L’incontro tra Raggi e Pallotta: il dialogo è aperto

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Il Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) – Soprattutto quando è teso, James Pallotta ha un senso dell’umorismo discutibile. Però tiene in vita l’attenzione. «Uno, due, trentasei, trentasette…«. Sta contando i giornalisti che lo attendono sotto il Campidoglio. Del resto è qui per incontrare il sindaco Virginia Raggi e parlare del nuovo stadio, mica baggianate. «Siete più di trenta, ho vinto io». Una scommessa non è peccato e del resto il presidente della Roma è sicuro di stare vincendo anche quella più intricata, quella dello stadio appunto.

EQUILIBRIO – Teso prima, teso dopo quando esce e lancia dieci euro verso un disturbatore specializzato che gliene chiede cinquanta. Sarcasmo per sarcasmo, il prezzo è equo. Nel frattempo ha conosciuto la Raggi e ha annusato l’atmosfera del Campidoglio adesso che il Movimento 5 Stelle ne ha preso possesso. E’ teso perché sa perfettamente che la gara con la politica fa la differenza tra realizzare e non realizzare il progetto di Tor di Valle e che la prima impressione può spostare l’equilibrio precario. Arriva alle 11, sale con il direttore generale del club, Mauro Baldissoni, l’amministratore delegato Umberto Gandini e il responsabile del progetto stadio David Ginsberg, su fino allo studio del sindaco, stringe la mano alla Raggi, incontra il vicesindaco (con delega allo sport) Daniele Frongia, l’assessore alla mobilità Linda Meleo e quello all’urbanistica Paolo Berdini. Che era il muro invalicabile oltre il quale l’iniziativa non doveva andare e adesso sembra molto ammorbidito. Si affacciano al balcone che dà sul foro, recitano tutta la liturgia del caso e parlano per quaranta minuti. Non abbastanza da chiudere la questione, ed era ovvio, ma a quanto sembra abbastanza da inquadrarla. E abbastanza da permettere a Pallotta di esprimere ancora una volta il suo incrollabile ottimismo: «Ho fiducia, poseremo la prima pietra in inverno avanzato. Non vedo perché dovrebbero esserci problemi. I ritardi sono stati essenzialmente nostra responsabilità. Qualcosa doveva essere modificato, qualcos’altro ha richiesto approfondimenti. Invece l’iter amministrativo è andato avanti con regolarità, secondo le previsioni. I contrasti con gli organismi pubblici non ci sono mai stati, non c’è un motivo al mondo per non pensare positivo».

NODI – Magari ha ragione, anche se la Raggi quando le si chiede se lo stadio si farà risponde «Grazie e arrivederci». Ma il sindaco parla anche di «incontro cordiale, approfondimenti tecnici che verranno effettuati nei prossimi appuntamenti, atmosfera di collaborazione». Fondamentalmente non ci sono passi avanti, ma la Roma temeva di trovarsi di fronte campi minati e filo spinato che invece non sono stati stesi. Il problema di fondo è che nessuno vuole mettere le impronte digitali sul progetto di stadio. Si è capito dal contatto di martedì tra Pallotta e la Regione, si è capito ieri dal rinviare a data da destinarsi il tentativo di sciogliere i vari nodi della questione, dalla mobilità all’impatto ambientale alla cubatura supplementare rispetto alle indicazioni del piano regolatore. Senza Pallotta, che probabilmente domenica andrà in trasferta a Firenze con la squadra e poi lascerà l’Italia. Eppure adesso il tempo gioca a favore della Roma. La conferenza dei servizi è aperta, il 20 settembre il progetto verrà spalancato di fronte a tutte le parti interessate, il 3 novembre ci sarà la prima riunione. Il periodo di 180 giorni prescritto dalla legge già scorre. Pallotta è convinto che la strada verso il traguardo sia spalancata. Le voci critiche continuano a farsi sentire, anche all’interno del Movimento che oggi governa Roma. Ma alla fine basta aspettare e vedere, wait and see come direbbe lui.

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