Tre anni di «rallentamenti» che riportano al punto di partenza

Il Tempo (F.M.Magliaro) – Quasi un triennio e, per il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, e, quasi quasi, si sta ancora al punto di partenza. O quasi. Saltando il periodo finale dell’Amministrazione Alemanno, durante il quale vennero avviate le trattative con il Campidoglio in merito alla localizzazione dell’area sulla quale realizzare la futura casa giallorossa, la partenza effettiva fa data dal 29 maggio 2014. Quel giorno, la Eurnova, società del Gruppo Parnasi, trasmise al Comune lo Studio di fattibilità dello Stadio. Un dossier ancora embrionale: in sostanza, l’idea progettuale è di realizzare a Tor di Valle, nell’ansa del Tevere dove oggi sorge il vecchio ippodromo in disuso, uno stadio da 52 mila posti, un centro sportivo dove far allenare la prima squadra, una serie di esercizi commerciali. I proponenti si offrivano di costruire anche alcune opere pubbliche per le quali «mettevano» 50 milioni di euro, chiedendo in cambio cubature per oltre 1 milione e 100 mila metri cubi. Con queste cubature, avrebbero realizzato tre torri e un hotel. Mentre a luglio viene convocata la Conferenza di Servizi preliminare per decidere su questo studio di fattibilità, partono anche delle serrate trattative fra il Comune di Roma e i proponenti. Il sindaco, Ignazio Marino, e l’assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo, vanno addirittura negli Stati Uniti per trattare con il patron giallorosso, James Pallotta.

Alla fine, viene trovato un accordo di massima: intanto, la proprietà del futuro Stadio viene legata per 30 anni alla proprietà della società sportiva, pena il versamento al Comune di una penale di quasi 200 milioni di euro. L’accordo, poi, prevede una sensibile riduzione delle cubature, scese da oltre 1 milione e 100 mila a 974 mila metri cubi in totale e un consistente aumento delle opere pubbliche che passano da un valore di 120 milioni di euro in totale a 200 milioni. Il 4 settembre, sulla base di questo accordo e dell’esito della Conferenza di Servizi preliminare, la Giunta Marino approva la pubblica utilità dell’opera e la porta in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva, dopo i passaggi ai Municipi e nelle Commissioni consiliari. Finalmente, il 22 dicembre 2014, 8 mesi dopo l’inizio formale dell’iter, l’Assemblea Capitolina approva il pubblico interesse, con la delibera 132. Voto contrario venne espresso, all’epoca, dalla pattuglia dei 4 consiglieri 5 Stelle e, cioè, Virginia Raggi, Daniele Frongia, Marcello De Vito e Enrico Stefàno. Passano i mesi e, finalmente, il 15 giugno del 2015, i proponenti depositano in Campidoglio una bozza del progetto definitivo. Dopo tre settimane di esame, il Comune trasmette alla Regione questa bozza ma contemporaneamente allega una relazione in cui il progetto viene respinto per una serie di carenze documentali. E, infatti, la Regione, dopo poco, spedisce una lettera ai proponenti evidenziando la necessità di predisporre ben 101 integrazioni. Passano altri mesi, 11 in totale, e il 30 maggio 2015, finalmente, viene depositato il progetto definitivo. Solo che, nel frattempo, il sindaco Marino si è dimesso, la Giunta è caduta ed è stato nominato il Commissario Straordinario, nella persona del prefetto Tronca. Di lì a pochi giorni, poi, arrivano le elezioni comunali.

Sono settimane convulse di campagna elettorale e lo Stadio entra di prepotenza nell’agone politico quando, improvvidamente, la candidata sindaco, Raggi, a Radio Radio annuncia la sua volontà di cancellare la delibera di pubblico interesse. E, poco dopo, annuncia in Paolo Berdini, urbanista noto per la sua assoluta contrarietà al progetto Tor di Valle, il futuro assessore all’Urbanistica. Virginia Raggi vince le elezioni e Berdini entra da Assessore. E per il progetto iniziano le peripezie. Il 30 agosto 2016 il Comune spedisce il progetto in Regione. Ma, per l’assessore regionale all’Urbanistica, Michele Civita, manca la conferma del pubblico interesse. Inizia un tira e molla mediatico con il Comune che si conclude il 6 settembre: il Campidoglio effettua un secondo trasferimento di atti alla Regione Lazio che opta per la convocazione della Conferenza di Servizi decisoria. Partono i 180 giorni di tempo in totale che la legge assegna alla Conferenza per concludere i suoi lavori e il 5 novembre viene dato l’avvio ai 90 giorni per la parte decisoria della Conferenza stessa. A fine gennaio, quindi, si sarebbe dovuti giungere alla chiusura dei lavori sul progetto ma, non avendo il Campidoglio fatto altro che chiacchiere senza che seguissero atti ufficiali, viene richiesta una proroga di 30 giorni. La motivazione è debole (esaminare la Convenzione urbanistica) ma dalla Regione accettano.

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