la spina dorsale della squadra), avanzare qualche perplessità è d’obbligo. E ad averle, da tempo, è soprattutto Garcia. Inevitabile capire se e come le parti andranno avanti insieme. Diciassette milioni di motivi (l’ingaggio lordo del tecnico sino al 2018) lasciano pensare di sì ma il dubbio, almeno sino a giovedì, rimane.

DIECI GIORNI DI FUOCO – Intanto la Roma è già davanti ad un bivio: cosa fare con Nainggolan, Ibarbo, Astori e Bertolacci? Riscattarli comporterebbe un esborso di oltre 35 milioni. Difficilmente accadrà. Ieri il ds del Cagliari, Capozucca, ha dichiarato: «Se l’intesa con la Roma per Nainggolan non si troverà, potrà accadere di tutto». Scenario improbabile. I due club hanno infatti già deciso che il belga e il colombiano (convocato per la Coppa America) fanno parte di un’unica operazione che prevede la spesa di una quindicina di milioni per il riscatto del primo mentre per l’attaccante verrà fatto cadere l’attuale diritto di opzione a 12,5 milioni e sarà stipulato un nuovo accordo (scadenza giugno 2016) che contempli un prestito da scalare sulla somma pattuita lo scorso gennaio. In più al Cagliari andrà qualche giovane (Marchegiani, i fratelli Ricci e Balasa in lizza) che potrebbe ulteriormente far oscillare il cash. E Astori? Per ammissione del diretto interessato («Non so se resterò») è in bilico: Juventus e Milan sono pronte a farsi avanti. Bertolacci rimane un rebus: se verrà riscattato, difficilmente rimarrà. Servirà per far cassa, insieme con Viviani, Destro, Doumbia, Gervinho, forse Ljajic e/o (seguendo il trend degli ultimi anni) un big. Soldi che permetteranno, insieme agli introiti della Champions, di rispettare i rigidi paletti della Uefa (raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017-18 non superando un deficit aggregato di 30 milioni per gli anni finanziari 2015 e 2016) e di muoversi in entrata. Bloccato il parametro zero Ayew, prenotato per 6 milioni più bonus il baby Sergio Diaz, Sabatini vorrebbe Handanovic per la porta e punta sugli esterni Bruno Peres a destra e Digne o Baba per la corsia opposta. In attacco è caccia al centravanti: Dzeko è il sogno di Garcia, Bacca quello del ds. La sorpresa, però, è dietro l’angolo.

La gioia di Federico: «Io rinato, continuerò a giocare»

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Il Messaggero (S. Carina) – Nell’ultima serata da dimenticare della stagione, uno dei pochi sorrisi è di Balzaretti (nella foto Mancini), tornato a giocare dopo 18 mesi (ultima apparizione, 10 novembre 2013 contro il Sassuolo): «Il risultato era l’ultima cosa, abbiamo centrato il secondo posto, perdere contro il Palermo va bene, dai… Pazienza, abbiamo preso gol all’ultimo minuto. Per me è stata una vittoria, una notte bellissima, quella del mio ritorno in campo. Il mio futuro? Continuerò a giocare a calcio». Con il contratto scaduto, difficile che possa accadere a Roma. Intanto il terzino incassa su Twitter i complimenti dell’ex compagno di squadra Benatia che dimostra per l’ennesima volta di aver mantenuto un ottimo rapporto con l’intero spogliatoio giallorosso: «Amico mio Balzaretti complimenti! Sono troppo felice di rivederti in campo, un grande abbraccio». Parola ad un altro, Spolli, che arrivato in prestito per 1,5 milioni a gennaio, ieri ha debuttato con la maglia giallorossa e ha già le valigie pronte per tornare a Catania: «Il mio ringraziamento va a questo gruppo che mi ha dato la possibilità di condividere lo spogliatoio con grandi campioni». A tal proposito, Totti in zona mista ha precisato che il gol di ieri è il 299 in carriera con la maglia della Roma: «Trecento? Magari, no, no… sono duecentonovantanove». Per tagliare il traguardo, appuntamento alla prossima stagione.

Rudi abbassa i toni: «Io resto qui finché mi vogliono»

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Il Messaggero (A. Angeloni) – Dopo il Garcia non si tocca, è arrivato il fischio. Da quei tifosi che “facilmente” sostengono la squadra quando tutto va bene e invece le voltano le spalle quando tutto va storto, magari aizzati da quei cattivoni dell’ambiente. La gente ascolta e giudica e per tanti, rudi sabato scorso ha sbagliato a dire certe cose. La domenica, sconfitta parte, non è proprio positiva per il tecnico della Roma, bacchettato da tutti i dirigenti e in pubblico elegantemente da Sabatini e da molti sostenitori della Roma. Del resto, qualcosa di inesatto, in quella conferenza pre Roma-Palermo, è stata detta.

INESATTEZZE – Garcia ha fatto bene a ricordare che la Roma è quinta, in Italia, come fatturato. Davanti al club giallorosso ci sono Juventus, Milan, Napoli e Inter. Ma a far la differenza, è lui il primo a sostenerlo, sono i giocatori di primo piano. Che, lo sanno tutti, hanno stipendi elevati. In questa classifica la Roma è seconda dietro i campioni d’Italia. Proprio come da posizione finale in questi ultime due stagioni. Come mai allora la Roma è stata eliminata-umiliata dalla Fiorentina (due sconfitte, all’Olimpico, senza segnare nemmeno un gol e subendone 5), in Coppa Italia ed Europa League? Proprio lì, Montella ha considerato finito il progetto tecnico. Qundi la società viola è messa peggio di quella giallorossa, eppure in due competizioni dove non si è incontrata la Juventus, la brutta figura è arrivata. Si attendeva il ritorno su quelle dichiarazioni, magari smentendole, sostenendo come sempre che sono state mal interpretate etc etc.

Eccole, le sue parole, dopo Roma-Palermo. «Odio perdere, ma mi assumo le responsabilità per il risultato», dice subito Rudi. «Ma l’importante è aver visto la gioia dei nostri tifosi». Che hanno sentito il rumore della sua conferenza stampa. Chi ha più soldi vince, questo il tema poco gradito. «Se spendi bene, vinci, ma vanno spesi bene. Non avessi detto che avremmo vinto lo scudetto, non saremmo arrivati in Europa. La sintonia con la società c’è. Lavoriamo insieme e prendiamo le decisioni insieme e questo non cambierà. Il mio futuro? Finché mi vogliono io resto. Le mie parole sul mercato? Ho cercato di proteggere la società, non di attaccarla. Abbiamo un presidente fantastico». Valorizza ancora il suo lavoro, Rudi. «Sono più contento di questa stagione che non della precedente. Sono arrivato sulle ceneri, la squadra aveva voglia di riprendersi, ma anche quest’anno nei primi mesi si è visto il gioco. Poi abbiamo avuto difficoltà, ma abbiamo dimostrato orgoglio, dignità e carattere».

