La Repubblica (M. Dovellini) – La striscia positiva pareva destinata a fermarsi. Ma il diagonale di Llorente all’ultimo secondo del recupero ha permesso a De Rossi e alla Roma di rimanere agganciati al quinto posto in piena lotta per il prossimo piazzamento che porta alla Champions, obiettivo primario richiesto dalla dirigenza. Eppure per larghi tratti, tutto il primo tempo e uno spezzone della ripresa, Vincenzo Italiano aveva dato una lezione a De Rossi che aveva riproposto la difesa a tre come nella prima frazione col Torino. Con gli stessi sconfortanti risultati, tra l’altro: un’enorme difficoltà nel coprire gli spazi, nel limitare le sfuriate degli avversari.

Mancini che rimedia un giallo e poi due situazioni in cui avrebbe meritato anche il secondo. L’arbitro Massa lo grazia, De Rossi lo richiama alla mezzora sotto i fischi assordanti dei 30 mila tifosi viola che l’avevano visto crescere nel proprio settore giovanile prima della cessione che ha lasciato strascichi infiniti. La rete di testa di Ranieri e l’enorme quantità di azioni prodotte ma non concretizzate dai viola sono un segnale chiarissimo. De Rossi lo coglie, nella ripresa torna alla linea a quattro e rimette in piedi la gara. Il pari arriva con Aouar sull’unica ma decisiva invenzione di Dybala che spacca la Fiorentina, serve Angeliño che deposita sulla testa del centrocampista franco-algerino. La Roma spera, la Fiorentina la stende. Mandragora di esterno sinistro batte Svilar dopo un ottimo pallone lavorato da Belotti e poi, sempre l’attaccante in prestito proprio dalla Roma, rimedia un rigore per fallo di Paredes.

È il matchball, ma Biraghi, secondo rigorista dopo Gonzalez che nel frattempo era uscito, calcia male e Svilar – che già ne aveva presi due al Feyenoord – respinge. È il quinto rigore di fila fallito dalla Fiorentina, più che una maledizione un viziaccio. Quasi scritto il finale, col tiro di Llorente che dà continuità alla serie di De Rossi e tiene in corsa la Roma dopo una gara che le era sfuggita di mano. Alla Fiorentina resta la soddisfazione di aver imposto ritmo, gioco e qualità nonostante le fatiche di Conference. E di aver rivisto il vero Bonaventura, finalmente tornato ai livelli migliori: in tribuna Spalletti, in vista dei prossimi Europei, avrà sorriso.