Roma, il nodo della rosa è arrivato al pettine

Tuttosport (S.Carina) – Sulla graticola si è messo da solo: «Se non vinco, vado via». Poi, per non farsi mancare nulla, ha aggiunto anche che «se non rinnova Totti, vado a casa ugualmente». A sentire Spalletti, quindi, i tre ko in 9 giorni contro Lazio, Napoli e Lione lo allontanano dalla Roma. Perché se è vero che la frenata della squadra era stata ampiamente prevista dal tecnico a gennaio, quando chiese invano rinforzi, proprio lui ad inizio stagione aveva definito l’attuale rosa «la migliore da quando alleno». E «Paredes più forte di Pjanic». Delle due l’una. L’allenatore toscano, secondo a pochi colleghi dal punto di vista tecnico-tattico, non è nuovo a contraddizioni dialettiche. Ultimamente ha detto di «non voler partecipare al disfattismo che c’è intorno alla squadra» per essere smentito, nemmeno 24 ore dopo, dall’ad Gandini: «Non c’è disfattismo, né all’interno né all’esterno». Continua la sua battaglia personale contro un nemico che non c’è, ravvisato nella stampa, quando non c’è un quotidiano – soprattutto a Roma – che non si auguri la sua permanenza anche per la prossima stagione. È convinto di avere «una squadra di uomini forti, con carattere» dopo il successo contro il Genoa a inizio gennaio, per poi ripensarci e bollare il gruppo l’altra sera «senza carattere, purtroppo abbiamo questa qualità negativa di portarci dietro il momento negativo».

ROSA INCOMPLETA – I segnali giunti da Lione sono preoccupanti. E non tanto in chiave qualificazione, dove tra una settimana all’Olimpico la difesa ballerina dei francesi con l’accoppiata Mammana-Diakhaby lascia ancora apertissimo il discorso qualificazione. Come in coppa Italia, dove la Roma ha già dimostrato a dicembre di essere in grado di vincere 2-0 con la Lazio. Ma il tracollo fisico che l’allenatore continua a rifiutare, a parole, che in campo è però evidentissimo, è una spia alla quale in questo momento della stagione è difficile porre rimedio. La Roma ha un’ottima rosa ma limitata a 14 elementi. Soddisfacente per ritagliarsi il ruolo di anti-Juventus a distanza di sicurezza nel panorama sempre più mediocre del campionato italiano, ma scarna per competere su tre fronti e giocare partite di livello ogni tre giorni. Chi lo diceva e scriveva a settembre, veniva tacciato di volere il male del club. Con sei mesi di ritardo, tutti sono giunti ormai alla medesima conclusione. Alla Roma manca un vice Dzeko, un sostituto per Nainggolan e Strootman e con il doppio ko di Florenzi anche un cambio per Peres. Non è un caso che ultimamente la migliore prestazione giallorossa sia stata quella contro l’Inter a San Siro, dopo aver fatto rifiatare 8 titolari su 11 contro il Villarreal, il primo dei 4 ko nelle ultime 5 gare, l’unico ininfluente. A Palermo potrebbe andare in scena qualcosa di simile. Senza esagerare, perché la qualificazione diretta alla Champions continua ad essere la priorità di Pallotta.

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