Totti sulla proprietà americana: “Togliere i romani dalla Roma è stato un pensiero fisso di qualcuno. Ci hanno messo da parte”

Diciotto anni fa la Roma vinceva lo Scudetto allo stadio Olimpico con il Parma. Protagonista di quel campionato e di quel pomeriggio fu Francesco Totti che quest’oggi ha dato l’addio alla Roma nella conferenza stampa organizzata presso il Salone d’Onore del Coni (leggi qui la news). L’ex capitano giallorosso si è soffermato a parlare anche della proprietà americana guidata dal presidente James Pallotta. Queste le sue parole:

Oggi dici “mi fanno lasciare la Roma”. Ti avevano promesso qualcosa? Ti sei sentito scomodo per questa Roma?
Tutti sappiamo che hanno voluto che io smettessi. Sul lato dirigenziale avevo un contratto di sei anni, sono entrato in punta di piedi perché per me era un altro ruolo, una novità. Andando avanti col tempo ho capito che sono due cose completamente diverse anche stando nella stessa società. Di promesse ne sono state fatte tante, ma alla fine non sono mai state mantenute. Loro sapevano che cosa io volessi. Col passare del tempo giudichi e valuti, anche perché anche io ho un carattere ed una personalità, non sto lì a fare quello che mi chiedono di fare. Lo facevo per la Roma, ma non volevo mettermi a disposizione di altre persone che non volevano facessi questa cosa.

C’è stata una sorta di “detottizzazione” e di “deromanizzazione”? E’ un’operazione congiunta o casuale? 
E’ stato un pensiero fisso di alcune persone quello di levare i romani dalla Roma, è stato sempre un pensiero. E’ prevalso alla fine, perché sono riusciti a ottenere quello che volevano. Da otto anni a questa parte, da quando sono entrati gli americani, hanno cercato in tutti i modi di poterci mettere da parte. Col passare degli anni hanno cercato in tutti i modi di farlo. Hanno voluto questo e ci sono riusciti. Ho sintetizzato.

L’assenza di Pallotta pesa? 
Per me pesa tantissimo. Il giocatore trova sempre un alibi, una scusa. Quando le cose vanno male dicono che manca il presidente, il direttore sportivo, il direttore tecnico e così via. Questo va a dar problemi alla squadra e alle partite di campionato e di Champions. Per me crea un danno. L’ho ripetuto tantissime volte, il presidente deve essere più sul posto: quando vedono un capo i giocatori e i direttori stanno sull’attenti e cominciano a lavorare come dovresti lavorare. Quando non c’è il capo fanno tutti come gli pare. Quando ti alleni senza il mister, con il secondo allenatore fai lo stupido, col mister vai a 300 all’ora.

La proprietà americana avrebbe potuto fare di più? 
E’ un dato di fatto. Ci sono dei problemi finanziari che vanno rispettati. Se devi vendere perché sei a -50 milioni devi vendere giocatori importanti e non quelli della Primavera e la squadra si indebolisce. Sono loro che parlarenno dei problemi economici. Da parte mia c’è sempre stato il 100% dell’impegno.

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