Sport e disabilità. Quello a cui Roma ha rinunciato

La Repubblica (M. Chiusano) – “Queste Paralimpiadi sono state l’occasione per fare un passo in avanti nel nostro paese, per quanto riguarda la disabilità“. Lo garantisce la sindaca, in un incontro con il presidente dell’International Paralympic Committee Andrew Parsons. “Ci siamo davvero concentrati sul tentativo di coinvolgere soprattutto i bambini, e la società in generale, in modo che possano godere lo sport paralimpico”. La sindaca, o governatrice, non è ovviamente di Roma ma della città che sta ospitando le Paralimpiadi dopo le Olimpiadi. Si chiama Yuriko Koike e passerà alla storia per aver contribuito all’impresa di Tokyo, che dopo un rinvio di un anno è riuscita a sconfiggere la pandemia organizzando giochi per migliaia di atleti e centinaia di nazioni. Partono le Paralimpiadi, e di fronte alle suggestive immagini della cerimonia inaugurale si avverte un filo di disagio ricordando il sogno di Roma. In corsa per l’edizione 2020, ma soprattutto per quella del 2024 in cui tutto era stato ideato per accogliere non solo le Olimpiadi, ma anche quell’evento che nel frattempo si è identificato sempre più in uno dei volti più apprezzati della società italiana: Bebe Vio. Rileggendo quel dossier che ora dà solo amarezza si scoprono tanti punti in comune con quello che Tokyo è già diventata adesso: una mappa di impianti quasi completamente interscambiabili. Tokyo Aquatics Centre, National Stadium, Ariake Tennis Park, Nippon Budokan. Sembra di risentire l’elenco dei siti di qualche giorno fa, passando dalla piscina di Federica Pellegrini allo stadio di Jacobs, dal campo di Zverev al tempio delle arti marziali dove ha vinto il karateka Busà. Erano impianti olimpici, ora sono il teatro delle Paralimpiadi. Tokyo è stata l’occasione per far crescere il rapporto tra la società giapponese e la disabilità: programmi educativi, progetti culturali, interventi a livello scolastico che gli azzurri hanno verificato con la calda accoglienza dei bambini nel ritiro di Sendai. Era un’occasione, è stata sfruttata. A Tokyo, non a Roma.

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