Il Tempo (T. Carmellini) –  La Roma si butta via: un’altra volta. Il bilancio è drammatico: due punti nelle ultime quattro partite di campionato. Numeri che nemmeno la finale di coppa a Budapest contro il Siviglia possono giustificare. Da come si è messa, quella in programma mercoledì prossimo, diventa davvero la partita della vita o della morte, perché nella roulette di incastri derivati dalle varie combinazioni (coppa della Roma, della Fiorentina, squalifica della Juve, eccetera), la squadra di Mourinho potrebbe davvero rimanere fuori da tutto.

Non si è lasciata nemmeno una piccola tra ruota di scorta, una via di fuga qualora l’avventura in Ungheria dovesse andar male… e può succedere. Un rischio enorme che carica ancora di più le aspettative, ma che potrebbe far ritrovare società e tifoseria con un pugno di mosche in mano e niente più: sarebbe la fine di tutto, Mou via (anche se le possibilità che resti pure con la coppa vinta al momento non sono molte, tutto comunque da decidere), ennesimo punto a capo e tutto da ricostruire: un disastro.

Anche ieri a Firenze il portoghese ha giocato, giustamente, al risparmio mandando in campo diversi ragazzi, qualche riserva e risparmiando molti titolare sempre in vista della partita dell’anno. La Roma nonostante tutto è partita bene, è riuscita anche ad andare in vantaggio in quella che al Franchi era sembrata essere più un’amichevole di fine stagione che non una vera partita che mettesse in palo qualcosa. E invece in palio c’era molto, oltre che alla faccia: salvarla non fa mai male. Ma dopo il vantaggio firmato El Shaarawy (gran cosa di Belotti e ottimo assist di Solbakken), la Roma, invece di chiuderla (e di occasioni ne avute molte) è rimasta lì ad aspettare al piccolo trotto incassando l’inevitabile ritorno della Fiorentina.

Da un certo punto in poi, nonostante qualche cambio “armato” da Mourinho, la Roma si è chiusa alle corde come un pugile suonato e alla fine in tre minuti si è fatta rimontare e poi sorpassare da una Fiorentina anche lei con nulla più da chiedere alla stagione se non l’ultimo atto della Conference League. Il bilancio è troppo poco per una squadra che pensa di avere ambizioni per il futuro e che invece continua a immolarsi sull’altare della “finalissima”. I romanisti ormai sono in apnea, partono i riti, le vecchie cabale e l’assalto a Budapest da oggi è iniziato: o la va, o la spacca!