Conta di più la realtà o il sogno? La domanda marzulliana opprime l’ambiente-Roma prima della trasferta di Cagliari. Resta a casa una squadra di assenti (Lobont; Florenzi, Manolas, Castan, Balzaretti; Strootman, De Rossi; Ibarbo, Gervinho, Iturbe; Doumbia) e Totti ha saltato l’ultimo allenamento per «sindrome para- influenzale». Si deciderà oggi se schierarlo. Altrimenti un baby (Verde o Sanabria), oppure un’invenzione. Questa è la realtà, ma il sogno era altro. Era lo scudetto. La squadra è seconda, ma sotto una pioggia di critiche: per il caso-Ibarbo («Abbiamo rischiato a farlo giocare in partita, ma era andato tutto bene — dice Garcia —. Poi si è fatto male in un allenamento senza tiri, scatti e salti. Io la chiamo fatalità»), per la gestione del mercato, per il gioco smarrito, per la «pareggite», per l’eliminazione in Coppa Italia. Garcia ridimensiona, ma non abdica: «Per ripartire basta una vittoria e faremo di tutto per ottenerla, con coraggio. Se pressiamo alti, corriamo pochi rischi. Per giocare in questo modo serve fiducia al 100% e io faccio in modo che i giocatori, quando si guardano allo specchio la mattina, vedano chi sono: giocatori forti che giocano per una Roma grande. Chi non prende rischi, non va avanti».
Corriere della Sera – L. Valdiserri
