Ci hanno tolto un po’ di sangue blu. Niente di cui vergognarsi.Gli sceicchi sono sceicchi, non è possibile competere con il loro «monte stipendi».Questa fuga di campioni, che segue la fuga di cervelli cominciata molti anni fa, va affrontata senza piangersi addosso ma cercando di guardare la parte mezza piena del bicchiere. Un esempio? Le società di vertice del calcio italiano stanno rimettendo a posto i loro conti. Se Platini riuscirà a varare il fair-play finanziario ci presenteremo al giudizio dell’Uefa con i numeri giusti. Scenario che potrebbe diventare ancora più positivo se, seguendo la strada indicata dalla Juve, anche gli altri top club di casa nostra porteranno in dote uno stadio di proprietà. Il calcio degli sceicchi è roba per pochi. Non può diventare un modello di riferimento. Questa fuga di stelle, comunque dolorosa, propone anche un interessante risvolto tecnico. La perdita di alcuni top player ci obbliga a essere più coraggiosi. Ora abbiamo la possibilità di far crescere più velocemente dei progetti da «Pallone d’oro» che già ospitiamo nel nostro calcio e di investire senza più retropensieri su giovani di talento. Giocatori che stiamo coltivando da tempo. Un patrimonio che gli sceicchi non possono permettersi. Se saremo bravi nel giro di uno o due anni avremo altri fenomeni in Serie A. E, fair-play finanziario permettendo, potremo anche permetterceli. Ecco i nostri gioielli anti-crisi (…)
Gazzetta dello Sport – L. Calamai