Derby, l’effetto lungo il motore della festa

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Il Messaggero (M. Ferretti) – Dopo l’impresa centrata nel derby, c’era parecchia attesa, anzi curiosità per verificare come i tifosi della Roma avrebbero accolto all’Olimpico la squadra che aveva mandato al tappeto la Lazio e centrato il secondo posto da 50 milioni. Ma, dopo quanto accaduto il giorno prima in sala-stampa, l’attenzione era rivolta anche al trattamento che lo stadio, cioè la gente della Roma, avrebbe rivolto a Rudi Garcia, il fustigatore dei dirigenti di Trigoria, e, perché no?, anche di una parte della tifoseria, rea – a dire del francese – di non aver accompagnato a dovere la squadra nelle settimane (mesi…) di difficoltà. Olimpico con il classico colpo d’occhio di fine stagione, cioè tanto colorato e con in tribuna o in curva una marea di bambini accanto ai propri papà, entrambi rigorosamente con la maglietta giallorossa d’ordinanza. L’accoglienza, dicevamo: squadra in campo per il riscaldamento e subito un boato per Balzaretti, titolare dopo una vita. All’annuncio delle formazioni, poi, un uragano di applausi per Yanga-Mbiwal’ammazzalazio. E Garcia? Anche freddezza (leggi fischi), per lui. E invece cori da brividi della Sud, e poi dello stadio intero, per Ago Di Bartolomei, ricordato anche con un’immensa bandiera. Parata di figli (alcuni piccoli assai) in braccio ai giocatori della Roma al momento dello schieramento in campo: una tradizione consolidata da anni, ormai. E fotona ricordo per tutti, panchinari compresi.

OLTRE IL VESUVIO – Poi, a gara cominciata, cori contro Napoli e i tifosi napoletani. In panchina, Garcia intanto prendeva appunti, quasi infischiandosene dello svolgimento del gioco. Poi di nuovo in piedi, Rudi, con le braccia conserte a dettar ordini, a suggerire il gioco. Una scenetta vista e rivista mille volte, nulla di nuovo. Concentrato, il tecnico. Come se la partita contasse ancora qualcosa. E, guardandolo, impossibile non ripensare a quanto accaduto il giorno prima: ma il reale motivo della sua uscita così fragorosa durante la conferenza-stampa? Se lo sono chiesti tutti i tifosi della Roma, quelli che ieri sera erano allo stadio e anche quelli che stavano davanti al televisore: a giudicare dai commenti sui social, piazza divisa. Garcia ha fatto bene, ha detto la verità; no, ha sbagliato, ha tradito le nostre attese: più o meno queste le opinioni tinte di giallo e rosso. A proposito: a tratti, quasi incessante l’urlo “Mapou!” proveniente dalla Sud. E anche cori contro il presidente Pallotta e il dg Baldissoni, “noi non siamo americani”, e pure contro Rosella Sensi. E fischi alla fine del tempo, con la Roma sotto di una rete. Una Roma piena di seconde (terze…) linee e svagata. E bruttarella assai. Chiaro, insomma, perché certa gente non ha mai giocato con continuità… Così, poi, fischi per Ljajic che usciva e qualche fischio pure per Pjanic che entrava. Altro cambio: fischi a non finire per Doumbia, il peggiore in campo, e tanti applausi invece per Iturbe, reduce dalla rete nel derby. Altri cori contro Napoli (e annuncio/richiamo dall’altoparlante), dopo la doppietta al San Paolo di Higuain. A fine gara, con la sconfitta sul groppone, giro di campo della squadra (e allenatore) con figli e nipoti al seguito: sorrisi, saluti, bacetti e selfie (Totti scatenato…) a non finire. Va in archivio (almeno sul campo, per ora) una stagione che difficilmente verrà dimenticata dai tifosi, e non certo per le cose belle. Alla fine, però, l’abbraccio – ricambiato – tra i giocatori (più Garcia) e i tifosi non è mancato. Effetto derby, verrebbe da dire. E c’è ancora chi continua a considerarla una partita come tutte le altre…

A Ponte Milvio come un carnevale dedicato a Mapou

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La Gazzetta dello Sport (C. Zucchelli) – La scena più bella arriva alla fine quando sul maxi schermo viene inquadrata la piccola Olivia De Rossi, in campo con il papà, e lo stadio l’applaude. Lei sorride timida e accenna un applauso, per ricambiare. È una delle poche immagini di una notte che, all’Olimpico, ha poche cose per cui essere ricordata. Inizia e termina con i bambini in campo e i papà a farsi i selfie, per emulare uno dei pochi momenti indimenticabili della stagione che si è appena conclusa. Era gennaio quandoFrancesco Totti, dopo la doppietta nel derby, si immortalò sotto al cuore del tifo romanista, ieri è toccato ai suoi compagni di squadra su indicazione della società. Che vuole far festa per il secondo posto, ma dei 45mila che assistono alla sconfitta contro il Palermo restano in pochi, così come pochi sono i sorrisi mentre si sentono le note di «Grazie Roma». Ce ne sono tanti di sorrisi per Balzaretti, il più applaudito fin dall’ingresso sulle note di «Ti porto via con me». «In questa notte fantastica», canta Jovanotti. E per Federico, che non giocava dal novembre 2013, lo è stata davvero: entrato in campo con i figli ha ricevuto solo affetto, al pari degli eroi del derby Yanga-Mbiwa e Iturbe.

IL CORTEO Festa all’Olimpico (con un ricordo commosso per Agostino Di Bartolomei e un tifoso che tenta l’invasione ma viene fermato sulla pista di atletica), ma anche fuori: prima della partita qualche centinaio di tifosi si è ritrovata a Ponte Milvio per brindare ancora al derby. Una sorta di carnevale spontaneo, con tanto di uomo mascherato da Yanga-Mbiwa, un busto dedicato al difensore, un nuovo coro e uno striscione: «Ubi Yanga, Minor Cessat» a guida della manifestazione. I tifosi hanno poi fatto il verso anche ai polacchi in corteo insieme ai tifosi della Lazio: loro erano Sharks (squali), i romanisti di ieri Dolphins (delfini) e durante i 90’, con un orecchio teso al San Paolo, nessun coro per i protagonisti di oggi in campo, ma tanti per quelli di ieri che hanno fatto la storia del club e che forse la faranno in futuro (applausi al gol di Romagnoli con la Samp). Ignorato, in attesa di quella che si preannuncia come una estate molto calda, il presidente Pallotta.

