Ma la difesa fa acqua: 10 gol subiti in 4 partite. Poco pressing in mezzo

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La Gazzetta dello Sport (A. Schianchi) – Non esistono grandi squadre senza grandi difese. Questa è una delle poche certezze che la storia del calcio consegna. E’ sufficiente andare a rileggere l’albo d’oro della Champions League o quello della Serie A per scoprire che i più bravi, di solito, sono anche i meno battuti. Seguendo questa teoria, finora mai sconfessata, si può tranquillamente affermare che, nonostante il successo sul Bayer Leverkusen pur in capo a indicibili sofferenze, questa Roma non è ancora una stella d’Europa. Troppo fragile nel reparto arretrato, troppo insicura. E non si tiri in ballo la litania che, in questi frangenti, spesso viene utilizzata come giustificazione: la Roma è una squadra pazza e certi errori sono figli di questa condizione. No, non è questione di pazzia, ma di scarsa qualità. Individuale e di reparto.

FRAGILITA’ – Qualche numero a spiegare il giudizio negativo sulla difesa giallorossa (o meglio: su tutta la fase difensiva): in Champions League ha incassato 10 gol in 4 partite (2,5 a gara); in Serie A, dove il livello tecnico è decisamente inferiore, la faccenda migliora ma di poco perché i ragazzi di Garcia hanno preso 13 reti in 11 partite (1,18 a gara). Ciò significa che, ogni volta che scende in campo, la Roma è praticamente sicura di subire almeno un gol. Se queste sono le premesse, è difficile che la storia possa essere felice e appagante.

PROBLEMI – E’ curiosa l’involuzione dei giallorossi. Quando è arrivato Rudi Garcia, estate 2013, il tecnico ha costruito una macchina che basava la sua forza proprio sulla difesa: 10 vittorie nelle prime 10 gare di campionato e un solo gol subito. Quella squadra aveva due fortissimi difensori centrali come Castan e Benatia. Una volta che questa coppia è stata separata sono cominciati i problemi. In questa stagione, in particolare, la Roma aspetta gli avversari e riparte in contropiede cercando di sfruttare la velocità di Salah e Gervinho, ma così facendo non mette in mostra le raffinate trame di gioco che i centrocampisti, in passato, sapevano disegnare. L’impressione è che i giallorossi giochino molto di più «individualmente» e non pensino al collettivo: tanti duelli e poche azioni corali, come testimoniano i 14 dribbling tentati da Salah (5 riusciti, 9 sbagliati). L’atteggiamento è chiaro: baricentro basso (48,2 metri) e rapide verticalizzazioni. Un po’ poco. In termini di costruzione della manovra la Roma perde la sfida con il Leverkusen, che non è mica il Brasile di Pelè: soltanto il 44,9 per cento di possesso palla, 326 passaggi contro i 408 dei tedesconi che non sono dei raffinati architetti. E anche in fatto di grinta e determinazione ci sono parecchi appunti da muovere: 16 contrasti vinti contro i 37 del Bayer. E’ vero che il risultato, spesso, mette a tacere tutti, però è il caso di riflettere sulle ragioni di una fragilità che, alla lunga, rischia di diventare la causa di un fallimento. Nel calcio moderno se non fai pressing e se non contrasti (o contrasti poco), sei destinato a fermarti presto.

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