Corriere dello Sport (R. Maida) – Al fischio finale Dybala si è chinato sull’erba irregolare, quasi per percuoterla. Romelu Lukaku invece è rimasto immobile, impietrito, come quando esulta per i gol chiedendo silenzio alle telecamere. Era convinto di aver risolto la pratica anche a Torino, buggerando il controllore Buongiorno con una girata fulminea.

Era pronto a festeggiare la centesima presenza in Serie A con una vittoria-catapulta per la classifica. E invece torna a casa deluso, sconsolato, con la testa raggomitolata nei pensieri foschi. Che la Roma fosse già dipendente dal suo centravanti era un fatto noto. Che però non sapesse più gestire un risultato è un problema nuovo. Su questo, principalmente, Mourinho deve lavorare: quando hai Lukaku è assai probabile che prima o poi un pallone in rete lo butti. Però non puoi sempre vincere 7-0, come contro l’Empoli. E nei risultati ancora indecisi occorre la lucidità di non regalare occasioni agli avversari. Zapata, il romanista mancato, ieri ha accettato il dono per firmare il primo gol nel Torino.

Peccato perché prima dell’1-1 Rui Patricio era stato poco impegnato. Anzi una sola volta all’inizio, proprio da Zapata. Al resto aveva pensato lui, Lukaku, che ha faticato a liberarsi del diretto marcatore nel primo tempo ma dopo l’intervallo ha deciso di impossessarsi della partita. Prima ha cercato spazi sulla destra, mettendosi al servizio della squadra e di Dybala in un temporaneo ribaltamento dei ruoli. Paulino centravanti, Romelu attaccante esterno.

Poi, nell’attimo buono, ha rispettato il compito che gli aveva affidato Mourinho freddando  Milinkovic-Savic addomesticando un pallone vagante in area. Fanno tre gol consecutivi nella Roma, uno per volta, una certezza e una carezza: non gli succedeva di essere così continuo tra una partita e l’altra da due anni. E’ un buon segno, è la testimonianza di una condizione e di una fiducia crescenti. Ma non è ancora abbastanza, evidentemente, per puntare in alto: trovarsi già dopo cinque giornate di campionato a -10 dalla vetta, occupata tra l’altro dalla “sua” Inter, non era nei suoi piani.

Difficile attribuirgli una dose di responsabilità per questo passo falso della squadra. Lukaku si stava ancora godendo la felicità del gol sotto al settore ospiti, più pieno del previsto nonostante il divieto riservato ai residenti nella regione Lazio, quando ha visto quel pallone finire in rete che ha rovinato tutto. Lo ammette anche Dybala, molto meno brillante di lui in campo: “Non era il risultato che volevamo”». E no, serve molto di più alla Roma per meritare la Champions.