Corriere dello Sport (J. Aliprandi) – Le prime telefonate sono state ai genitori e alla sorella, ma il suo primo pensiero invece sarà stato certamente per il nonno che non c’è più e al quale è tanto tanto legato. Tommaso Baldanzi è questo, un ragazzo semplice, umile che non ha mai perso il distacco dalla realtà e da quelli che gli vogliono bene. I genitori, che non sono appassionati di calcio anzi, il padre giocava a basket, i suoi tre nonni che seguono ogni sua partita. E il nonno che invece “spero mi stia guardando da lassù” al quale ha dedicato un tatuaggio. Tommaso ha vent’anni ma la testa sulle spalle: un utilizzo minimo dei social, preferisce la playstation alle uscite serali e fino a poco tempo fa collezionava le figurine dei calciatori, anche per trovare la sua e rendersi conto del sogno che stava vivendo.

Ha studiato, giocato e si è imposto in ogni categoria in cui ha militato fino ad arrivare allo scudetto Primavera nel 2020-2021, esaltato da un tecnico, Antonio Buscè, che ne ha subito capito le qualità e lo ha “allevato” come se fosse suo figlio, sapendo sgridarlo quando necessario ma anche facendogli capire che aveva tutte le qualità per fare il salto tra i grandi. Da Buscè arriva il suo primo soprannome, “Il piccolo grande Buddha”: “Mi chiama così dall’anno dello scudetto perché lì in mezzo facevo impazzire i difensori, mi ha sempre detto di divertirmi”, ha ammesso Tommaso qualche tempo fa. L’esordio in Serie A, il primo gol al Verona, poi quelli al Sassuolo e all’Udinese (che hanno fruttato quattro punti) fino a quello che lo ha portato alla ribalta: la rete segnata poco più di un anno fa a San Siro e che ha regalato la seconda vittoria nella storia dell’Empoli contro l’Inter.

La scorsa estate ha sfiorato nuovamente la Fiorentina (per la terza volta dopo un altro tentativo nel 2020), adesso invece è tutto fatto con la Roma dove troverà Paulo Dybala. Non un idolo, perché ha ammesso di non averne, ma un esempio: “Se è il giocatore a cui assomiglio di più? In una scala da uno a dieci forse lui è dieci e io non sono ancora nella scala – le parole di Tommaso –. Sicuramente a lui mi ispiro, perché occupa la mia stessa posizione e abbiamo delle movenze abbastanza simili. È un gran giocatore e fa da anello di congiunzione tra vecchia e nuova generazione”. Oggi lo troverà a Trigoria, pronto a dargli il benvenuto e a fargli magari anche da chioccia.