Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) – Hanno abbassato la bandierina ed è il caso di mettersi a correre. Tutta questa fase dell’odissea nello stadio è contraddistinta da una necessaria accelerazione, altrimenti non si raggiunge mai la velocità che serve. Venerdì la Roma ha trovato l’accordo con il Movimento 5 Stelle, che amministra il Comune, poi c’è stato il fine settimana non di riposo ma di lavoro sui documenti indispensabili. Con il sindaco Virginia Raggi che continua a comunicare la sua soddisfazione: «Ci saranno spazi di aggregazione e crescita culturale la cui destinazione verrà decisa insieme con i cittadini». Oggi si riparte con gli atti ufficiali. La Roma di concerto con il costruttore Luca Parnasi chiede la proroga di un mese della conferenza dei servizi, che in teoria dovrebbe chiudersi il 3 marzo. E in Comune cominciano a stilare le modifiche alla delibera di pubblico interesse sullo stadio. Questa, stando a una certa interpretazione della legge, contiene implicitamente la variante al piano regolatore che occorre per portare avanti la costruzione dei 597.000 metri cubi previsti. La Regione dovrà poi decidere se ci sono i margini per concedere la proroga suddetta, l’ultima possibile. Difficile che di fronte a una precisa e motivata (dalle procedure in corso) istanza della Roma il rinvio venga negato. E’ chiaro però che la delibera, una volta votata dall’assemblea comunale, può in teoria costringere alla convocazione di una conferenza tutta nuova, con ulteriori pareri degli enti interessati.
ADEGUAMENTO – Sia la Roma sia il Comune vogliono evitare questa eventualità a qualsiasi costo, in maniera da partire dopo l’estate con i lavori. Naturalmente l’iter deve essere a prova dei ricorsi che molti degli oppositori del progetto sono pronti a presentare ai tribunali. L’escamotage individuato dagli uffici legali sta nel sostenere che le modifiche al progetto sono lievi e non richiedano in realtà una delibera diversa, bensì una “novazione” di quella esistente. Termine tecnico che vuol dire: l’adeguiamo alle nuove situazioni impreviste, però è la medesima delibera. Il nodo non sta nel taglio delle cubature commerciali bensì nella diminuzione delle opere pubbliche. Ieri l’ex sindaco Ignazio Marino ha polemizzato su La7: «Vincono i costruttori. La Raggi ha accettato il progetto iniziale che la mia giunta aveva bocciato». L’investimento sulle opere pubbliche diminuisce effettivamente da 440 milioni a 350, di cui 190 si riferiscono a strutture “pertinenziali” dello stadio come i parcheggi. Restano però tutte le modifiche fondamentali alla viabilità: raddoppio della Via del Mare, potenziamento della Roma Lido, ponte pedonale, mentre il ponte con svincolo autostradale è oggetto di discussione con il governo. Resistono anche il parco fluviale e la messa in sicurezza idrogeologica dell’area di Decima. Marino ricorda anche, a ragione, che la delibera della sua giunta contiene un obbligatorio vincolo trentennale tra lo stadio, intestato a una società esterna, e la Roma. Nessuna intenzione di cancellarlo, ovviamente