La felicità di Balzaretti. Il sorriso di Nainggolan

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La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini/C. Zucchelli) – Doveva essere la notte dei giovani, è stata quella di uno dei più vecchi. Sanabria neanche pervenuto, Paredes uscito per infortunio, Uçan poco brillante: se quella di ieri doveva essere la serata in cui i ragazzi poco utilizzati da Garcia si prendevano gli applausi dell’Olimpico l’obiettivo è fallito. Non era notte degli esami, evidentemente, ma era la notte che Federico Balzaretti aspettava da 567 giorni:«Per me arrivare a giocare questa partita è motivo di orgoglio, soprattutto per il calvario che ho passato, alla mia età. Da parte mia c’è sempre stata la grande voglia di tornare a giocare».

ORGOGLIO Qualche mese fa aveva detto che voleva farsi vedere in campo anche da Gabriel, il quarto figlio. Ha mantenuto la promessa, è entrato con il bambino, alla fine è stato abbracciato (tanto) dai compagni e da Zecca e Baldissoni, a bordocampo. Il feeling con la società è ottimo, ma è presto per dire cosa succederà, visto che il suo contratto scade tra un mese. Intanto, Balzaretti mostra di avere le idee chiare: «Non è l’ultima gara ma l’esordio, voglio continuare a giocare a calcio nella Roma se potrò». E mostra anche, a nome dei compagni, l’orgoglio: «É stata una stagione bellissima. Non abbiamo distribuito bene i pareggi nel corso dell’anno e questo ha condizionato il giudizio della gente, ma il nostro risultato va valorizzato perché altre squadre come Inter, Milan e Napoli lottavano per il secondo posto. Adesso serve rinforzare la squadra, è giusto avere obiettivi maggiori del secondo posto, ma bisogna assolutamente apprezzare questo risultato».

OTTIMISMO RADJA Detto che i complimenti per Balzaretti sono arrivati anche da Benatia («Troppo felice di rivederti sul campo») e che Spolli, alla prima e unica presenza con la Roma ha ringraziato la società «per avermi permesso di condividere lo spogliatoio con grandi campioni», va registrato anche il buonumore di Radja Nainggolan. Sorridente con la figlia Aysha e la moglie, incassa l’ottimismo di Sabatini: «Lo porteremo a casa, fa parte dei nostri piani». L’appuntamento è alla prossima stagione: Totti ci sarà («Niente 300 gol, sto ancora a 299», ha detto), Iturbe anche, ma salterà la prima della prossima stagione perché, ammonito, sarà squalificato.

Roma, non finisce qui

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Il Messaggero (U. Trani) – La sconfitta contro il Palermo (1-2 nel recupero), l’11a dell’annata (5 nelle coppe), chiude il campionato, non la stagione della Roma. Che, dopo le dichiarazioni di Garcia alla vigilia di questo match ininfluente, non è ancora finita. A volerla tenere aperta è stato proprio Rudi. Bisognerà aspettare metà settimana per calare il sipario: giovedì a Londra il vertice svelato proprio dal francese. Che avrà la possibilità di conoscere da Pallotta quali saranno gli investimenti per la squadra che verrà. All’incontro parteciperanno pure il supervisore Zecca, il ceo Zanzi, il dg Baldissoni e il ds Sabatini. In Inghilterra dovrà per forza uscire la verità sul rapporto tra l’allenatore e il club giallorosso. Una sola, però. Per poter iniziare, senza equivoci, il 5° anno dell’éra statunitense. E puntare al primo trionfo della proprietà Usa. Il divorzio con il tecnico costerebbe 17 milioni lordi (ingaggio dei prossimi tre anni) e per questo nessuno lo prende in considerazione. Ma non si può escludere a priori dopo l’aut aut di sabato.

PROPRIETÀ IRRITATAPallotta ha preso male le parole di Garcia. A infastidirlo sono stati i riferimenti ai conti della società giallorossa. Al fatturato che è solo il 5° in Italia. Sgradite anche le allusioni, fin troppo esplicite, al fair play finanziario che condiziona il club di Trigoria sul mercato e alla strategia imposta dal presidente a Sabatini («Da quando sono qui mi è stato detto che per comprare bisogna prima vendere» ha ricordato Rudi). Pallotta ha preteso che Roma Tv non mandasse in onda le repliche della conferenza stampa per non dare troppo clamore all’esternazioni del francese. Contestato dalla proprietà per non aver fatto autocritica per i fallimenti nelle coppe. Rudi si è invece preso il merito di essere entrato direttamente in Champions per il secondo anno di fila. Ma ancora a 17 punti dalla Juve (e conquistandone 15 in meno di un anno fa).

DS PUNGENTEProprio Sabatini, prima della partita con il Palermo, è intervenuto senza fare sconti. E, con quel pizzico di veleno che non guasta mai, ha replicato a Garcia.Prendendo le distanze: «E’ evidente che non condividiamo tutto ma alcune cose sì. Non è un problema, siamo una società liberale. Ci confrontiamo su tutti i temi, non è successo niente di particolare. Garcia ha lavorato sempre benissimo. Ma avuto dei problemi nel saggio di fine anno. Ha fatto alcune puntualizzazioni riferite alla forza della Juve e ai valori che vengono distribuiti tecnicamente rispetto ai ricavi. Sono frustanti per chi fa sport, ma lo sa anche da solo. E non sono molto gradite. Ma non c’è da drammatizzare. Non credo che Garcia volesse mettere le mani avanti, come si sente dire, piuttosto che si sia spaventato dalla pressione subita da lui, dalla società e soprattutto dalla squadra in un certo momento della stagione». Il ds contesta la resa anticipata di Rudi: «Noi gareggiamo sempre per migliorare e non sottoscriviamo questi distinguo e questi rapporti di forza. Non abbiamo intenzione, però, nè di cambiarlo, nè di metterlo in discussione».Eppure l’identikit del sostituto già c’è: Conte o Emery. Sono tecnici di personalità. Capaci di avere sempre il controllo dello spogliatoio. Sabatini fa una promessa. Sul riscatto della seconda metà del cartellino di Nainggolan, tra i più applauditi della serata: «Sono ottimista, anche se resta un’operazione complessa. E’ un privilegio per noi che la dobbiamo fare. E’ un giocatore importante. Ma lo porteremo a casa, fa parte dei nostri piani per il futuro». Tenendo i migliori della rosa e scartando i peggiori. Non come è successo nelle stagioni precedenti.

