Spalletti: «Totti imperatore di questa città»

Corriere dello Sport (R.Maida) – La gioia, la delusione, il gelo, la rabbia. Date un’altra partita così a Luciano Spalletti e gli toglierete la voglia di allenare. Troppa tensione, troppe emozioni tutte insieme in un ascensore emotivo incontrollabile. Da quali cominciamo? Dalla corsa sfrenata per festeggiare la Champions League sotto la Curva Sud, nel mucchio di giocatori della Roma che ringraziavano Diego Perotti. Ecco. Bella. Un momento di umanità che ha certificato la fine dei brividi europei in un copione di sofferenza abbastanza abituale per chi frequenta lo stadio Olimpico. Ma in questa domenica pazzesca entrano anche la freddezza di quel “gimme five” a Totti, senza una smorfia, quegli applausi un po’ timidi al Capitano che sfilava. E soprattutto la tensione che lo ha portato a discutere con nemici immaginari a bordo campo, a partita finita, a campionato finito, mentre tutto l’Olimpico piangeva per accompagnare dolcemente il Capitano all’uscita.

COMMIATO – Diventa allora un addio dolce-amaro alla Roma, ufficializzato tra le righe da Daniele De Rossi, meditato a lungo e diventato sicuro in contemporanea con l’accordo con l’Inter. Tornato in sé, oltre due ore dopo la fine della partita, Spalletti ha commentato le forti sensazioni della sua giornata rendendo omaggio al Capitano: «E’ stata un’emozione palpabile, incredibile. Si è celebrato un grandissimo calciatore con la ciliegina di essere tornati in Champions League. Questo accesso europeo è fondamentale per il futuro della Roma e dello stesso Totti, al quale auguro di interpretare un ruolo importante in questa società. Parlandogli, gli ho suggerito di fare il vicepresidente ma mi pare che si sia convinto a fare un’altra cosa, sempre nel club perché lo merita». Totti vuole crescere da direttore tecnico, soprattutto adesso che Spalletti ha preso le distanze. Ma dalla bocca dell’allenatore la parola addio non esce: «Devo parlare a Pallotta, almeno prendere un caffé con lui. E’ giusto così. Finora non è stato possibile visto che lui abita un po’ lontano. E poi dirò tutto perché la gente deve sapere. Di sicuro il secondo posto è un grandissimo traguardo, in un anno e mezzo abbiamo lavorato in maniera seria».

FATICA – Sospirato di sollievo per la vittoria, «che non voleva arrivare perché la Roma è magica e deve sempre faticare», Spalletti torna sull’argomento caldo: Totti. «Un ragazzo semplice e trasparente – spiega – è facile avere a che fare con lui anche se per me è più di un ottavo re di Roma, è un imperatore. A volte non è Francesco a cercare di essere speciale, sono gli altri a farlo sentire tale e lui è bravissimo a non lasciarsi trascinare dentro a qualcosa che non gli appartiene. Non è vero che la società non mi abbia supportato nella sua gestione. Forse a volte ho sbagliato a dosarlo ma l’ho fatto per educare la squadra a crescere senza di lui, soprattutto nella testa, perché in futuro dovrà essere così». Chiude ringraziando il pubblico, nonostante i fischi che gli ha riservato: «La partita l’hanno vinta loro, i tifosi, insieme ai nostri nervi saldi. Dopo il 2-2 si era messa male. E’ stato fenomenale anche Dzeko a creare le condizioni per il gol di Perotti. Non è come vincere lo scudetto, chiaro, ma questa squadra ha meriti infiniti per come ha condotto il campionato dietro alla Juve più forte di sempre».

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