Nainggolan alla Perrotta. Ecco la mossa del cavallo

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La Gazzetta dello Sport (S.Vernazza) – Ed è subito Juve, per Luciano Spalletti nuovo allenatore della Roma. Il debutto ufficiale di Spalletti nella sua seconda vita romanista è stato sette giorni fa col Verona, ma quella partita la abbuoniamo. Luciano da Certaldo era reduce dalla toccata e fuga negli Usa per conoscere il suo nuovo presidente Pallotta, aveva ripreso possesso dell’ambiente con pochi allenamenti. Il vero Spalletti lo ritroveremo stasera allo Stadium, dopo una settimana di lavoro pieno e consapevole a Trigoria.

TI COPIO E TI INCOLLO – Mettersi a specchio, la nuova tendenza del calcio italiano. Nella stagione in corso un sacco di volte, nell’economia di una partita, uno dei due allenatori ha schierato la squadra allo stesso modo dell’altra. Roberto Mancini, con l’Inter, ha usato spesso l’accorgimento. Spalletti, nel suo riaffaccio romanista, domenica contro il Verona, non ha fatto altro che adattarsi al dirimpettaio, Gigi Delneri, partito a tre e poi passato a quattro. Stasera a Torino la Roma dovrebbe cominciare col 3-4-2-1, sistema affine all’inossidabile 3-5-2 della Juve, e con Nainggolan e Salah alle spalle di Dzeko.

LA VARIANTE – Nainggolan rappresenta la variante più pericolosa per la Juve. Non è un mistero che Spalletti voglia trasformare il centrocampista del Belgio nel nuovo Simone Perrotta, il trequartista incursore della prima Roma spallettiana, un decennio fa. Con Perrotta guastatore l’Italia ha vinto il Mondiale del 2006, con Nainggolan alla Perrotta la nuova Roma vuole creare scompiglio tra le linee avversarie. Come il cavallo negli scacchi, il Ninja sa muoversi a elle, due caselle in verticale e una in orizzontale o viceversa. E’ sintomatico che il belga abbia ritrovato subito, domenica contro il Verona, la via del gol smarrita con Garcia. Col francese al timone, Nainggolan toccava il maggior numero di palloni a centrocampo; nella prima con Spalletti in panchina si è visto più avanti. Contro il Verona ha effettuato sei sponde e quattro tiri, rete inclusa. Una mutazione che Allegri farà bene a contrastare. Gli uomini giusti alla Juve non mancano: Marchisio e Khedira hanno spalle, esperienza ed occhio per arginare il Ninja. In particolare dovrebbe essere il tedesco, per competenza di zona, a fronteggiare più degli altri il «marine» romanista.

INTERVENTI DIFENSIVI – Cinque mesi fa, seconda di andata, la Roma all’Olimpico superò la Juve per 2-1. Vittoria netta, con sembianze da passaggio di consegne: gol di Dzeko, Pjanic e Dybala. Conclusioni affrettate, oggi il piano si è rovesciato. La Roma, sette punti sotto la Juve, è stata costretta a cambiare allenatore e sistema, addio al 4-3-3 di Garcia con le ali a supersonica velocità, e stasera si presenterà a Torino con umiltà e circospezione. La difesa a tre si ritroverà giocoforza a cinque in diverse occasioni, coi terzini allineati ai centrali perché la Juve di oggi è ritornata a imporre i suoi principi di gioco. Tra i tanti dati disponibili nei report statistici, ne scegliamo uno, quello sugli interventi positivi in area. La Juve in media ne effettua 39 a partita e la Roma 51, dodici in più. La cifra dice che i giallorossi concedono molto più spazio dei bianconeri nei propri sedici metri, o quantomeno concedevano, visto che con Spalletti, contro il Verona, gli interventi positivi in area sono stati 43, otto in meno del solito. Il Verona però non dispone di un attacco paragonabile a quello della Juve, per cui sarà interessante vedere come andrà stasera.

POTENZIALE OFFENSIVO – Se la Roma ha una chance di successo, ce l’ha in attacco. Lo dice il banale numero dei gol segnati. Juve e Roma hanno realizzato lo stesso numero di reti, 37, come la Fiorentina. Soltanto il Napoli, con 41, ha fatto meglio. La Roma ha un potenziale offensivo ad altezza scudetto, è la difesa che non funziona: 23 gol subiti, peggio del Sassuolo (21). Allegri è conscio del peso della Roma in attacco e deve essere per questo che ha in mente di riaffidarsi all’eterno Barzagli. Sembrava che Caceres dovesse partire titolare, ma alla vigilia ha ripreso quota l’affidabilità dello stopperone azzurro. Il torreggiante Dzeko, il centometrista Salah, l’incursore Naiggolan, il talentuoso Pjanic maestro delle punizioni: davanti Spalletti può calare molte carte, ma se non riequilibra la fase difensiva, tutta questa potenzialità diventa fine a se stessa. Un lavoraccio che richiede tempo, non è facile trovare la chimica giusta in dieci giorni, e ritrovarsi di fronte la Juventus, la squadra più lanciata del momento, non aiuta. Così si ritorna alla figura di Nainggolan, giocatore emblematico perché conosce l’arte delle due fasi, capace com’è di offendere e di difendere nello stesso tempo. Potrebbe essere l’uomo delle transizioni, di quei momenti in cui si sta sospesi, a caccia della ripartenza perfetta.

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