La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – Non è l’anno del Napoli, come se dovesse scontare con gli interessi la grande bellezza di Spalletti. Neanche nella miglior giornata del ciclo Calzona, con Osimhen e Kvara finalmente scatenati e un gioco collettivo a tratti entusiasmante. Il Napoli sembra quello dei bei tempi: gioca, assalta, ribalta l’ingiusto svantaggio (un rigore “regalato” da Juan Jesus a Dybala) con Olivera e con un altro rigore evitabilissimo firmato Osimhen. Una volta avanti, si illude che sia fatta, ma all’ultimo prende da Abraham il più inspiegabile di gol. Soltanto rimpianti per un 2-2 che poteva essere molto diverso. Rovescio della medaglia: a De Rossi va tutto bene, anche quando non lo merita, ma ha davvero trasformato una squadra depressa e timida in una che non si arrende mai. La versione precedente non avrebbe recuperato.

E poi la stanchezza si fa sentire: il doppio impegno campionato-Europa League pesa sulle gambe già stanche per il recupero cominciato a gennaio. Ndicka dietro è insicuro come poche volte, Cristante pivot non replica Paredes, e Azmoun non è il sostituto di Lukaku, non è neanche la copia di se stesso. Tutti discorsi ai quali aggiungere una cosa fondamentale: nessuno si aspettava questo Napoli. Neanche la Roma che, forse, sperava nel contraccolpo per il ko di Empoli: la depressione di un ambiente pronto a crollare, in smobilitazione, con la curva a contestare.