Il Messaggero (S. Carina) – Ci risiamo. Non è Bodo ma gli somiglia. Non per il risultato – che comunque obbliga i giallorossi molto probabilmente alle forche caudine dei playoff a febbraio. I toni sono soltanto in apparenza più soft. L’accusa è grave per dei calciatori professionisti: superficialità.

José anche stavolta non fa nomi ma non è difficile individuarli tra sostituzioni in corsa al 10’ della ripresa e «chi va in panchina e quando entra, lo fa con un atteggiamento che non migliora la squadra». Aouar, Spinazzola, Belotti, forse Sanches, sembrano i nuovi bersagli. Quelli che, d’ora in avanti, «se chiederanno di giocare di più, gli risponderò che lo faranno quando gli altri sono morti». Un elenco nel quale i tribuni popolari dei social e delle radio locali vorrebbero includere Pellegrini. Difficile però che il Capitano ne faccia parte.

Il discorso è sempre lo stesso e gira intorno ad un gruppo senza banditi. Quello che lo Special, superati i 60 anni, continua a sentirsi. Ogni volta che accenna ai «bravi ragazzi», alla «famiglia», a «gente seria ma abituata alla comfort zone», fa trasparire la nostalgia per gli spogliatoi polveriere. Con gente di personalità che magari mal si sopportava durante la settimana ma che poi in partita dava l’anima.

Il problema stavolta è anche capire cosa fare con calciatori già in rosa. Spinazzola (più Rui Patricio, legato però al destino di José) tra poco sarà libero di accasarsi altrove. Smalling, fresco di rinnovo estivo, è appeso a un filo: o recupera oppure se dovesse arrivare un’offerta sarà valutata. In questi casi, con una dirigenza che ha poco peso mediatico e che ha l’abitudine di presentarsi ai microfoni delle tv sempre prima e mai dopo i match, servirebbe la parola della società. I Friedkin, però, non solo non parlano, avendo delegato la comunicazione al tecnico. Da qualche tempo hanno anche disattivato i commenti sui profili social del gruppo.