NOTTE DEGLI ADDIIL’euforia post derby, in parte, è già evaporata. Confermati da Garcia, dopo il successo di lunedì scorso, solo i 3 romani Totti (299 gol e con 10, 8 in A e 2 in Champions, miglior realizzatore del gruppo), De Rossi e Florenzi. Spolli ha giocato la prima e ultima gara in giallorosso, Balzaretti è tornato dopo 567 giorni (1 anno e mezzo abbondante), ma si prepara a lasciare. Skorupski andrà via. Come Doumbia, Ljajic e Paredes tra i titolari utilizzati contro il Palermo. Maicon, Gervinho e Keita nemmeno sono stati convocati. Anche loro hanno poche chance di restare. La rosa necessita di interventi di primo piano. A cominciare dal centravanti (nessuno in doppia cifra in campionato: non accadeva dal torneo ’92-’93, 9 reti di Giannini). E su questo dovrebbero essere d’accordo tutti. A Boston, a Roma e, si spera, pure a Londra.

Da ponte Milvio alla Sud il «funerale» della Lazio

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Corriere della Sera (G. Piacentini) – Un gol al derby è per sempre. Se ne è reso conto, in questi giorni, Mapou Yanga-Mbiwa, diventato eroe giallorosso e celebrato come capita a tutti quelli che hanno segnato contro la Lazio. Proprio il difensore francese è stato il protagonista dei festeggiamenti post-derby, che hanno avuto una coda anche ieri pomeriggio, prima della gara contro l Palermo. Circa 500 romanisti, infatti, si sono dati appuntamento a ponte Milvio, per celebrare il «funerale» della Lazio: il corteo si è concluso fuori dai cancelli della curva Sud. Durante il percorso ci sono stati parecchi cori contro la Lazio e in favore di Yanga-Mbiwa. «Ubi Yanga minor cessat», recitava uno striscione in onore del grande protagonista del derby (è comparso anche un mezzobusto che lo rappresentava e portato poi in processione), il calciatore che, al momento della lettura delle formazioni, ha ricevuto il maggior numero di applausi da parte di tutto lo stadio insieme a Manuel Iturbe, mentre per l’allenatore Rudi Garcia si è sentito qualche fischio, dovuto alle dichiarazioni rilasciate sabato scorso. Tra i bersagli dei romanisti anche gli «Sharks», ultrà del Wisla Cracovia presenti in curva Nord: per tutta risposta i romanisti, tra cui parecchi bambini che indossavano maschere degli eroi dei fumetti, hanno esposto uno striscione con la scritta «Dolphins».

Sabatini: “Operazione difficile ma riscatteremo Nainggolan”

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Corriere della Sera (G. Piacentini) – «Quella di Nainggolan è un’operazione complessa, ma la porteremo a casa». Walter Sabatini è uno di quei dirigenti che raramente si sbilancia, ma quando lo fa è perché è sicuro del fatto suo. Quella che il d.s. giallorosso chiama casa è ovviamente Trigoria, luogo nel quale il centrocampista belga si è ambientato alla perfezione. «Il mio desiderio è quello di restare, lo sanno tutti ma non mi posso comprare da solo», il messaggio lanciato negli ultimi giorni dal Ninja alla società. Che ha raccolto il suo invito e ha intensificato i contatti e gli incontri con il Cagliari e con il suo agente. «È un’operazione complessa – ha proseguito Sabatini – è un privilegio per noi che la dobbiamo fare, significa che è un giocatore importante. Lo porteremo a casa, fa parte dei nostri piani per il futuro». «Non sento la Roma da settimane» ha tuonato invece il presidente del Cagliari, Giulini, mentre il d.s. Capozucca non ha escluso niente. «C’è una comproprietà da risolvere prima del 25 giugno. Rischio buste? Può essere di tutto, devono coincidere le varie esigenze. Radja è un giocatore di livello internazionale, è normale che sia monitorato da altre società: attenti a vedere come si evolve la situazione, se si dovesse complicare la comproprietà con la Roma è normale che ci possa essere l’inserimento di altri club, italiani ed esteri».

Il riferimento è alla Juventus, da tempo sulle tracce di Nainggolan, che è stato convocato in nazionale e proprio per questo salterà il ritiro di Pinzolo e si aggregherà, eventualmente, direttamente a metà luglio per la tournée in Australia.
Oltre a Sabatini, chi si augura che quella di ieri sera non sia stata la sua ultima partita in giallorosso sono i tifosi, che al momento del suo ingresso in campo al posto di Paredes gli hanno tributato una vera e propria ovazione. La gara col Palermo persa amaramente per 2-1, potrebbe essere stata quella dell’addio per altri calciatori giallorossi: Doumbia, fischiato al momento del cambio con Iturbe, ma anche, Spolli oltre a Cole (in panchina) e Maicon (non convocato). Per Balzaretti, invece, da registrare un lunghissimo applauso: Garcia lo ha schierato titolare dopo un anno e mezzo (l’ultima volta in un Roma-Sassuolo del 10 novembre 2013) e lui ha risposto con una prestazione abbondantemente sopra la sufficienza. Quasi sicuramente non basterà per una conferma: la società lo vorrebbe dirigente, lui si sente ancora calciatore. Due posizioni difficilmente conciliabili.

Roma, fine in polemica. Sabatini: «Garcia ha sbagliato il saggio»

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Corriere della Sera (L. Valdiserri) – La partita serve a poco: le foto con i bimbi in mezzo al campo, i saluti a chi partirà, la vittoria al 94’ del Palermo (Vazquez e Belotti), il gol numero 299 in carriera di Totti (cannoniere stagionale giallorosso con 8 gol, come Ljajic), il colpo di genio di Iturbe che, diffidato, si fa ammonire e salterà la prima gara del prossimo campionato, gli orrendi fischi della curva Sud al momento della sostituzione di Doumbia. La «polpa» è lo strascico della conferenza stampa di Rudi Garcia, sabato scorso. Quella del possiamo lottare al massimo per il secondo posto, della Juve ancora più lontana nel prossimo campionato e della campagna acquisti che, alla Roma, si può fare soltanto dopo aver ceduto qualche pezzo pregiato.

Il presidente Pallotta sperava che, dopo la vittoria nel derby che ha salvato la stagione finanziaria, ci fosse una festa e non una polemica. Il d.s. Walter Sabatini ha chiarito a Sky: «Non siamo amareggiati, anche se non condividiamo tutto. Siamo una società liberale e ci confrontiamo. Garcia ha lavorato benissimo, diciamo che ha sbagliato il saggio di fine anno. Non credo abbia voluto mettere le mani avanti, forse si è spaventato per la pressione subita da lui, dalla squadra e dalla società. Gareggiamo sempre per migliorare e non sottoscriviamo questi rapporti di forza. Non abbiamo intenzione di cambiarlo o di metterlo in discussione».

Garcia è «protetto» dalla stima che Pallotta ha comunque per lui e, soprattutto, da un contratto ricchissimo (2,5 milioni netti, più premi) fino al 2018. Chi conosce il tecnico francese sa che, mediaticamente, è tutt’altro che uno sprovveduto. Paga di tasca sua un consulente per «preparare» la sua comunicazione. Quello che ha detto sabato non è uscito per caso. È un «all-in» sul tavolo della Roma futura. Ma anche dall’altra parte del tavolo ci sono fior di giocatori. E Sabatini ha promesso che Nainggolan resterà, tanto per dare subito un segnale. Sarà un’estate lunga e nessun colpo di scena è escluso.

