Un derby senza appello

Il Tempo (A. Austini) – L’ultimo derby di Fonseca prima di far posto a Mourinho. Il dodicesimo – Coppa Italia compresa – per Inzaghi, che è pronto a firmare il rinnovo e continuare la sua avventura. Solo un’altra partita da giocare per la Roma, due quelle che aspettano la Lazio per chiudere il campionato. All’Olimpico si accendono i riflettori per la stracittadina numero 176: se ne sono giocate di più importanti in tempi recenti, ma i significati non mancano neppure stavolta. I giallorossi devono difendersi dall’attacco del Sassuolo al settimo posto se vogliono esibirsi in Europa anche il prossimo anno: la nuova Conference League non è certo una prospettiva esaltante dopo due semifinali di Champions ed Europa League nel giro di quattro stagioni, ma consegnare un obiettivo in più a Mourinho non farebbe certo male.

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E poi c’è l’onore da salvare, per Fonseca, la squadra e i Friedkin, maltrattati dai rivali nel derby d’andata, il primo della nuova gestione americana. Dall’altra parte la Lazio, sulla carta, si gioca qualcosa di ancora più importante: la Champions resta matematicamente possibile, anche se bisogna sperare in diversi passi falsi di quelle davanti. Meglio non concedersi rimpianti e completare la grande cavalcata del 2021, che ha visto la squadra di Inzaghi vincere 15 partite su 21. La Roma ci arriva decisamente peggio rispetto alla Lazio. Con 7 assenti (Pau Lopez, Smalling, Spinazzola, Veretout, Zaniolo, Fazio e Calafiori), il terzo portiere Fuzato probabilmente titolare e un ruolino di marcia devastante nel girone di ritorno che ha fatto emergere tutti i limiti di questo gruppo.

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