La Gazzetta dello Sport – Genoa in dieci e infuriato, Roma in festa

GENOA ROMA ESULTANZA NAINGGOLAN (tedeschi)

I giallorossi di Garcia ottengono con la vittoria di Marassi il -1 dalla Juventus, una vittoria non facile però quella contro il Genoa di Gasperini:

La Roma – con Totti panchinaro – si incolla alla Juve, da meno tre sale a meno uno. Il Genoa viene acciuffato al terzo posto da Lazio e Sampdoria. Tutto il resto è polemica, invettiva, dietrologia, rissa verbale e non sul prato, negli spogliatoi, in tv. Finisce male questo Genoa-Roma, col pubblico rossoblù convinto di aver subito una sequela di torti arbitrali. Marassi urla «ladri ladri» ai romanisti e «buffone buffone» all’arbitro Banti, così bisogna commentare due partite, quella alla moviola e quella sul campo, al netto degli episodi.

GLI EPISODI Cominciamo dalla coda, dal gol annullato a Rincon quando mancavano pochi attimi al triplice fischio. Chiamata da urlo dell’assistente Costanzo, il venezuelano è oltre la «linea» di pochi centimetri, giusto non convalidare, però c’è da chiedersi come mai «occhio di falco» Costanzo, a metà della ripresa, abbia fermato Sturaro, lanciato in solitaria verso De Sanctis, per un offside inesistente. Cose che succedono, ma spiegatelo ai tifosi. Banti in realtà era precipitato nel tritatutto per il decisivo gol romanista. Nulla da obiettare sulla rete, gran cross di Maicon e bellissima girata acrobatica di Nainggolan, però l’azione è viziata in partenza da una simulazione di Ljajic. Sul tuffo del serbo, Banti doveva fischiare e ammonire il giallorosso. Se lo avesse fatto, la palla l’avrebbe giocata il Genoa e non più la Roma. Già che ci siamo, rinnoviamo l’appello a Fifa e International Board: abolite l’assurda regola del rosso al portiere per fallo che interrompe una chiara da occasione da rete. Come punizione, il rigore basta e avanza. Banti ha espulso Perin per «arpionamento» di Nainggolan e la partita è stata falsata.

IL CAMPO Il Genoa non ha perso per colpa di Banti e la Roma non ha vinto grazie a Banti. È quello che viene fuori da un’analisi obiettiva dei fatti della prima mezz’ora, in 11 contro 11, quando la Roma ha messo il cappello sulla gara. Rudi Garcia è partito con un 4-3-3 che in realtà evolveva in 4-1-4-1, con Keita «basso», quasi schiacciato sulla linea dei difensori. I giallorossi facevano massa critica nel mezzo, dove il Genoa contava soltanto sulla corsa di Sturaro e Rincon. In quella mezz’ora la Roma si è aperta due varchi. Uno sullo trequarti, Rincon e Sturaro venivano (r)aggirati e davanti alla difesa rossoblù si creavano dei vuoti in cui si lanciavano a turno tutti gli incursori romanisti, da Pjanic in su. L’altra porta d’accesso stava sulla destra. Qui Garcia ha iniziato con Florenzi, ma a tratti invertiva gli esterni, dirottava Ljajic su quel lato, e il triangolo formato dal serbo, da Gervinho e da Maicon squassava il fianco sinistro genoano. Non è un caso che l’azione del rigore sia sgorgata da lì e che più o meno allo stesso modo lo 0-1 da lì sia arrivato. Nella prima circostanza il Genoa l’ha scampata perché Lamanna, portiere di riserva subentrato a Falque per sostituire l’espulso Perin, ha disinnescato il rigore di Ljajic. Sul duetto Maicon-Nainggolan non c’è stato nulla da fare.

GLI ERRORI Non sbagliano soltanto arbitri e guardalinee. Per esempio, non si può dire che la lettura della gara da parte di Gasperini sia stata esemplare. Ci sono stati errori a monte, all’atto di decidere formazione e strategie, e a valle, al momento di riscrivere il copione causa uomo in meno. Mediana rossoblù fondata sulla sola corsa e sull’aggressione, la differenza con l’abilità tecnica dei palleggiatori romanisti si percepiva a occhio nudo. A seguire non ha convinto la correzione all’intervallo, fuori Matri e dentro Edenilson per un 3-5-1 con Perotti di punta. Avrebbe avuto più senso puntare subito su Pinilla, entrato soltanto a metà della ripresa. Forse si poteva tentare un’accoppiata Matri-Pinilla, per una specie di 4-3-2 «o la va o la spacca». Le cifre parlano di un possesso palla 66,6 per cento a 34,4 per cento a favore della Roma e di un Genoa con baricentro e atteggiamento recupero palla molto bassi, 44 metri l’uno e 31 l’altro, e del resto vista la disparità numerica per un’ora abbondante non poteva che finire così. La Roma non è esente da pecche, doveva chiudere prima la partita, non ridursi a soffrire su un corner all’ultimo istante. Gervinho, Ljajic e Iturbe si sono mangiati a turno il gol dello 0-2. La grande squadra ha il dovere di essere cinica, anche per non offrire alibi agli avversari o ai diretti concorrenti per lo scudetto.

La Gazzetta dello Sport – S. Vernazza

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