Roma, la ricetta Champions: «La continuità»

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La Gazzetta dello Sport (F.Oddi – C.Zucchelli) – Carpi, Torino, ma soprat­tutto Inter. Quello di ieri sera non è stato il primo gol di Manolas con la Roma, ma è certamente il più importante. Per i tre punti ma anche per tut­ta la rabbia che la squadra si portava dietro dopo le sconfitte di Firenze e Torino. Rabbia che, da sempre, fa compagnia al greco, uno che sorride più rara­ mente di Strootman. E infatti al fischio finale se ne stava andan­do nello spogliatoio sbraitando contro non si sa chi, senza salu­tare nessuno. Ci ha pensato Spalletti a placcarlo, bloccan­dolo e abbracciandolo, («È sta­ta la punta più difficile da marcare…», ha commentato il di­fensore) e lo sguardo divertito di Manolas è diventato virale quando ancora all’Olimpico si sentivano le note di «Grazie Ro­ma». Simbolo di una serenità ritrovata e pazienza, almeno per una notte, nonostante la difesa continui a sbandare spes­so: lui e Fazio stanno affinando l’intesa – con Vermaelen in for­ma non avrebbero giocato in­sieme per sei gare di fila – e il greco si è tolto anche lo sfizio di essere il primo difensore giallo­ rosso a segnare in campionato. Qualcuno per prenderlo in giro mentre lasciava lo stadio dopo gli autografi in zona mista, gli gridava «autogol» ma la rete è tutta sua e Manolas non ha ri­sposto allo sfottò. Lo aveva fat­to già prima: «Non conta chi fa gol, conta avere fiducia».

AVANTI – La porta l’aveva già trovata a Cagliari Kevin Stroot­man, la fiducia pure, e ammet­te: «Dobbiamo giocare nello stesso modo sia in casa che in trasferta, io per primo. Non pos­siamo perdere così tanti punti per strada». La prossima partita lontano dall’Olimpico sarà a Napoli dopo la sosta: «Questa vittoria ci consente di avere un po’ di serenità e di guardare avanti. Era importante per noi e per i tifosi. Dovevamo segnare prima il secondo gol, ma alla fi­ne ce l’abbiamo fatta e questa è l’unica cosa che conta».

CHE TESTA – «Se sapessimo cosa ci succede certe volte sarebbe tutto più facile. L’aspetto men­ tale ci condiziona: la palla è la stessa, i campi pure, anche i ti­fosi. Dobbiamo lavorare di più – chiosa Strootmansenza guardare la Juventus e chi ci sta davanti». Anche perché, come ammette De Rossi «la Juve sem­bra disumana: hanno una catti­veria che noi invidiamo, vincono anche quando fanno partite mediocri. La fascia di capitano? Mi è dispiaciuto perderla per un mese, ma è una decisione che ho accettato». Stasera l’ha ripresa in tempo per festeggia­re la vittoria più importante dell’anno.

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