La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Si finisce con i baci. Li dispensa José Mourinho ad Aouar e soprattutto a Lukaku, ormai “fidanzato” suo e di una Roma che in pieno recupero, in 137 secondi pazzi, passa dall’inferno al paradiso ribaltando un Lecce che non meritava la sconfitta. Invece finisce con un 2-1 santificato dalle reti di Almqvist, Azmoun e Big Rom, che nel primo tempo aveva fallito un rigore destinato ad appassirlo. Non basta, perché poi ci sono soddisfazioni che vanno al di là del contesto.

Ad esempio, presentarsi al derby di domenica davanti alla Lazio, è di quelle che per i tifosi danno un senso alla settimana, così come la classifica, visto che i giallorossi ora sono a quattro punti dalla zona Champions. Merito dell’ennesimo super finale, basti pensare che i padroni di casa in questo torneo hanno realizzato 9 reti negli ultimi 15 minuti, più di qualsiasi altra formazione, mentre i salentini hanno perso finora 5 punti da situazione di vantaggio: solamente Cagliari e Frosinone hanno fatto peggio.

Al 27’, lo spunto di Banda porta a un palla ribattuta che Alqmvist mette in porta con una rasoiata. È il vantaggio che costringe Mourinho a mettere in campo tutte le bocche di fuoco che ha in panchina, passando al 4-2-4. Avere contro Dybala, Lukaku, Belotti e Azmoun fa scegliere a D’Aversa di virare sulla difesa a tre, che però consegna il finale alla Roma. Tocca a Zalewski servire ad Azmoun (46’) la palla per il colpo di testa che sancisce il suo primo gol in Italia, e a Dybala mettere in moto Lukaku, che si libera del tenero Touba per tuonare il suo sinistro in porta. È il 49’, è il delirio, è la certificazione di una Roma che non muore mai. Lo Slavia Praga e la Lazio sono avvisate.