Nel casting Roma il regista è Spalletti

Corriere dello Sport (R.Maida) – Per la seconda volta in due mesi, Paulo Sousa è stato avvistato all’Olimpico da spettatore di una partita della Roma. Era successo a marzo per l’ottavo di finale contro il Lione, è capitato di nuovo domenica sera per la grande sfida ai vecchi amici della Juventus. Questo non implica che sia lui l’uomo scelto per la panchina della Roma. Ma è un indizio. Possiamo confermare che l’interessamento e i contatti, avallati da Monchi, sono reali. E in questo senso le frasi dell’a.d. Umberto Gandini aprono scenari inesplorati: «Un allenatore di prestigio, anche se straniero, può tranquillamente fare bene nella realtà di un calcio molto tattico come quello italiano – ha detto ieri a Radio Uno – soprattutto se ci ha giocato, come è successo a Liedholm». Beh, Paulo Sousa ha vinto la Champions League da regista della Juventus e in più da due anni allena la Fiorentina. Perciò rientra nell’identikit del personaggio richiesto.

ATTENZIONE – Occhio però perché Gandini, ripetendo un pensiero espresso da Monchi, dice anche che «vogliamo cercare un accordo per continuare con Spalletti». E lo stesso Spalletti, dopo la vittoria con la Juventus, è sembrato meno categorico rispetto alle dichiarazioni distruttive («Se tornassi indietro, non firmerei per la Roma») che gli erano scappate a San Siro in seguito al caso Totti (tutt’altro che chiuso, peraltro). Quindi è bene aspettare prima di dare sentenze. Fermo restando che il casting della Roma continua.

IN TESTA – Ieri riferivamo dell’incontro avvenuto con Eusebio Di Francesco, che ha dato la disponibilità ad assumere le redini della squadra, anche se nelle ultime ore l’a.d. del Sassuolo Carnevali ha manifestato ottimismo a proposito di un futuro condiviso. Di Francesco piace perché produce un buon calcio e sa valorizzare al meglio i giovani a disposizione. Ma la sensazione è che non sia la primissima scelta, quale potrebbe essere invece Unai Emery se venisse liberato dal Paris Saint Germain. Monchi ha assicurato di non aver mai chiesto a Emery di allenare la Roma. Ma non è escluso che lo abbia fatto Franco Baldini, già calatosi nella veste di corteggiatore nel 2012 dopo le dimissioni di Luis Enrique.

SPRINT – Molto se non tutto dipende dal finale del campionato. Dei campionati, anzi. Dal punto di vista della Roma, sotto il profilo progettuale diventa essenziale la conquista del secondo posto e quindi della sicura partecipazione alla Champions League. Non solo per un discorso finanziario ma anche per l’appeal tecnico: i giocatori, e di conseguenza gli allenatori, si muovono più volentieri se trovano un approdo nell’Europa dei grandi. E così la Roma prende tempo. Come prende tempo Spalletti e prendono tempo tanti altri colleghi, in attesa della chiamata giusta o del risultato migliore.

OUT – Tra gli indecisi non sembra esserci più Vincenzo Montella, che proprio Spalletti considerava l’erede designato al ruolo. Soprattutto se dovesse centrare il sesto posto, riportando quindi il Milan in Europa, verrebbe confermato dai nuovi proprietari cinesi. Prospettiva che lo affascina, per il momento di più di un eventuale ritorno a Roma dove incrocerebbe persone con le quali i rapporti sono freddi. Dunque Montella ormai è quasi fuori dal periscopio virtuale installato a Trigoria.

SORPRESE -E siccome Sarri non romperà con il Napoli, la volata per il ruolo è apertissima. Anche a un nome misterioso al quale nessuno ha finora pensato (magari nemmeno la Roma). La sorpresa più fragorosa però sarebbe il rinnovo di Spalletti, che già da settimane si è svincolato mediaticamente dall’obbligo di vincere per restare in sella, dal momento che «arrivare secondi dietro a questa Juventus è come uno scudetto»: niente è escluso in questa vicenda.

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