Maffucci (Zero Assoluto): «Svegliarsi giallorosso»

Il Tempo (E.Menghi) – Tra fine giugno e settembre ha in agenda il lancio di un nuovo singolo con la sua metà musicale Thomas De Gasperi, ma da giorni Matteo Maffucci degli Zero Assoluto ha in testa solo il derby. Tifosissimo della Roma da quando è nato, ha vissuto l’adolescenza nel mito di Totti e ogni domenica andava allo stadio, rigorosamente in Curva Sud. Il successo sul palco gli ha portato via tempo e adesso segue le partite dal divano di casa, ma non ha smesso di vivere certe sfide con la tipica ansia da romanista doc.

Com’è «svegliarsi la mattina» e iniziare la giornata con Roma -Lazio?
«Ormai ero settato sul derby alle 15 o piuttosto la sera, questo è il primo che si gioca così presto e sarà terribile. È la prima giornata che guardo quando esce il calendario di Serie A, però poi quando arriva non vorrei neanche vederla, vorrei passare direttamente alla successiva. Non la vivo con la spensieratezza delle altre. Ci pensi. Il giorno prima, quello prima ancora, ecc… ».

Radio romane on o off?
«Accesissime. Sento tutto, essere tifoso è un lavoro, non è una passione, è un luogo dove si soffre. Nessun tifoso sano ti dirà “oggi c’è il derby, che bello”. Lo vivi con tensione e quella roba lì… Poi se vinci la goduria è tanta, se perdi salti i giornali del giorno dopo e le radio le lasci spente. Una tragedia».

Dove lo vedrà?
«A casa dei miei, con mio padre, il vicino, mia madre e una dimensione da vecchia curva, un turpiloquio continuo. Vado da loro a sfogarmi, a mostrare tutta la mia volgarità davanti allo schermo».

E Thomas?
«Non è patito della Roma, è tifoso, ma chiedere a lui di vedere insieme la partita è come se mi chiedesse di assistere a un match di volley. Sì, carino, ma insomma… ».

Come è sbocciatala sua passione?
«Si nasce tifando qualcosa. È uno dei pochi aspetti che re sta costante nella vita: la fede calcistica andrebbe scritta nella carta d’identità, assieme alla data di nascita. Una carta con sciarpetta. Ti racconta».

Da ex tifoso di curva cosa pensa delle barriere?
«Ci sono stato per dieci anni in Sud, ma preferisco non toccare argomenti così grandi non avendoli vissuti da dentro. Dico solo che mi piace lo stadio pieno e sono contento che le hanno tolte».

Chi è la favorita?
«Quella che sta dietro, la Lazio. Non prevedo un risultato eclatante, spero solo che vinca il migliore, cioè la Roma».

Spalletti deve restare?
«Io credo si sia un po’ incastrato parlando del suo futuro. Quando ha detto “se non vinco me ne vado” ha fatto come Renzi col referendum… Ora lui abilmente sta cercando una strada per rifletterci. Non è stato un abile comunicatore. Se sta zitto è meglio».

Si accontenterebbe del secondo posto?
«Rosicherei da morire, anche perché la Coppa Italia e l’Europa League erano alla nostra portata. Ma nelle coppe abbiamo sempre un alone di sfiga».

Totti?
«È un Dio pagano. Il più grande giocatore del calcio mondiale, gli posso solo dire grazie. Non credo che giocherà ilprossimo anno, ma se continua è perché vuole vivere il calcio con professionalità, magari anche solo per 5 minuti».

O mezz’ora (cit.).

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