Blatter interrogato? E dal Sudafrica: «Sì, pagammo 10 milioni»

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La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – Blatter contro il mondo. E soprattutto contro Platini che ha avuto «zero rispetto per me». Anche la figlia Corinna va in soccorso del papà vincitore: «Mai in un’elezione ha detto una parola contro un altro candidato». Ma la crisi dei rapporti personali, che sarà crisi Fifa-Uefa nell’immediato futuro, è niente rispetto alle conseguenze delle due inchieste parallele. Dal Sudafrica, per esempio, arriva l’ammissione che i 10 milioni di dollari sono stati pagati «ma non era una tangente». Come no. In Inghilterra le banche coinvolte aprono un’indagine interna. E c’è la possibilità che il presidente Fifa sia interrogato dagli inquirenti svizzeri.

«NIENTE WHISKY» Nella ricostruzione di Blatter, la famosa visita mattutina di Platini sembra una scena da film. Dice Blatter al Sonntagsblick: «La notte prima del voto, Platini ha scritto una mail a tutte le federazioni dicendo che dovevano votare contro di me e scegliere il principe Alì, nonostante l’Europa non avesse un proprio candidato. Giovedì mi ha chiesto un incontro, siamo andati nel mio ufficio, si è seduto e mi ha detto: “Prendiamoci un buon whisky fra amici”. “No, niente whisky, ma ti ascolto”, la mia risposta. E allora mi ha detto serio: “Sepp, fai il Congresso e alla fine annuncia le tue dimissioni, ti faremo una grande festa e potrai conservare il tuo ufficio qui alla Fifa”. C’è stato zero rispetto nei miei confronti». Allo stesso giornale ha parlato Corinna: «Papà non è un corrotto, non ha mai preso una tangente. Le critiche che lo hanno disturbato sono quelle personali, in particolare di Platini».

SUDAFRICA AMMETTE Tragicommedia a parte, dal Sudafrica, dal presidente federale Danny Jordaan, organizzatore del Mondiale, arriva al «Sunday Independent» una conferma: i 10 milioni di dollari sono stati pagati alla Concacaf, come dice l’Fbi. Solo che non si sarebbe trattato della tangente in cambio del voto per assegnare la sede, con pagamenti passati da conti Fifa: «Non ho pagato né preso mai una tangente in vita mia. Il pagamento risale al 2008, il Mondiale ci è stato assegnato nel 2004. Come potevamo aver pagato una tangente per voti a quattro anni di distanza?». Per gli inquirenti, Warner è stato pagato dopo perché al Sudafrica mancavano i fondi. Jordaan invece dice che quello era un «contributo» per lo sviluppo del calcio nella Concacaf.

SOLDI ALLE CAYMAN Per il «New York Times» ci sono interrogativi anche sui 2,2 milioni di dollari che da Zurigo, negli ultimi 13 anni, sono finiti alla federazione delle Isole Cayman per una nuova sede e due campi da calcio, in un Paese con 60mila abitanti. Dove però vive il vicepresidente Fifa Jeffrey Webb, ora agli arresti a Zurigo. A proposito di tangenti, le due banche britanniche coinvolte nel passaggio di denaro sospetto, Standard Chartered e Barclays, hanno dato il via a indagini interne.

BLATTER INTERROGATO? Lo scandalo ora può allargarsi dai componenti dell’Esecutivo alla Fifa stessa. Nei giorni scorsi sono stati interrogati dal pm di Zurigo i membri dell’Esecutivo non residenti in Svizzera: dallo spagnolo Villar al turco Erzik. Non è escluso che adesso gli inquirenti si rivolgano a chi vive tra Zurigo e Nyon, cioè Blatter e Platini. Di sicuro la Fifa è stata perquisita e sono stati prelevati documenti e file elettronici. Potrebbero essere ipotizzati i reati di amministrazione infedele e riciclaggio.

Italia corazzata, arrivano i tedeschi Sansone e Caligiuri

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La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – Due novità assolute, ma non sorprendenti viste le indiscrezioni, nella lista dei 34 azzurri selezionati da Antonio Conte per lo stage: Sansone e il «tedesco» Caligiuri. In più arriva Insigne, che il c.t. avrebbe convocato già mesi fa prima dell’infortunio, e ritornano Giaccherini, El Shaarawy e De Sciglio. La vera sorpresa è Paloschi in attacco. In difesa, indisponibili i milanisti Antonelli e Abate, il c.t. ha scelto De Silvestri e Criscito, più la coppia centrale già convocata contro l’Albania: Acerbi e Rossettini. Niente da fare per gli Under 21 Rugani e Romagnoli (che restano con Di Biagio) né per Saponara: probabilmente a Conte servono altre conferme prima di una chiamata azzurra per l’empolese. Comunque, aspettando il rientro degli juventini dopo la finale di Berlino, il gruppo si infoltisce.

TEST PER «ELSHA» Lo stage rientra da sempre nel progetto tecnico di Conte. I club si sono opposti a quello invernale, ma non hanno potuto rifiutare questa «tre giorni» nella quale il c.t. spiegherà le sue idee e la sua filosofia di gioco, valutando anche il possibile inserimento di qualcuno nella lista per la Croazia (il 12) e per l’amichevole con la Svizzera (il 16). Quando torneranno gli juventini (Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Pirlo, Marchisio, forse Matri), Conte dovrà aggiungere una ventina di azzurri alla lista definitiva. Il test è importante, per esempio, per il milanista El Shaarawy, considerata l’esclusione di Cerci: Conte cerca un esterno alla Robben, che possa fare la doppia fase, per dare più soluzioni offensive al 3-5-2. E magari fare qualche nuovo esperimento tattico dopo il 4-4-2 «particolare», quasi obliquo con una fascia più offensiva, visto contro l’Albania.

ALLA SCOPERTA DI CALIGIURI Sarà valutato con curiosità Daniel Caligiuri, esterno offensivo del Wolfsburg, doppio passaporto, reduce da una bella stagione. E sarà accolto a braccia aperte Giaccherini, tornato in campo nel Sunderland dopo un lungo stop: per Conte è un interprete ideale del ruolo di mezzala. Anche Insigne può offrire variabili significative in attacco. Confermati il play Valdifiori, dopo la bella prova con l’Inghilterra, e naturalmente l’italoargentino Vazquez, ecco Sansone che nel tridente del Sassuolo, con Zaza (convocato) e Berardi, ha conquistato le attenzioni di Conte. Infine l’irriducibile Paloschi del Chievo.

