Corriere dello Sport (R. Maida) – Nell’ultima notte di Mourinho da allenatore, a San Siro contro il “suo” Milan, El Shaarawy era stato utilizzato da trequartista dietro a Lukaku. Una sorta di vice Dybala. Ma non aveva funzionato. Non ha quasi mai funzionato, anzi. Stephan si è messo sempre a disposizione, in tutte le posizioni, compresa quella di esterno sinistro a tutta fascia di una difesa a cinque. Si è impegnato molto per migliorare la fase difensiva, senza mai rinunciare ad attaccare come natura gli aveva insegnato.

Ma non poteva sentirsi pienamente a suo agio e lo aveva confessato l’estate scorsa, durante il ritiro in Portogallo: “lo faccio quello che mi chiede Mourinho. Se però devo dire quale sia il ruolo in cui mi esprimo meglio e quello di attaccante esterno”. Eh gia. Ma quella casella nel 3-5-2 non esiste. Esiste invece nel nuovo 4-3-3 di Daniele De Rossi, non per forza definitivo ma esperimento già sedimentato a Trigoria. El Shaarawy ne ha beneficiato, con ricadute positive per la Roma tutta: contro il Verona ha sfornato due assist, uno davvero spettacolare per Lukaku e uno molto furbo per Pellegrini. E proverà a ripetersi a Salerno.

Per lui è cambiato tutto. Dopo anni da precario, è diventato un insostituibile perché nessuno in rosa conosce meglio i movimenti dell’esterno offensivo. Nel frattempo ha rinnovato il contratto per due anni con l’obiettivo di chiudere la carriera alla Roma. Il ribaltone tecnico, nel semestre che porta all‘Europeo, può essere decisivo per restituirgli la centralità perduta: non dobbiamo dimenticare che il ct della Nazionale è un certo Spalletti.