Serie A in campo sotto le feste. E il commissario si avvicina

La Gazzetta Dello Sport (M.Iaria) – Nel sentiero che sta per condurla al commissariamento, la Lega Serie A mostra qualche segno di vita: nella prossima stagione si giocherà sotto le feste natalizie, con i turni di campionato del 23 e 30 dicembre e del 6 gennaio, inframezzati dai quarti di Coppa Italia (spalmati su quattro serate) del 27 dicembre e del 3 gennaio. Insomma, una scorpacciata di calcio ufficiale tra un panettone e una bottiglia di spumante, nel tentativo di intercettare il pubblico che stacca dal lavoro e dalle scuole, in particolare le famiglie. Seguirà una sosta di 14 giorni pieni, per poi riprendere con la Serie A il 21 gennaio (senza anticipi). «Abbiamo deciso di giocare nelle vacanze ma nel rispetto della tradizione cattolica, evitando Natale e Santo Stefano», ha spiegato il reggente Ezio Maria Simonelli. La svolta del 2017-­18 va considerata come un test in vista del prossimo ciclo di commercializzazione, nel faticoso piano di valorizzare il prodotto tricolore. Se i risultati dovessero essere positivi, in termini di presenze agli stadi e di ascolti tv, l’intenzione è di definire un nuovo format della Serie A più appetibile a livello commerciale.

VENTURA – Il primo, vero appuntamento ufficiale della stagione 2017­-18 sarà la Supercoppa italiana, fissata il 13 agosto a Roma. Il campionato scatterà il 20 agosto per concludersi il 20 maggio, con tre turni infrasettimanali feriali (20 settembre, 25 ottobre e 18 aprile). Il c.t. azzurro Ventura aveva chiesto di anticipare l’inizio al 13 agosto in modo da arrivare più in palla alla sfida di settembre con la Spagna per le qualificazioni mondiali, ma come previsto l’assemblea di Lega ha lasciato cadere l’istanza. «Non è nelle nostre corde giocare in pieno agosto. Tra l’altro, anche la Liga parte il 20», la sintesi di Simonelli. Che continua a recitare con discrezione ed efficacia il ruolo di reggente in questa fase di vacatio, dopo la decadenza degli organi della Serie A. Il 20 è stata convocata una nuova assemblea: è l’ultima chance per evitare il commissariamento, visto che il giorno dopo si terrà il consiglio federale che, in assenza del rinnovo delle cariche, prenderà le opportune decisioni.

DIVISIONI – Nemmeno ieri sono stati registrati concreti passi in avanti sulla riforma dello statuto, ritenuta propedeutica alle elezioni. Le posizioni sono ormai cristallizzate. Le sei grandi (Juve, Milan, Inter, Roma, Napoli, Fiorentina) da una parte, le medio­-piccole dall’altra e in mezzo il cosiddetto “gruppo misto” con Bologna, Torino, Cagliari, Sampdoria, Sassuolo, Empoli. Sulla governance ci sono delle convergenze ma permangono alcune differenze, in particolare sul reale peso da dare alla nuova figura dell’amministratore delegato e sul controllo che dovrebbero (o meno) esercitare i club nella gestione della Lega. Ieri Simonelli ha illustrato alle società una sua proposta per sbrogliare la matassa: mutuare la Major League e creare una branca commerciale (magari utilizzando la già costituita Lega Service) slegata dalla politica, cioè dall’assemblea, che continuerebbe a occuparsi della parte sportiva. Lo scoglio che divide grandi e piccole, tuttavia, è un altro: l’articolo 19 dello statuto, quello sulla ripartizione dei proventi tv. Le medio-­piccole vogliono cogliere l’occasione per modificarlo in senso più equo (incrementando la fetta in parti uguali dal 40% al 50% a discapito dei bacini d’utenza) e puntano ad andare al voto giovedì sperando in uno sfaldamento del fronte delle big. Il commissario sembra, comunque, ineluttabile.

COMMISSARIAMENTO – «Non risolverà nulla, bisogna che il ministro Lotti si metta una mano sulla coscienza e vada oltre il guado», ha detto De Laurentiis. «Il commissariamento non sarebbe la fine del mondo, si tratterà di resettare tutto e ripartire con una Lega ancor più manageriale, organizzata come una vera azienda», la chiosa di Urbano Cairo.

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