MERET: UN UNDER 19 Mancano tre milanisti: Abate e Antonelli erano in bilico (bronchite e pubalgia hanno impedito la chiamata), mentre l’esclusione di Cerci è per scelta tecnica, dopo l’ennesima panchina. Neanche Perin, infortunato, poteva rispondere alla chiamata: con Sirigu e Marchetti è tornato il torinista Padelli. A Conte sarebbe piaciuto avere Giovinco ma, con il campionato in corso, il club canadese non ha concesso il viaggio. Ai 34 selezionati sarà aggregato il portiere dell’Under 19 Alex Meret (Udinese). Appuntamento stasera entro le 22 per l’inizio del raduno. Da domani doppia seduta quotidiana per tre giorni. Poi, tra venerdì e sabato, Conte comunicherà i convocati per Spalato e Ginevra, con allenamenti da lunedì 8 a Coverciano.

«A Roma finché non mi cacceranno»

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La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Chissà se anche quello di sabato è stato uno show per Rudi Garcia, una parte da recitare, con qualcuno da motivare e qualcun altro da infastidire. Perché ci sarebbe ormai da dubitare di qualsiasi uscita pubblica del francese, così perennemente al limite tra il Rudi uomo e il Garcia allenatore. Il secondo, l’allenatore, ieri ha ribattuto sul tasto dolente: «La Roma ha un presidente fantastico – ha detto –, io ho solo fatto in modo di proteggere tutti. Dopo JuveRoma c’era una verità specifica, in questa città bisogna lottare contro il pessimismo. Se non avessi detto che avremmo vinto lo scudetto, probabilmente non saremmo arrivati neppure in Europa League. La sintonia con la proprietà? C’è e non cambierà. Io resto qui finché non mi cacceranno. Sono più contento di questa stagione che della scorsa».

NIENTE TV Magari non è così per la società, che alle parole del francese sulla Juve irraggiungibile ci ha creduto eccome. Non è così per i tifosi della Roma. Quelli del «vogliamo undici Garcia» fino a poche settimane fa, gli stessi che ieri sera all’annuncio delle formazioni hanno riservato al francese una buona dose di fischi, per la verità senza risparmiare dai cori il d.g. Baldissoni e la società. La verità fa male, sarebbe così se fosse da scriverci su una canzone. Per dire: Pallotta, in attesa di cantarne quattro di persona a Garcia nell’incontro di giovedì a Londra, ha chiesto alla tv di casa di togliere dalla programmazione le repliche della conferenza stampa. «Orecchio non sente» e cuore non duole? Forse. Nell’attesa il d.s. Sabatini, che va in onda su una modulazione di frequenza differente rispetto al francese, ci ha tenuto a precisare che «l’allenatore ha lavorato benissimo, in questa stagione qualche problema c’è stato. Diciamo che con quelle parole non gli è riuscito bene il saggio di fine anno». Una puntura, prima del mix bastone-carota: «E’ evidente che non condividiamo tutto, ma alcune cose sì. Le sue puntualizzazioni sulla Juventus sono frustranti per chi fa sport: su questo ci confronteremo, questi rapporti di forza non li sottoscriviamo. Ma non credo che Garcia volesse mettere le mani avanti, magari è solo spaventato dalla pressione. Noi, in ogni caso, non abbiamo intenzione né di cambiarlo, né di metterlo in discussione».

NAINGGOLAN E…METEO Chissà, magari Garcia sarà felice di ascoltare da Sabatini che «il riscatto di Nainggolan è un’operazione complessa, ma la porteremo a casa, è un giocatore che fa parte dei piani per il futuro». Oppure sarà turbato nel sentire Giulini, presidente del Cagliari, dire che «dalla Roma pretendiamo rispetto, l’ultima volta che ci hanno chiamato ci hanno detto che siamo una società di Serie B». Di sicuro il belga è indispensabile per la Roma, se è vero che Garcia è stato costretto a mandarlo in campo anche ieri sera, pure nel mezzo di una partita insignificante per la classifica. Partita che Rudi ha vissuto alla sua maniera, prendendo appunti dal minuto 5 del primo tempo, lamentandosi con il quarto uomo per un paio di rigori non concessi nel finale, facendo il giro di campo con la squadra. Ma qualcosa non quadra. E il futuro prossimo resta tutto da scrivere. Non si può escludere neppure lo scenario di una rottura, tra l’allenatore e la società, almeno a giudicare dall’eco che le frasi del francese hanno avuto. Il meteo del giorno dopo non è migliorato rispetto alla grandinata di sabato. Il tempo resta nuvoloso, almeno fino a giovedì. In fondo lo sa pure Garcia. E dietro quel «resto finché non mi cacceranno» c’è un mondo da scoprire.

Roma, poca bellezza. Vazquez, gol per Conte

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La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Può essere che Garcia abbia ragioni inoppugnabili quando dice che la Juve è «irraggiungibile» e «non si possono illudere» i tifosi dicendo il contrario. Certo è però che le sue parole, dopo aver perso 1-2 contro un Palermo B (cioè in avvio senza i titolari Dybala, Andelkovic, Rispoli e Rigoni) virtualmente in vacanza e aver fatto 15 punti in meno della scorsa stagione, perdono un po’ di valore, anche per la prestazione senz’anima messa in vetrina davanti a oltre 45.000 persone che avrebbero solo voglia di far festa dopo la vittoria nel derby. Decide la rete (in fuorigioco) di Belotti nell’ultima azione, dopo il vantaggio di Vazquez su rigore pareggiato da capitan Totti, ancora una volta capocannoniere giallorosso con 10 gol e a quota 299 in giallorosso (c’è chi dice 300, ma l’Uefa assegna una rete in meno: quella al Bayer Leverkusen nel 2004, autogol). Tutto questo in una prova complessivamente deficitaria da parte della Roma, soprattutto da chi si aspettava un po’ di spettacolo da seconde linee di gran lusso e di gran costo (il fischiatissimo Doumbia, Paredes, Uçan innanzitutto). L’unica bella notizia per i giallorossi è il ritorno in campo di Balzaretti, assente dal 10 novembre 2013, mentre i rosanero sfoggiano come fiore all’occhiello l’aver fatto, nel ritorno, più punti in trasferta che in casa. Partita con poca bellezza, soprattutto se si pensa che ancora una volta gli ultrà hanno insultato il presidente Pallotta e il d.s. Baldissoni, prendendosela persino con l’ex presidente Rosella Sensi.

