Corriere dello Sport (R. Maida) – È stato un ingresso razionale, quasi provvidenziale, quando ormai Spinazzola aveva esaurito ogni energia. Anche se solo nei supplementari, Angeliño si è calato con lucidità in un contesto delicato facendo valere la sua esperienza internazionale: del resto non si giocano 37 partite in Champions con quattro club differenti, se non si è in grado di gestire la pressione. Giovedì all’Olimpico, all’esordio internazionale con la Roma, Angeliño ha aggiunto freschezza e qualità a una squadra stanca.

E se De Rossi glielo avesse consentito, avrebbe anche battuto uno dei cinque rigori. Sarebbe andato come sesto, se Zalewski avesse sbagliato il suo. Il retroscena è stato raccontato proprio dall’allenatore, che si è fatto convincere dal vice Mancini a puntare sull’italo-polacco, tra i più bravi nella specialità durante le esercitazioni. Bene così, visto il risultato. Negli spogliatoi il rinforzo di gennaio ha spiegato: “Prima dei rigori Daniele ci ha detto di stare uniti, di divertirci e di fare il massimo per i tifosi. Lui è uno che sembra un giocatore in più, non solo un allenatore. Ci da una grande forza. Alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo e siamo contenti, anche se la vittoria è stata sofferta”.

Del suo futuro, essendo arrivato dal Lipsia in prestito con diritto di riscatto che costerebbe 5 milioni a giugno, Angeliño non sa niente. Ma il suo desiderio appare chiaro: “Conoscevo la Roma da fuori e per me è un orgoglio adesso giocare in questo grande club. Mi sto godendo ogni momento di questa esperienza”. Lunedì contro il Torino intanto tornerà titolare sulla fascia sinistra secondo il solito principio di alternanza con Spinazzola. Se continuerà a migliorare, la Roma non potrà che tenerlo.