TOTTI GOL Garcia sceglie un modulo con Ljajic trequartista dietro la coppia, male assortita, Totti-Doumbia. L’ivoriano ancora una volta delude, mentre il capitano trova l’unico spunto solo sui titoli di coda, chiudendo però almeno la stagione in doppia cifra. In mediana i baby Paredes e Uçan danno poca velocità, mentre Florenzi e Balzaretti almeno ci provano. Male invece la coppia composta da Astori e Spolli, che commette il suo quinto fallo da rigore in A su cross di Chochev. Il penalty è segnato dal migliore in campo, Vazquez, al 10° gol, che dà così ottime notizie al c.t. Conte, perché riesce a far girare l’orchestra rosanero con buon ritmo, grazie anche alla buona prova in due ruoli di Quaison, utile prima sulla fascia e poi da interno. Iachini, alla centesima panchina in A, si dimostra abile a imperniare la difesa su Gonzalez, mentre Maresca smista la palla bene davanti alla difesa. Ne consegue che tocca Skorupski meritarsi nella prima frazione la palla di migliore dei suoi con una gran parata su colpo di testa dello stesso Maresca.

LA TERNA SBAGLIA Conclusi primi 45’ senza un tiro nello specchio della porta (alla fine saranno 2), la Roma si sveglia un po’ nella ripresa soprattutto grazie all’inserimento di Pjanic, oltre a quello di Nainngolan. La migliore occasione però è sempre del Palermo, quando Belotti liscia davanti al portiere un buon cross del subentrato Della Rocca. Tutto però ruota attorno a Vazquez che – oltre a colpire un palo esterno da angolo – attira fuori De Rossi e smista per gli inserimenti degli interni e i tagli dei giocatori di fascia. Buon per i giallorossi che i ritmi si al zino, consentendo a Florenzi e Balzaretti si restare stabilmente alti, facendo così scivolare De Rossi nella posizione di terzo centrale. La pressione produce il gol del pari, con Totti che, servito da Nainggolan, scavalca con classe il portiere. E’ il momento migliore per i giallorossi, che impegnano Sorrentino con Pjanic (40’) e reclamano per due falli di mano in area di Gonzalez e Della Rocca. Quando il pari sembra scritto, però, sempre su cross di Vazquez è Belotti a segnare in fuorigioco, ma nessuno fa una piega. Neppure il pubblico che alla fine ha dovuto riservare le uniche esultanze agli inutili gol del Napoli alla Lazio. Come dire, gioie da Grande Raccordo Anulare. E se il Palermo può festeggiare un meritato 11° posto a pari merito, l’impressione è che la Roma, per esultare davvero, in futuro dovrà dare molto di più.

Il rebus Destro: rientra alla Roma ma dopo chissà

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La Gazzetta dello Sport (M. Pasotto) – Purtroppo è rimasto fermo a queste parole, scandite nel dopogara con la Roma tre settimane fa: «Segnare è l’unica cosa che conta». Fermo nel senso che nelle partite successive le pulsazioni di Mattia Destro sono tornate a farsi impercettibili: non pervenuto contro il Sassuolo, confinato in panchina con Toro e Atalanta. Mattia triste y solitario (final sarebbe francamente eccessivo). Triste perché l’avventura iniziata con la scampanellata di Galliani al citofono si è conclusa senza soddisfazioni: di squadra e personali. Solitario perché adesso il futuro dell’attaccante è un grande punto di domanda, e al momento Mattia non ha piste particolarmente privilegiate.

TOMBA Le incertezze nascono evidentemente dal rendimento offerto al Milan. Partiamo dai numeri, che dicono: 15 presenze, di cui 11 da titolare, per 842 minuti in campo e 3 gol (ovvero uno ogni tre partite circa), e una media voto poco entusiasmante di 5,62. Cifre molto crude, ed è vero che Mattia in alcune partite non ha dato l’impressione di voler spaccare il mondo. Ma gettare la croce soltanto addosso a lui sarebbe ingiusto e riduttivo. Quella che avrebbe dovuto essere la squadra per rilanciarsi, si è rivelata la situazione peggiore per uno che di mestiere fa la prima punta. Il Milan quest’anno è stato la tomba dei centravanti. Non se n’è salvato uno, a parte Menez che infatti interpreta il ruolo in totale anarchia. Torres è stato persino costretto a cambiare di nuovo aria. Il gioco di Inzaghi ha sempre avuto negli esterni gli interpreti più importanti e l’attaccante centrale non è mai riuscito a diventare il terminale delle azioni. Dopo le prime partite trascorse a cercare di capire come uscirne, Destro aveva anche provato a dire: «Se occorre, cercherò di cambiare io modo di giocare». Offerta generosa, ma a 24 anni non ci si può snaturare.

SCENARI Ora resta da capire che cosa succederà. Senz’altro, in termini pratici, Mattia tornerà alla Roma, che lo aveva lasciato al Milan in prestito con diritto di riscatto fissato a 16 milioni. Superfluo dire che il club rossonero non intende riscattarlo, nemmeno a cifre inferiori. Semmai, a seconda dell’allenatore che verrà, potrebbe richiederlo in prestito ai giallorossi (con Pazzini in scadenza un centravanti comunque servirà). Ma qui occorre capire che cosa ne penserebbe la Roma, per la quale Destro non rientra più nei programmi, ma è senz’altro un giocatore da cui ricavare denaro.

De Rossi e Astori tornano azzurri

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Il Tempo – Sono 34 gli azzurri convocati dal commissario tecnico Antonio Conte per lo stage di lavoro a Coverciano, che precede la gara di qualificazione agli Europei del 12 giugno a Spalato contro la Croazia. Sarà poi aggregato al gruppo anche il portiere della Nazionale Under 19, Alex Meret (Udinese). Confermato Florenzi, tornano gli altri due romanisti De Rossi e Astori. In lista anche tre giocatori della Lazio di Pioli: Marchetti, Parolo e Candreva. Prima chiamata per l’attaccante del Sassuolo Nicola Sansone e per Daniel Caligiuri del Wolfsburg, fresco vincitore della Coppa di Germania. Gli azzurri si raduneranno oggi entro le ore 22 per lo stage che proseguirà fino a giovedì. I nomi dei convocati per la gara con la Croazia saranno invece resi noti tra venerdì e sabato, con il raduno a partire da domenica . La preparazione dell’Italia proseguirà a Coverciano fino a giovedì 11, giorno in cui la squadra partirà per Spalato dove venerdì 12 alle ore 20.45 sfiderà la Croazia allo Stadio Poljud.

E i tifosi portano in trionfo Mapou

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Il Tempo (F. Schito) – Il derby non è mai una partita come le altre, quando poi decide una stagione i risvolti rischiano di essere incontenibili. I tifosi della Roma, a sei giorni dalla stracittadina che ha regalato a Totti e compagni la qualificazione diretta ai gironi della prossima Champions League, si sono dati appuntamento a Ponte Milvio, poche ore prima della partita con il Palermo – alle 17 – per festeggiare. Protagonista indiscusso dello sfottò romanista nei confronti dei cugini, come insegnano Cassetti e Balzaretti, è stato Mapou Yanga Mbiwa. Ecco allora lo striscione esposto dagli otre 500 tifosi festanti che recita: «Ubi Yanga minor Cessat» e ancora vessilli biancocelesti con ratti al posto dell’aquila e cori irriverenti nei confronti del laziali.

Durante il corteo arrivato allo stadio Olimpico c’era anche Mapou, o almeno qualcuno che gli assomigliava. Un tifoso vestito con il completo da gara con il 2 sulle spalle, il nome di Yanga Mbiwa e pallone attaccato alla fronte. Il divertimento è continuato anche in Curva Sud. Osannati sia il difensore francese, sia Iturbe. Rivisitato anche un vecchio coro: «Voi siete i biancoblù, Mapou, voi siete i biancoblù, Mapou»: Il protagonista, ignaro, era stato avvertito dai compagni di squadra: un gol al derby cambia la vita.

«Finché mi vogliono resto»

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Il Tempo (E. Menghi) – Dire che la Juventus «è irraggiungibile» e lo sarà anche il prossimo anno significa condannare la Roma a un’ambizione ristretta, dove il 2° posto è il meglio che si può ottenere. E non fa il gioco del diesse, che per convincere i calciatori ad appoggiare il progetto giallorosso non può certo raccontargli questa storia. A proposito di mercato, su Nainggolan Sabatini si dichiara ottimista: «Lo porteremo a casa», ma a sentire il presidente del Cagliari Giulini non è così: «Non sento la Roma da 3-4 settimane, l’ultima volta mi hanno detto che siamo una società di Serie B: pretendo rispetto».

Balzaretti ne ha tanto per il suo allenatore e prova a difenderlo: «Il mister ha detto che l’obiettivo è rinforzare la squadra ed è la volontà di tutti. È giusto avere obiettivi maggiori del secondo posto, ma non disprezziamolo». Garcia, dopo averci dormito su, torna a ribadire i concetti espressi: «La Juve sta per fare triplete e non è raggiungibile, è una verità. Fortuna che abbiamo un presidente fantastico che sta costruendo una squadra forte. Io ho fatto solo in modo di proteggere tutti. Ho detto che avremmo vinto lo scudetto per lottare contro il pessimismo. Probabilmente se non l’avessi fatto non saremmo arrivati neanche in Europa League. Ad inizio stagione l’obiettivo era centrare la Champions e l’abbiamo fatto. Resto? Finché mi vogliono sì».

Domani Sabatini, Baldissoni, Zanzi e Zecca voleranno a Londra da Pallotta per una riunione in cui si discuterà del budget e del mercato e al ritorno a Roma terranno una conferenza stampa. Giovedì sarà il turno di Garcia e il presidente gli rinnoverà la fiducia. A cambiare sarà il preparatore atletico (scelto Norman al posto di Rongoni) e potrebbe arrivare anche un nuovo responsabile medico: un candidato è Brian McKeon, a capo dell’equipe dei Boston Celtics dal 2005.

All’Olimpico festa in tono minore

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Il Tempo (A. Austini) Finisce con un gol di Totti e una sconfitta la travagliata stagione della Roma, conclusa comunque al secondo posto che vale la Champions e 50 milioni di euro. All’Olimpico nella passerella finale vince il Palermo grazie a un gol (in fuorigioco) di Belotti all’ultimo secondo. Come l’anno scorso, la squadra di Garcia stacca la spina in anticipo: la testa di tutti è già proiettata al futuro. Il primo passo dovrà essere quello di ritrovare la sintonia tra la dirigenza e Garcia (qualche fischio per lui al momento della lettura delle formazioni), messa a repentaglio dalle parole del tecnico sul «gap» incolmabile con la Juve. La Roma sa bene di partire molto lontano dai campioni, ma non vuole sentirsi battuta in partenza.

SALUTI – Clima vacanziero dopo il sollievo del derby, la squadra entra in campo con figli e nipoti in braccio, Garcia schiera una formazione da amichevole. Per Spolli la prima e ultima esibizione da romanista, Balzaretti torna in campo dopo 18 mesi e dà l’addio, anche i vari Skorupski, Astori, Paredes e Doumbia (sommerso dai fischi al cambio) schierati in partenza da Rudi difficilmente il prossimo anno saranno confermati in rosa. Totti c’è per avvicinarsi al trecentesimo gol da romanista: gliene servirebbero due ma ne segna uno, quello che lo fa diventare il capocannoniere stagionale della Roma, con 8 centri in campionato e 2 in Champions. L’unico attaccante a chiudere in doppia cifra ha quasi 39 anni ed è la foto di un reparto da rifondare.

MENTALITA‘ – Con una Roma sperimentale non poteva uscire una prestazione molto diversa. Reparti slegati, giocatori fuori condizione, motivazione ai minimi. Il Palermo ha più voglia e trova il gol grazie a un rigore di Vazquez causato ingenuamente da Spolli. Nella ripresa l’ingresso di Pjanic e qualche discesa di Florenzi svegliano un po’ i compagni dal torpore. Nainggolan serve l’assist del pareggio al capitano, Iturbe entra e si becca una folle ammonizione da squalifica, in coda al match i giallorossi chiedono un rigore e vengono puniti dall’altra parte da Belotti appena prima del triplice fischio. Detto che la partita di ieri valeva solo a fini statistici, per iniziare a ridurre il gap dalla Juve si potrebbe iniziare a prendere più sul serio anche questi impegni.

DERBY INFINITO – Siccome la partita dell’Olimpico è da sbadigli, la cara, vecchia radiolina corre in soccorso e porta la testa di tutti i 45mila presenti a quello che accade a Napoli. Le notizie della momentanea rimonta azzurra sulla Lazio fanno felici i romanisti, tranne quelli (non pochi) in Curva Sud che fischiano. Totti segna nello stesso istante in cui Higuain tira alto il rigore del possibile sorpasso, Belotti fa gol in contemporanea con Onazi. Strane coincidenze di un derby a distanza infinito che, preliminari permettendo, l’anno prossimo si riproporrà in Champions per la prima volta dal 2007.

BILANCIO – La Roma chiude di nuovo a 17 punti dalla Juve, come l’anno scorso. In due stagioni e 78 gare di campionato Garcia ha raccolto 155 punti, 45 vittorie, 20 pareggi e 11 sconfitte. Mentre la difesa nei numeri tiene, la flessione dell’attacco è evidente: 72 gol nella passata stagione contro i 54 di quest’anno. Nel complesso un bilancio ottimo se si guarda alla storia giallorossa, ma per ripartire di slancio è bene che la Roma tutta ora si guardi negli occhi. Cercando di ritrovare entusiasmo.